La matrigna di tutte le riforme

Il governo ha varato i criteri base per riformare il fisco. Mi sembra di individuarne tre: tassazione più proporzionale che progressiva con alleggerimento del carico individuale; taglio a detrazioni e sconti; lotta all’evasione basata su meno tasse, meno sanzioni e più intese coi contribuenti.

Siamo solo agli inizi di un lungo percorso anche se, come si suol dire, il buon giorno si vede dal mattino. Si intravede uno stravolgimento del sistema, partendo proprio dal capovolgimento del dettato costituzionale. L’articolo 53 recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Mi pare che il governo intenda cambiare questo indirizzo: “Tutti sono tenuti a pagare il meno imposte possibile. Le spese pubbliche si devono ridurre. Il sistema tributario è informato a criteri di proporzionalità”. Più populismo di questo…

Non voglio essere prevenuto e ammetto di andare a impressioni, ma mi sembra che si parta col piede sbagliato, o meglio, col piede giusto per raccogliere immediatamente, indistintamente e superficialmente il consenso elettorale. Chi infatti non è d’accordo sul pagare meno tasse? Chi non vede nella spesa pubblica scandalosi difetti e sprechi? Chi non vorrebbe la pace fiscale? Poi, basta aver bisogno di un ricovero ospedaliero, di una visita medica specialistica, di una scuola che funzioni, e si comincia a ragionare diversamente.

La riforma fiscale può essere considerata la madre di tutte le riforme perché è la base del vivere in una società che non può celebrare le nozze coi fichi secchi. A meno che non si rinunci alle nozze o ci si accontenti dei fichi secchi. Staremo a vedere…

Finalmente però il governo dovrà uscire dalla precarietà per lanciarsi nel medio e lungo periodo. Si scopriranno gli altarini e la luna di miele finirà per lasciare il posto ad una difficile ma doverosa convivenza. Sarà un banco di prova anche per l’opposizione politica e per le forze sociali chiamate al confronto. Saremo tutti, ognuno per la sua parte, costretti a ritornare a fare politica.

Il governo e la maggioranza (?) di destra che lo sostiene dovranno dimostrare di avere quella competenza e quella capacità promesse e finora non mantenute; le opposizioni dovranno formulare le proposte di una sinistra di governo in grado di rispolverare i suoi valori coniugandoli con le emergenze fatte normalità; i sindacati dei lavoratori dovranno recuperare il proprio ruolo e la propria rappresentatività, incalzando il governo e facendo valere il loro peso sociale; i cittadini in tutte le loro dimensioni personali e comunitarie dovranno recuperare il gusto di partecipare, consapevoli che la democrazia comincia il giorno dopo le elezioni a cui magari non hanno partecipato.

Forse eravamo tutti all’università della politica senza avere le basi, sarà opportuno ricominciare dalla scuola materna, vale a dire, come detto, dalla madre di tutte le riforme.