La tempesta etico-politica nel bicchiere del buonsenso

Si fa un gran parlare di matrimonio e filiazione fra soggetti omosessuali. Vorrei innanzitutto provare a capovolgere l’approccio al discorso. Se l’istituto giuridico dell’Unione Civile regola già i rapporti fra i partner, non vedo sinceramente problema a fare un ulteriore passo avanti riconoscendo il matrimonio egualitario. In una società dove nessuno si vuol sposare e fare figli (vedasi il calo dei matrimoni e delle nascite), concediamo questa possibilità a chi la chiede convintamente e, se il buon giorno si vede dal mattino, a chi, partendo con più spinta, forse ha meno probabilità di sciogliere il vincolo strada facendo.

Una controindicazione sarebbe la possibilità di adozione da parte delle coppie gay? La contrarietà discenderebbe dal già fin troppo alto numero di coppie eterosessuali che richiedono l’adozione: mi sembra banale al limite del ridicolo. L’inflazione adottiva si combatte con il rialzo dei requisiti delle persone disposte all’adozione? Quanto alla stabilità di coppia penso di avere già detto sopra: l’instabilità del vincolo non dipende dal sesso dei coniugi, ma dalla loro serietà e convinzione. Mi sembra di rivivere una delle ragioni per la contrarietà al divorzio: l’abbandono dei figli a loro stessi a cui si contrapponeva e si contrappone una convivenza forzata e formale.

La complementarietà genitoriale, che mancherebbe alle adozioni da parte di coppie omosessuali, è un argomento più consistente dal punto di vista psicologico e sociale. Tuttavia l’educazione dei figli, naturali o adottivi che siano, dipende sostanzialmente da due fattori: il rispetto e la fedeltà fra i coniugi e il loro esempio di serietà e correttezza nelle relazioni sociali, dal lavoro al pagamento delle tasse, etc. etc. Faccio riferimento a quanto detto da uno psicologo ad un mio carissimo amico in merito alla credibilità della testimonianza dei genitori nei riguardi dei figli: “I figli giudicano i genitori da due comportamenti molto precisi: da come si rapportano con il coniuge e da come affrontano il lavoro”. Mi sembra, in buona sostanza, che i requisiti fondamentale siano l’amore e l’onesta, che fanno premio su tutto e prescindono dal sesso del genitore.

E vengo al secondo effetto del matrimonio omosessuale, vale a dire all’automatico riconoscimento del minore come figlio di entrambi i partner. Sono d’accordo con quanti rilevano che gli ostacoli esistano a monte, vale a dire il divieto italiano del ricorso alla cosiddetta “maternità surrogata” (per tutte le coppie) e alla “fecondazione eterologa” (per le coppie omosessuali). Ritengo che la fecondazione eterologa, pur essendo una pratica forzata e discutibile, una volta ammessa, possa essere praticata tranquillamente anche dalle coppie omosessuali: il discorso è simile a quello per le adozioni.

Ammetto che sia molto più delicato da tutti i punti di vista il discorso dell’utero in affitto. Non credo che gli Stati che lo ammettono siano tutti eticamente depravati, tuttavia le perplessità rimangono. Torna quindi valida la proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie gay e l’adozione di un certificato europeo di filiazione, che ha l’intento di armonizzare le legislazioni in modo da garantire a tutti i figli in tutti i Paesi Ue il riconoscimento del loro status e dei loro diritti a prescindere dal fatto che la loro nascita e vita avvenga in un contesto genitoriale eterosessuale oppure omosessuale. Forse in questo momento stiamo scatenando la tempesta etica in un bicchiere di minima equità giuridica.