Il governo senza cuore

Mio padre credeva così fermamente alle regole ed alla necessità di rispettarle, al punto da illudersi di risolvere il problema dell’evasione carceraria apponendo un cartello “chi scappa sarà ucciso”. Aggiungeva infatti, tra il serio e il faceto: “An scapa pu nisón”.

Il governo Meloni fa finta di risolvere il problema dell’immigrazione inasprendo le sanzioni penali per gli scafisti. Che questi schifosi personaggi, con tutta la loro rete di fiancheggiatori e protettori, siano da combattere è cosa più che giusta. Il ragionamento rientra però in una ben più pelosa ed inaccettabile logica semplificatoria: scoraggiare direttamente o indirettamente la fuga dei disperati dai loro inferni, togliendo loro i mezzi di fuga illegali e speculativi (senza offrire alternative) ed avvertendoli che non saranno accolti se non rientranti perfettamente nei canoni e, se del caso, saranno rispediti in patria.  In fin dei conti, gira e rigira, siamo più o meno nell’ambito della filosofia-porcata del ministro Piantedosi.

Il recente decreto varato dal governo in quel di Cutro prevede quanto sopra, ma anche (come direbbe Veltroni) di consentire arrivi più facili tramite flussi guidati e corridoi umanitari.  E a quanti non verranno concesse queste possibilità non rimarrà altro che marcire nei lager o presentarsi “illegalmente” sulle nostre coste o in mare. Questi ultimi in particolare verranno addebitati ai visionari da salotto come il Papa, le Ong e coloro (come me) che non vorrebbero respingere nessuno o quanto meno salvare tutti (gli amici degli scafisti, così come i pacifisti che vengono considerati amici di Putin).

Ma c’è dell’altro. Il fatto quotidiano scrive che “sullo sfondo c’è anche uno scontro sotterraneo interno al governo tra la Lega da una parte e il resto della maggioranza dall’altra, cioè la richiesta di “pugno duro” dei salviniani e un approccio “più pragmatico” di Forza Italia e Fratelli d’Italia che per esempio vogliono puntare su flussi regolari e corridoi umanitari. Infatti il centrodestra ha incardinato l’iter della proposta di legge per reintrodurre il decreto Sicurezza di Matteo Salvini: la maggioranza ha votato da sola la proposta. Le opposizioni hanno abbandonato i lavori della commissione Affari costituzionali della Camera. Le minoranze avevano chiesto di rinviare questo passaggio in attesa del decreto del governo sui migranti”.

Si creerà un corto circuito? Non credo, anche perché il decreto-legge varato in fretta e furia per salvare la faccia non è poi molto distante dalla propagandistica logica salviniana del “si salvi chi può dai migranti fannulloni, delinquenti, ladri e assassini”. Bravissimi invece coloro che li sfruttano con paghe da fame, facendoli dormire ammassati in fabbricati fatiscenti e, in caso di morte sul lavoro, scaricati in qualche fosso. Il decreto del governo prevede di combattere anche questo fenomeno di vergognoso sfruttamento (meno male! Staremo a vedere…).

Ho seguito la conferenza stampa governativa tenuta a Cutro dopo il Consiglio dei ministri. Sono andati in onda il compromesso storico tra Meloni e Salvini, la mistificazione della realtà senza alcuna seppur minima autocritica, la glaciazione dell’immigrazione, la politica senza cuore, la pantomima del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Con poco cervello e niente cuore non si va lontano. Non è questione di destra o di sinistra, è questione di sensibilità e di umanità.

Gestire il fenomeno migratorio non vuol dire burocratizzarlo. Affrontarlo non significa solo legalizzare e trascurare chi è fuori dal recinto legale non per colpa sua ma per egoismo nostro. Se l’Italia e tutti i Paesi aderenti alla Ue si mettessero di buzzo buono, il problema si sgonfierebbe assai. Certo, se manca la volontà politica di affrontarlo seriamente, tutto diventa difficile al limite dell’impossibile.

Ho cominciato con mio padre e termino con mia madre. Osservava i migranti con un forte senso di pietà: lei era così con tutti coloro che soffrivano. Diceva sconsolatamente: “Bizògna chi sion propriä disprè da gnir chi pr’ésor tratè cme i rosp al sasädi”. Aveva capito perfettamente quanto Piantedosi e c. non hanno o fanno finta di non aver capito.