Continuate il fuoco

Mentre Kiev dice di seguire con interesse gli sviluppi dei colloqui in corso tra Russia e Cina, chiedendo a Xi di convincere la Russia a mettere fine alla guerra, la Casa Bianca invita gli ucraini a non accettare un eventuale cessate il fuoco, che “ratificherebbe” le conquiste territoriali dei russi e darebbe loro tempo per riorganizzarsi.

Mi sembra di ricordare che i Paesi occidentali abbiano mandato e mandino aiuti militari all’Ucraina lasciando rigorosamente ad essa ogni decisione sugli atteggiamenti da tenere nella guerra scatenata dalla Russia. Il premier Mario Draghi nella conferenza stampa dei leader Ue a Kiev dopo l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky disse: “Vogliamo la pace, ma l’Ucraina deve difendersi ed è l’Ucraina a dover scegliere la pace che vuole, quella che ritiene accettabile per il suo popolo. Solo così può essere una pace duratura».

Non voglio giocare con le parole, ma mi sembra che vi sia una bella differenza fra l’atteggiamento europeo e quello americano. È molto evidente l’invadenza statunitense nei confronti di Zelensky, che lascia ulteriormente intendere come la guerra sia anche e soprattutto tra Usa e Russia, anche se il campo di battaglia è l’Ucraina.

Non mi convince assolutamente il presupposto che un cessate il fuoco significherebbe automaticamente una ratifica delle conquiste territoriali dei russi. Se ci si mette in questa logica, temo che la guerra non finirà mai. Un’auspicabile pausa nel conflitto dovrebbe favorire un tentativo di ridiscutere la situazione a prescindere dai risultati della guerra in corso: uscire cioè dalla logica di guerra per provare ad entrare in una logica di coesistenza pacifica. Difficilissimo? Sono d’accordo, ma bisogna provarci altrimenti ci rassegniamo ad una guerra infinita.

Mi auguro che Zelensky possa avere un sussulto di orgoglio e di autonomia, anche se mi rendo conto perfettamente della sua sovranità limitata in due sensi: dall’invasione Russa e dal condizionamento politico-militare americano. Potrebbe intelligentemente provare a tessere un rapporto forte con l’Europa, ma l’Europa è purtroppo debole, divisa e “usadipendente” e allora siamo in presenza di un cane che si morde la coda.

La Cina fa il suo gioco poco pulito, ma andrebbe considerata e coinvolta anziché pregiudizialmente esorcizzata. Forse stiamo regalando la Cina alla Russia mentre invece occorrerebbe l’abilità diplomatica per considerarla una sponda strumentale a cui fare qualche riferimento interessante. Mi scappa detto che bisognerebbe andare a lezione di diplomazia dal Vaticano, che riesce con grande fatica, anche a costo di contraddizioni etiche, a tessere una tela di rapporti con la Cina. Non mi pace molto che la Chiesa accetti e riconosca il regime cinese, mi piace ancor meno la tattica degli Usa, incapaci di muoversi con prudenza e astuzia sullo scacchiere internazionale.  Può darsi che tutto avvenga sotto traccia, ma di risultati non se ne colgono.