Gli indietristi alla riscossa

“É già iniziata la resa dei conti in Vaticano…ne vedremo delle belle…”, così il messaggio inviatomi da un amico a commento di quanto sta accadendo a margine della morte e del funerale di Joseph Ratzinger. Il tormentone è appena cominciato: il peggiore dei “la” lo ha dato l’irresponsabile Monsignor Georg Gänswein, ex segretario e braccio destro di Ratzinger, che non si è lasciato sfuggire l’occasione per attaccare papa Francesco, reo di averlo esautorato da capo della Prefettura della Casa Pontificia e ancor più reo di avere finalmente liquidato il latino dalla messa.

Evidentemente questo raffinato burocrate vaticano si sentiva intoccabile, così come riteneva la messa in latino una sorta di “Fortezza Bastiani”, ultimo avamposto dell’Impero vaticano affacciato sulla frontiera della modernità. In molti si chiedono che sorte avrà adesso questo servo sciocco (?) dei conservatori: mi auguro che venga destinato ad un incarico tale da farsi il mazzo e smetterla di giocare al manovratore di cardinali e papi.

Temo però che si tratti solo della punta dell’iceberg contro cui vogliono far sbattere papa Francesco. È partita la riscossa, si sono svegliati tutti al fine di isolare papa Francesco e riportare la Chiesa indietro nel tempo.

Nel novembre scorso papa Francesco, parlando ai componenti della Commissione teologica internazionale, ha messo coraggiosamente e chiaramente i paletti al tradizionalismo, usando un linguaggio molto spontaneo, poco canonico e assai incisivo: “La Tradizione fa crescere la Chiesa dal basso verso l’alto, come le radici con l’albero. Ma oggi c’è un grande pericolo: quello di andare indietro, “l’indietrismo”, che porta a pensare secondo la logica: si è fatto sempre così. La tradizione è l’origine della fede: o cresce o si spegne, è la garanzia del futuro, e non un pezzo da museo. Il tradizionalismo è la fede morta dei vivi, la tradizione ci fa muovere in questa direzione: verticale, da giù in su”. C’è un grande pericolo oggi: andare in un’altra direzione, l’indietrismo. Andare indietro, ‘sempre è stato fatto così’, meglio andare indietro che è più sicuro e non andare avanti con la tradizione. É il caso di “alcuni movimenti di Chiesa”: restare fissi in un tempo, indietro, sono gli indietristi. Qualche movimento nato alla fine del Vaticano I, cercando di essere fedele alla tradizione, così, oggi… Fuori di questa direzione verticale, dove la coscienza morale cresce, la coscienza di fede cresce. Invece l’indietrismo ti porta a pensare ‘si è fatto sempre così’ e non ti lascia crescere”.

Da chi è composto questo nostalgico movimento indietrista? C’è un po’ di tutto: componenti della Curia vaticana abbarbicata al proprio potere, cardinali intenti più a condizionare che aiutare il papa nel governo della Chiesa, componenti di un clero che punta a mantenere il proprio ruolo burocratico, laici comodamente seduti sul loro bigottismo di maniera, sapienti e intelligenti a cui Dio tiene nascosto i segreti del Regno e che si rifugiano nella loro asfittica cultura religiosa, fanatici e integralisti sempre pronti a fare la guerra in nome di Dio, etc. etc.

Tutti questi cattolici sono alla ricerca di un leader: lo hanno surrettiziamente e forzosamente trovato nel defunto papa emerito, ma non basta. Non so dove andranno a parare. So che faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote della carrozzina di papa Francesco.

In questo momento però Bergoglio corre altri due rischi. Il primo è quello di essere esageratamente spinto, dai progressisti tedeschi e d’altra nazionalità (nel mio picccolo mi colloco su questa sponda), verso avventure più provocatorie che realistiche, verso pericolose fughe in avanti. È il momento di fidarsi di papa Francesco, di lasciarlo lavorare in santa pace, di fornirgli validi assist sinodali e non di scatenare inutili e controproducenti polemiche. Il secondo rischio è di natura endogena: sentendo approssimarsi la fine del suo papato, Francesco può essere preso dall’ansia di spararle grosse (solo Dio sa quanto mi piacerebbe…), di sfogarsi, di usare la scopa alla Giovanni Battista. Deve resistere a questa tentazione usando i toni giusti e puntando sulle questioni più rilevanti.

Volete un esempio? Il giorno dopo i funerali di Ratzinger, la messa dell’Epifania in san Pietro era celebrata dal cardinale Tagle, un pupillo di papa Francesco, messo da lui a capo del dicastero per l’evangelizzazione dei popoli. Nella mentalità di Bergoglio questo è il dicastero più importante in sostituzione di quello per la dottrina della fede (gli eredi della Santa inquisizione e del Sant’uffizio), regno incontrastato di Joseph Ratzinger. Può sembrare una questione di lana caprina. Personalmente la ritengo un’opzione importantissima: un bagno di pastoralità per la Chiesa arroccata su posizioni dottrinali.

Il papa, fatte salve tutte le auspicabili riforme di metodo e merito, si dovrebbe qualificare per il cuore di pastore, per la mano ferma nel condurre il gregge, per la mente teologicamente aperta alla diffusione del Regno di Dio. Sul cuore di Francesco non ho dubbi, sulla sua mano ferma registro che in troppi parlano a sproposito tra i conservatori e forse anche fra i progressisti, sull’elaborazione teologica, il suo punto debole, dovrebbe farsi aiutare e credo che sia da tempo in questo ordine di idee.

Il discorso vale per l’ultimo, speriamo lungo, scorcio del suo papato, ma vale anche per la preparazione del nuovo papato: buon lavoro e non mi dimenticherò di pregare per lui.