Una discontinuità tutta da riempire

L’imprevista vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico apre scenari inediti e impegnativi per la politica italiana. Si tratta di un fatto che scompiglia la situazione: tutti coloro che avevano il PD come riferimento politico, seppure a fatica e più o meno opportunisticamente, avevano fatto la scelta Bonaccini per dare un minimo di continuità al discorso della sinistra. Sono tutti in braghe di tela, costretti a riposizionarsi all’interno o all’esterno del partito.

Il loggione di Parma ogni tanto ruggiva: il famoso e simpatico critico musicale Rodolfo Celletti ammetteva di godere, sotto sotto, allorquando i parmigiani spazzolavano qualche mostro sacro del bel canto. Però aggiungeva: «Ho la sensazione che a voi parmigiani piacciano un po’ troppo gli acuti sparati alla viva il parroco…». Le primarie hanno spazzolato il mostro sacro della politica di turno, il tenore del buon governo regionale, il fine tessitore del post-comunismo all’emiliana, il laburista moderno e capace. Gli elettori filo-democratici gli hanno preferito un soprano alle prime armi, capace di sparare acuti alla viva la società civile. Sono in perfetta assonanza politica con Rodolfo Celletti, godo, ma fino ad un certo punto. La discontinuità mi dà una certa speranza, ma nello stesso tempo mi inquieta il nuovismo improvvisato.

In poche parole, saprà Elly Schlein rinsaldare le fila di un partito malconcio, resistendo agli attacchi dell’establishment, degli ex-renziani, dei moderati in cerca d’autore, dei centristi di maniera, dei cattolici di destra spaventati e di quelli di sinistra insoddisfatti (sono fra questi ultimi), e non facendosi incantare dalle sirene dei marpioni che l’hanno strumentalmente appoggiata. Riuscirà a non farsi intrappolare nello schema del potere interpretato al femminile, evitando accuratamente di diventare una sorta di contraltare di sinistra estrema a quello di destra-destra incarnato da Giorgia Meloni, o ancor peggio prestandosi alla contrapposizione fra “Dio, patria e famiglia” e “Politica, mondo e individui”?

Mia madre acutamente ed ironicamente osservava, sferzando la rivoluzione avvenuta nei costumi e nei ruoli: «Il dònni i volon fär i òmmi e i òmmi i volon far il dònni: podral andär bén al mónd?». Mi raccomando: Elly Schlein, da donna impegnata in politica ai massimi livelli, non faccia la brutta copia degli uomini quanto a falso decisionismo e insopportabile arroganza. Metta in campo tutta l’umiltà di cui è capace per avviare un processo di rinnovamento tutt’altro che semplice. Si apra, senza pregiudizio alcuno, ai fermenti della società, cerchi di ospitarli opportunamente e di interpretarli correttamente; non caschi nella trappola dell’antipolitica, ma tenti di ripulirla e rifondarla sui valori storici e culturali della sinistra in tutte le sue componenti. Non abbia fretta, ma dia in fretta alcuni segnali ben precisi di una rotta chiara e netta, senza farsi trascinare in beghe correntizie e in discussioni asfittiche. Sappia contornarsi di persone valide e leali al di là degli equilibrismi di potere.

Penso che il voto premiante per lei sia stato un voto più di opinione che politico: non ne faccia un alibi per snobbare la politica, ma semmai per incanalarla su adeguate risposte alle domande della gente, soprattutto della gente che soffre, valorizzando tutte le forze e le espressioni di una società che punta alla solidarietà.

Confesso di nutrire parecchi dubbi sulla sua capacità di guidare un grande partito. Infatti non l’ho votata. Come da tempo sto facendo, mi sono astenuto. Ciò non toglie che mi stia sforzando di vedere il suo bicchiere mezzo pieno. C’era da scegliere fra due bicchieri poco invitanti. Chissà che non possa provare a sorseggiare da quello di Elly Schlein. Auguri, buon lavoro e buona sinistra!