La semplicità di un papato raffinato

Alla morte di papa Giovanni Paolo II la Chiesa manifestava, almeno a livello gerarchico, un bisogno di identità: si proveniva da un lungo e poliedrico pontificato, che aveva buttato coraggiosamente la Chiesa nella mischia, creando un ponte carismaticamente personalistico fra il laicismo mondano e il tradizionalismo cattolico.

La identità si poteva trovare in una Chiesa pastoralmente evangelica e aperta al nuovo, impersonificata dal cardinal Carlo Maria Martini, oppure in una Chiesa dogmaticamente e teologicamente legata alla Tradizione, impersonificata dal cardinale Joseph Ratzinger. Fu scelta la seconda strada probabilmente sulla base di un compromesso a cui Ratzinger non si attenne, costringendo Martini a parlare spesso ex media laici.

Il papato di Ratzinger va inquadrato in una dotta impostazione teologica che delineava Gesù nei libri, ma preferiva rifugiarsi nella dottrina a livello pastorale.  Con ogni probabilità, al di là della presa d’atto dei propri limiti di resistenza fisica, fu la consapevolezza dell’inadeguatezza profetica e pastorale a spingere opportunamente e coraggiosamente Ratzinger ad una storica rinuncia.

Con questo atto “rivoluzionario” Benedetto XVI ha riscattato all’ultimo minuto un papato di conservazione e di non poche contraddizioni. Ed ecco rispuntare la ricerca di un’identità che papa Francesco ha finalmente puntato tutta sul Vangelo a costo di lasciare a loro stesse le strutture di governo della Chiesa. Ratzinger si è fatto da parte con una correttezza esemplare anche se qualche volta è stato tirato per la tonaca, resistendo però alle lusinghe degli scontenti in cerca di una sorta di antipapa. Gli va dato atto di non avere minimamente strizzato l’occhio ai menagramo della Curia e della Gerarchia retrograde. E non è un merito da poco!

Sul piano della testimonianza personale in papa Benedetto si è vista tanta umiltà, tanta semplicità, nonostante la raffinatezza e la profondità del suo pensiero e la tentazione di rifugiarsi nell’elaborazione dottrinale a scapito dell’impegno pastorale. I cattolici (stranamente soprattutto i giovani), hanno compreso ed apprezzato questa sua difficile battaglia risolta con grande equilibrio e intelligenza. Questa è forse la cifra impressa dallo Spirito Santo. E lui li ha ricompensati degnamente senza voler strafare e ritirandosi al momento giusto.

Papa Benedetto è morto due volte ed entrambe le volte è risuscitato: la prima volta nella riservatezza di un monastero, la seconda nell’aldilà in cui è entrato con le carte in regola. Per lui non c’è bisogno quindi delle esaltazioni più o meno mediatiche e/o delle ricostruzioni più o meno retoriche. Risulta che abbia chiesto semplicità per le sue esequie, evitando ogni e qualsiasi accelerazione verso gli altari. La sua grande intelligenza gli ha fatto scegliere l’approccio più giusto per presentarsi al trono dell’Altissimo, davanti al quale troverà il vero senso del suo pontificato.