La democrazia in freezer

È vero che una democrazia si riconosce dal dopo-elezioni, ma il rito elettorale ne resta comunque un irrinunciabile presupposto. E quando la popolazione rifiuta di partecipare al rito significa che la fede sta venendo meno e il rito rischia di diventare una parodia di democrazia.

I risultati elettorali della consultazione regionale in Lombardia e Lazio sono basati su una parodia che ne inficia valore e significato. Mi fanno pena i commentatori che si esercitano nel teorizzare l’onda lunga del centro-destra. Ma quale onda lunga? Qui c’è l’alluvione della sfiducia totale nella politica compreso il centro-destra la cui vittoria è assai simile a quella di Pirro.

La nostra democrazia è gravemente malata e assume disperatamente dei farmaci a casaccio illudendosi di migliorare le proprie condizioni. Probabilmente non passerà molto tempo e ci si accorgerà che la medicina non fa effetto e se ne proverà un’altra e poi un’altra ancora, mentre la malattia peggiorerà col rischio di cronicizzarsi. Prima il berlusconismo, poi il renzismo, poi il leghismo, poi il grillismo. Adesso è il turno del melonismo.

Alessandro Sallusti ha affermato che l’Italia è un Paese di destra. Purtroppo è un Paese in cerca di democrazia, che si affida molto spesso al peggior offerente: è la volta della destra. La sinistra, se vuole diventare la giusta terapia per la guarigione e non per l’accanimento terapeutico, non può limitarsi a combattere gli effetti indesiderati della cura destrorsa, ma deve partire da una corretta diagnosi dei mali della nostra società per affrontarli in modo impietoso senza affidarli al medico più o meno di turno.

Non resta che augurarsi quindi che gli attuali scenari politici siano precari e in via di rapida evoluzione. Nel frattempo smettiamola di enfatizzare il ruolo dei comprimari, facendo finta che siano attori protagonisti. Bisogna prima andare a scuola di teatro e poi si potrà partecipare ad una vera e propria rappresentazione democratica.

È normale che i vincitori di oggi cantino vittoria magari tentando di stare al meglio sul carro e che gli sconfitti cerchino di alleggerire la disfatta cercando di scaricarsi reciprocamente le colpe. Nel campo dei vincenti la Lega vuole ritrovare un certo protagonismo, Berlusconi intende far valere i suoi trascorsi da protagonista, FdI si accredita come il nuovo che avanza. In quello dei perdenti il PD si accontenta di aver evitato il peggio in attesa di ripartenza, il M5S rinvia tutto alla prossima consultazione nazionale, il terzo polo farnetica di liberal-popolarismo.

Sono tutti senza politica e senza popolo. Il rischio grosso è che possa presentarsi sulla scena un ciarlatano scientifico, un Berlusconi riveduto e scorretto che metta la democrazia in freezer per i prossimi trent’anni. Lui ci sta pensando, cavalcando paradossalmente una sorta di opportunistico pacifismo, ma l’età glielo vieta. Se fosse più giovane, staremmo freschi…