Sovranismo a corrente alternata

Sul problema migratorio Maurizio Ambrosini sul quotidiano “Avvenire” fotografa con grande precisione l’atteggiamento del governo italiano presieduto da Giorgia Meloni. Attingerò a piene mani dal suo articolo.

Le richieste italiane sono fondamentalmente un manifesto sovranista, quello annunciato alla Camera dalla premier prima della partenza: «Prevenire le partenze irregolari, arginare il traffico di esseri umani, dedicare adeguate risorse finanziarie, collaborare con i principali Paesi di origine e transito dei migranti, aumentare i rimpatri, incentivare la migrazione legale e i corridoi umanitari». A parte l’ultimo punto, su cui il governo italiano in realtà ha soltanto previsto un (allo stato) modesto aumento degli ingressi per lavoro, la linea è quella della chiusura, dei respingimenti, della delega del lavoro sporco di contrasto delle partenze ai Paesi di transito, in modo particolare a quelli rivieraschi.

È in effetti la linea politica sovranista, vale a dire una posizione politica che propugna la difesa della sovranità nazionale, in contrapposizione alle dinamiche della globalizzazione e alle politiche sovrannazionali di concertazione. C’è una contraddizione di fondo: non si può rinchiudersi nel proprio guscio e poi stupirsi che gli altri (Paesi europei) facciano altrettanto e chiedere con insistenza che la gallina (la Ue) metta le uova a disposizione di tutti, vantando ipocritamente la propria disponibilità ad aprire il pollaio ai pulcini sperduti (profughi).

Ancora una volta, Meloni ha poi rilanciato la leggenda dell’Italia «campo profughi d’Europa»: un’affermazione contraddetta dai dati reali, certificati da Eurostat, secondo cui nel 2022 la Germania ha ricevuto 218.000 richieste d’asilo, la Francia 137.000, la Spagna 116.000, l’Italia 77.000. I richiedenti asilo non arrivano soltanto dal mare. Sbagliato ed enfatico anche parlare di un’emergenza senza precedenti. Nel 2015 e 2016 nella Ue le richieste di asilo hanno superato il milione, a causa soprattutto della guerra in Siria e della fuga di chi poteva da quel martoriato Paese. E allora l’accoglienza fu garantita soprattutto dai tedeschi.

Quindi non è affatto vero che l’Italia sarebbe la cenerentola dell’immigrazione su cui si scaricherebbe gran parte del peso dei disperati: è una narrazione obiettivamente scorretta, un luogo comune, un alibi a copertura delle nostre manchevolezze. Ma arriviamo al tanto vituperato accordo di Dublino, che, in poche parole, tende a scaricare il problema migratorio sulle spalle del Paese di primo ingresso e l’Italia è indubbiamente, almeno per la provenienza dal mare, molto esposta e costretta in prima battuta a far fronte all’ondata migratoria. Un regolamento da rivedere.

Quanto alla riforma delle Convenzioni di Dublino, l’ostacolo principale è rappresentato dai governi del gruppo di Visegrad, che l’attuale governo italiano e il suo principale partito, Fratelli d’Italia, considerano come i loro migliori alleati. Si tratta di una contraddizione insanabile. È soprattutto a causa loro che la Ue non è riuscita finora ad andare oltre il concetto di «solidarietà volontaria» nell’accoglienza condivisa dei profughi.

La politica internazionale è fatta di equilibri fra Stati e mettersi dalla parte sbagliata comporta autentici disastri. La scelta degli alleati è pregiudiziale: non solo “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, ma anche “dimmi con chi vai e te ne pentirai”. Giorgia Meloni si è appiattita sulla scelta Nato per farsi bella agli occhi scettici dell’Occidente (su tale scelta peraltro ci sarebbe molto da discutere). All’interno della Ue però ha scelto gli interlocutori sbagliati. Sarebbe come se una famiglia puntasse ad andare d’amore e d’accordo con i vicini di casa e giocasse faziosamente nel proprio condominio schierandosi con i rompipalle.

Se qualcosa si muove nel senso desiderato dal governo italiano, è sul fronte Nato. Qui il segretario dell’Alleanza, Stoltenberg, alla vigilia del vertice di Bruxelles ha raccolto l’assist del ministro Crosetto, dicendosi disponibile a inviare navi Nato nel Mediterraneo per presidiare le acque, come già nell’Egeo. La Nato rafforza così il suo ruolo in Europa. Lo scenario di guerra disegnato dal segretario dell’Alleanza atlantica, mettendo insieme la presenza crescente del gruppo Wagner in Africa, l’instabilità della Tunisia, l’invasione dell’Ucraina, è eloquente e insieme inquietante: barche cariche di profughi disarmati, tra cui donne e bambini, in fuga da paesi come Siria e Afghanistan, diventano minacce esiziali per l’Europa, da contrastare ricorrendo alle navi da guerra. Viene da commentare: se non lasciasse presagire esiti tragici, sarebbe un discorso ridicolo.

Tutto assurdo e contraddittorio a tutti i livelli. Se per gli Italiani questo vuol dire governare…