La direzione che non marcia

Una relazione lunghissima, ben 21 pagine, articolata tra l’azione politica del Pd, i temi cardine dell’agenda dem, il rapporto con gli alleati e le questioni interne. Elly Schlein a 360 gradi oggi in Direzione Pd. Appuntamento a cui la segreteria è arrivata dopo giorni di tensioni, acuite dalla partecipazione sabato alla manifestazione M5S. Punto, anche questo, sul quale Schlein non si è sottratta argomentando sul ruolo di collante di una possibile futura coalizione che la segretaria vuole interpreti il Pd. Ai dem chiede lealtà, garantisce pluralismo ma ai critici si rivolge con franchezza: “Forse il problema è che a qualcuno questa linea non piace, ma allora sarebbe più onesto ammetterlo anziché trovare altre scuse”. E ribadisce: “Mettetevi comodi, siamo qui per restare e restare insieme”. (adnKronos)

La lunghezza della relazione, i subliminali contrasti interni, le critiche esterne mi hanno fatto ripensare alle riunioni del consiglio nazionale della Democrazia cristiana, con la differenza che in quello il dibattito era molto più radicato (nelle correnti), aperto (non c’erano le primarie a fare da freno) e trasparente (nessuna paura ad esprimere dissenso).

Il partito democratico non è una forza politica leaderistica e monolitica (tutto sommato è un suo pregio), ma un insieme di idealità diversificate: il problema è che non esiste chi sia in grado di fare sintesi politica. Elly Schlein ci sta provando con enorme fatica. Non ho ancora capito se ciò sia dovuto ad una sua debolezza oppure alle opposizioni piuttosto sconclusionate, aprioristiche e velleitarie che incontra.

Credo abbia effettivamente individuato alcune linee programmatiche su cui lavorare sodo anche se i media hanno sorvolato sui contenuti per puntare alle gag di Beppe Grillo ed ai rapporti col movimento cinque stelle.

Ci sono molte fronde interne, ci sono fuoruscite marginali ma significative, serpeggia un certo scetticismo, tende a prevalere il mugugno: quando la Schlein  parla in generale è generica, quando scende sul particolare è limitata, quando pone delle priorità è divisiva, quando si occupa un po’ di tutto è inconcludente, quando parla di pace è pacifista, quando si schiera con l’Occidente e bellicista, quando dialoga col M5S è troppo remissiva, quando privilegia il Pd è integralista, quando si occupa di diritti civili è movimentista, quando punta sui problemi del lavoro è demagogica, quando parla di riforme è vaga, quando agisce in proprio si è montata la testa, quando temporeggia  è una minestra scaldata e via di questo passo.

I casi sono due: o si ritiene che la forma e la sostanza del partito democratico siano inadeguati a questa fase politica oppure ci si va e ci si sta dentro a ridere e piangere. In questo ha perfettamente ragione la segretaria quando chiede schiettezza e lealtà: il tempo dei giochini è ampiamente scaduto. Personalmente propendo per il primo caso anche se non so dove andare a sbattere la testa, ma non mi sento più di scegliere il male minore, pretendo qualcosa di più.

L’investitura dalla base ottenuta con le primarie aperte all’esterno dà indubbiamente una certa forza alla segreteria Schlein, ma dall’altra parte la costringe a trascurare almeno in parte la dialettica interna. Il problema di un partito di sinistra sta nel coniugare le idealità con i programmi concreti e nel considerare il dialogo a tutti i livelli come presupposto dell’azione di governo.

Elly Schlein ha molte idee in testa e molte idealità nel cuore, ha meno capacità di ascolto e dialogo, fa molta teoria e poca pratica. Restando al Pd, chi potrebbe in questo momento storico fare meglio di lei? C’è senz’altro chi ha più intelligenza, esperienza e capacita politica, ma è superato dai tempi e logorato dalle vicende passate. E allora? Fatela lavorare, qualcosa di buono sta già facendo, aiutatela e non mettetela sulla graticola delle discussioni stucchevoli e nel tritacarne dei rapporti più tesi. Ho tante perplessità sul suo conto, ma vedo una onestà intellettuale, una pulizia morale, una disponibilità all’impegno, uno sforzo al rinnovamento. Non è moltissimo, ma nemmeno poco.