Un mare di morti e di colpe

L’ennesima tragedia in mare è avvenuta col naufragio di un barcone carico di migranti avvenuto in Calabria sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Si temono decine e decine di morti. È partito il cinico gioco allo scaricabarile delle responsabilità politiche. Il centro destra continua imperterrito a sostenere la necessità di fermare a tutti i costi l’ingresso dei clandestini sui barconi degli scafisti. Il centro-sinistra punta ad accordi con i Paesi rivieraschi per drenare la fuga dei migranti. L’Europa non fa niente. L’Onu fa le mozioni degli affetti. I disperati della “o la va o la spacca” muoiono in mare.

La mia prima reazione è di carattere etico-religioso: saremo tutti chiamati a rispondere del sangue di questi nostri fratelli e magari proveremo a difenderci di fronte al Padre Eterno, affermando di non essere noi i loro custodi. Non funzionerà e finiremo molto male, nel mare infernale delle nostre colpe.

Se ci spostiamo sul piano politico, pur ammettendo la complessità del problema, bisogna smetterla di considerare e trattare la questione migranti come un’emergenza: si tratta di un problema strutturale del nostro sistema mondiale, oltre tutto aggravato da guerre, carestie e pestilenze.

Per rimanere in ambito europeo, possibile che la UE non riesca a varare uno straccio di manovra complessiva per gestire l’accoglienza e l’integrazione di questi soggetti? L’Italia però non deve nascondersi dietro le responsabilità europee. Abbiamo fatto e continuiamo a fare errori gravissimi al riguardo, promettendo l’impossibile, colpevolizzando chi cerca di dare una mano, continuando ad alzare muri, fuorviando la pubblica opinione con la criminalizzazione dei migranti considerati delinquenti o mangia pane a tradimento e consentendo il vergognoso sfruttamento di questi poveri diavoli.

Gli accordi con i Paesi di provenienza o transito non hanno funzionato, anzi si sono rivelati occasioni di emarginazione e tortura per questi soggetti, che provano a fuggire da condizioni di vita impossibile o, sarebbe meglio dire, di morte possibile. Non c’è una politica dell’immigrazione, si affrontano le situazioni così come si presentano e si finisce col contare i morti. Anche la sinistra a livello italiano ed europeo non è esente da gravi colpe e responsabilità.

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera dice: «Alla globalizzazione del mercato abbiamo abbinato quello che papa Francesco chiama globalizzazione dell’indifferenza, persino il disprezzo verso le sofferenze degli altri, le loro speranze. Il riemergere del razzismo verso gli immigrati, alimentato da politici senza scrupoli, che un giorno dovranno rendere conto di questo, è il segno di uno spaventoso regresso etico».

Papa Francesco non risparmia parole e prese di posizione: «Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma, quando avviene la bancarotta dell’umanità del dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati, non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero e non solo il Mediterraneo…».

Ci illudiamo di fermare l’emorragia, di bloccare i flussi migratori, di alzare muri in terra e di chiudere i porti in mare e non capiamo che respingere i migranti è un atto di guerra. Forse paradossalmente la consideriamo una guerra difensiva, una sorta di legittima difesa dei nostri sporchi interessi.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini”, ma subito dopo è passata all’attacco: “Si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di un’immigrazione senza regole”. Il governo, ha aggiunto, “è impegnato a impedire le partenze e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza. È criminale mettere in mare una imbarcazione lunga appena venti metri con ben duecento persone a bordo e con previsioni meteo avverse. È disumano scambiare la vita di uomini, donne e bambini col prezzo del “biglietto” da loro pagato nella falsa prospettiva di un viaggio sicuro”.

Lasciamo stare le ovvietà sugli scafisti. Chi sarebbero invece coloro che speculano? Probabilmente le Ong, colpite di recente da un decreto restrittivo del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, che vedono in questa catastrofe un “desolante vuoto di soccorsi”. Non voglio parafrasare il noto adagio, sostenendo: “Muoiono i migranti, governo razzista”. Giorgia Meloni non ha soltanto la responsabilità di aver promesso di chiudere i porti, di fermare i migranti, di determinare per loro la fine della “pacchia” (sic!), ha anche la colpa di ostacolare indirettamente i soccorsi in mare, di essere amica dei Paesi europei più recalcitranti sulla questione immigrazione, di chiamare in causa un’Europa in cui non crede. E le critiche sarebbero speculazioni?  Ma ci faccia il piacere…

A proposito del fatto che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità, sul naufragio a Crotone, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, attestandosi sulla velleitaria linea dell’evitare a tutti i costi le partenze dei migranti disperati, ha vergognosamente dichiarato: “Se fossi disperato? Non partirei, perché sono stato educato alla responsabilità: a non chiedermi cosa devo aspettarmi dal Paese in cui vivo, ma a cosa posso dare io”. Roba da matti!