La sinistra in sonno non ama la pace

Mi convinco sempre più che l’unica vera opposizione all’attuale governo di destra potrà essere esercitata dagli studenti. La storia insegna che a combattere contro i regimi più o meno autoritari di destra e di sinistra sono scesi in piazza gli studenti in tutta la loro generosità scantonante talora nella velleità, in tutta la loro forza d’urto scantonante talora nella violenza.

Non è un caso se uno dei primi atti del governo Meloni fu proprio quello di reprimere sbrigativamente e pesantemente una manifestazione studentesca all’università di Roma. Il discorso continua e il governo viene surrettiziamente aiutato da squadristi ignorati da Fratelli d’Italia o derubricati a giovinastri rissosi. Storia vecchia come il cucco. C’è poco da fare, si respira aria di destra e gli squadristi si sentono legittimati ad intervenire. Nessuno a destra prende seriamente le distanze: in Parlamento si tace o si tende a trattare la questione come un regolamento di conti fra gruppi giovanili violenti.

In compenso la protesta antifascista si sta autoalimentando fino a scantonare inevitabilmente sulla questione Cospito, che qualcosa di destra-sinistra comunque ha in sé. Siamo solo agli inizi. Il timore è che la sacrosanta protesta giovanile non trovi alcuna interlocuzione a sinistra e possa quindi sfociare in vero e proprio conflitto sociale. La sinistra non va oltre la polemica contro il governo che “mantiene il silenzio sull’inaccettabile pestaggio squadrista avvenuto davanti ad un liceo di Firenze, silenzio che se continua si fa complice”. Sarebbe opportuno che il PD facesse un passo di lato rispetto al suo sfuggente congresso o addirittura in pieno clima congressuale aprisse un terreno di confronto con queste forze giovanili a cui sta a cuore l’antifascismo in versione anti-meloniana. Ma lo sappiamo, il PD vuole fare una politica di sinistra senza polemizzare. Aspettiamo che ci scappi il morto come a Genova e Reggio Emilia nel 1960?

FdI minimizza, il PD tentenna, il governo userà il pugno duro e la protesta si potrà fare violenta. Ognuno cominci a prendersi le proprie responsabilità, senza aspettare che la situazione degeneri. Il malumore studentesco è palpabile, mi auguro che trovi sfogo positivo nella protesta contro la guerra e le armi: sarebbe già un passo positivo se gli studenti confluissero convintamente nelle marce per la pace. Ma la politica dove sta di casa?

Il cardinale Matteo Zuppi (Avvenire) afferma che l’alternativa alla guerra è la politica: “Per raggiungere la pace – ha detto il presidente della Cei – occorre far evolvere le parti in lotta, uscendo progressivamente da una mentalità militare per abbracciare una mentalità politica, con un linguaggio proprio, credibile, convincente”. L’ex-senatore Luigi Manconi (La stampa) sostiene che “la sinistra è incapace di immaginare la pace”. Nutro seri dubbi che il PD abbia la forza morale e il coraggio politico di trascinare i giovani sul terreno della ricerca della pace e poi magari anche in quello della dura opposizione al governo Meloni.

Ho seguito il confronto televisivo fra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, candidati alla segreteria del partito democratico. Qualche passettino in avanti si può rilevare, ma molto resta da ideare, quasi tutto. La differenza sostanziale fra i due candidati l’ho vista nella più convinta e credibile apertura al sociale, al mondo giovanile, all’associazionismo laico e cattolico, al volontariato da parte di Elly Schlein. E allora coraggio! I giovani, pur con tutte le loro debolezze e contraddizioni, attendono qualche importante cenno di attenzione e di coinvolgimento.