Mentre l’attuale equilibrio politico si va vieppiù consolidando per un’opposizione parlamentare debole, divisa e inconcludente, per un controllo mediatico sempre più clamorosamente invadente (vedi asservimento strisciante della Rai al governo nazionale), per una furbesca quanto improduttiva assuefazione alla situazione internazionale (vedi recenti mosse governative a sostegno dell’Ucraina), per l’apertura di una fase riformatrice a livello istituzionale (chiacchiere in libertà, devianti e frustranti), per la grave crisi di rappresentanza, di proposta e finanche di protesta da parte dei sindacati dei lavoratori, l’unico barlume di speranza in una dialettica pungolante per il governo consiste nelle proteste studentesche, che hanno preso recentemente la pittoresca forma delle tende in piazza.
I soggetti veramente liberi nel cervello, nel cuore e nel portafoglio, sono gli studenti: hanno il coraggio di scendere in campo senza calcoli politici predeterminati, allo sbaraglio ma con assoluta credibilità agli occhi della pubblica opinione in quanto toccano problemi concreti come gli affitti esosi, che rischiano di mettere a repentaglio il diritto allo studio.
Spero molto nelle coraggiose iniziative studentesche, da sempre e in tutto il mondo capaci di mettere in seria difficoltà regimi autoritari o pseudo-democratici (come nel caso attuale dell’Italia). Devono resistere alle sirene partitiche e sindacali, devono rimanere autonomi nel contesto politico ed istituzionale, devono essere capaci di organizzarsi in proprio senza alcun appoggio mediatico.
Sono forse l’unica vera iniziativa di mobilitazione democratica, vista la comprensibile refrattarietà popolare alle consultazioni elettorali: ascoltandone le motivazioni e le idee mi sono in parte ricreduto sulla (in)consistenza culturale e politica delle nuove generazioni. Non si tratta di un nuovo sessantotto, ma di un contributo attivo e non violento ad una ripresa della democrazia.
Con i partiti Giorgia Meloni può giocare a rimpiattino, con i sindacati può giocare d’anticipo, con Zelensky può ballare senza casqué, con la Rai può farsi forza con un autentico esercito di paraculi, sulle riforme costituzionali può confondere le acque, con gli studenti farà una certa fatica a barare.