L’omertosa narrazione migratoria

Ci sono anche esponenti politici italiani ed europei tra i soggetti su cui la Corte penale internazionale potrebbe avviare un’inchiesta per “crimini internazionali”, commessi durante le operazioni di intercettazione nel Mediterraneo centrale e nei campi di prigionia in Libia.

Integrando una denuncia che era stata presentata un anno fa alla Corte penale, il Centro europeo per i diritti Umani e Costituzionali (European Center for Constitutional and Human Rights, Ecchr) ha fornito agli investigatori nuovi elementi per ricostruire la filiera degli «atroci crimini commessi contro migranti, rifugiati e richiedenti asilo nel contesto libico».

Il centro europeo per i diritti umani e costituzionali chiede di indagare sulla responsabilità penale individuale «di funzionari di alto livello degli Stati membri dell’Ue e delle agenzie dell’Ue in merito a molteplici e gravi privazioni della libertà personale». Tra i presunti coautori figurano esponenti politici ed ex ministri, come «gli ex ministri dell’Interno italiani, Marco Minniti e Matteo Salvini, l’attuale e l’ex primo ministro di Malta, Robert Abela e Joseph Muscat, l’ex Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, l’ex direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, nonché membri dei Centri di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano e maltese e funzionari di Eunavfor Med e del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae)». Secondo l’esposto le condotte contestate potrebbero venire qualificate dalla procura internazionale sotto vari profili, compreso il reato di favoreggiamento nelle attività volte a intercettare migranti e rifugiati in mare per poi riportarli in Libia.

Commentando la notizia con il Guardian che aveva anticipato il deposito dell’esposto, Marco Minniti ha detto: “Non so della denuncia. La valuterò, come gli altri ministri dell’Interno dal 2017 ad oggi. All’epoca, l’accordo era stato firmato dal presidente del Consiglio italiano, Gentiloni, e dal suo omologo, al-Sarraj. Quindi, da tutti i registri, sembra che io non sia il firmatario”.

Nelle 180 pagine consegnate all’Aja vengono introdotti ulteriori «elementi fattuali e giuridici sulle operazioni con cui migranti e rifugiati vengono intercettati in mare e riportati in Libia. La denuncia – chiarisce la professoressa Meloni – giunge alla conclusione che le operazioni con le quali i migranti vengono intercettati nel Mediterraneo e riportati in Libia, spesso dalla cosiddetta. Guardia Costiera Libica con il coordinamento di attori europei, costituiscono di per sé crimini contro l’umanità».

In altre parole, quelle svolte in mare non sono operazioni di soccorso, ma «crimini contro l’umanità sotto forma di grave privazione della libertà personale» secondo lo Statuto di Roma, l’atto fondativo della Corte penale dell’Aja.

Dal 2016 le agenzie dell’Ue e gli Stati membri hanno potenziato lo sviluppo delle capacità e le attività di supporto alle varie agenzie libiche «fornendo finanziamenti, motovedette, attrezzature e formazione, nonché partecipando direttamente a singole operazioni di intercettazione in mare, ad esempio fornendo informazioni sulla posizione delle imbarcazioni in pericolo», si legge nell’esposto.

«Il trattamento disumano e le condizioni di detenzione di migranti e rifugiati in Libia sono ben noti da molti anni. La Libia non è un luogo sicuro per migranti e rifugiati. Il diritto marittimo internazionale prevede che le persone soccorse in mare debbano essere sbarcate in un luogo sicuro. Nessuno dovrebbe essere riportato in Libia», afferma Andreas Schueller, direttore del programma sui crimini internazionali di Ecchr. (dal quotidiano Avvenire, una sintesi dell’articolo a firma Nello Scavo)”

Il tutto rientra nelle cose che si sanno da tempo ma non si dicono, perché troppo scomode, perché considerate inevitabili nel caos del fenomeno migratorio, perché il problema a monte è troppo grande per essere affrontato e gestito seriamente, perché nella politica delle migrazioni si va per tentativi, perché nessuno vuole assumersi fino in fondo le proprie responsabilità preferendo scaricarle sugli altri, perché chi non fa non falla e troppi non fanno niente, perché è facile scagliare pietre senza considerare che nessuno è purtroppo senza peccato.

Ammetto di essere caratterialmente critico e di “sfogare” questa mia propensione anche e soprattutto contro quanti sono investiti di responsabilità politiche ad ogni livello. A volte, preso da un sussulto di globale umanizzazione, mi chiedo come facciano i governanti a dormire la notte sapendo appunto che migliaia di migranti sono detenuti in veri e propri lager, oppure vengono sballottati su barconi gestiti da gente senza scrupoli, oppure vengono palleggiati fra le coste dei recalcitranti Stati di approdo, oppure muoiono affogati nelle acque del mare, oppure vengono accolti in modo inadeguato, oppure vengono sfruttati in modo vergognoso, oppure vengono ritornati al mittente come pacchi indesiderati, oppure vengono comunque considerati un fardello gravoso e inutile.

Una volta parlando con un mio carissimo amico posi proprio il problema di come potesse fare a dormire la notte un sindaco, sapendo che ci sono persone che dormono sotto i ponti della sua città. Mi rispose, con sano realismo storico, che persino i capi nazisti riuscivano a dormire…

Ciò non toglie che le responsabilità esistano e vadano individuate sul piano politico e finanche sul piano personale e penale. Non intendo criminalizzare nessuno e tanto meno condannare sbrigativamente chi ha rivestito o riveste determinati incarichi. Può essere comodo buttare la croce addosso a qualcuno. Tuttavia i problemi esistono e non possiamo girarci dall’altra parte. La Corte penale internazionale faccia il suo mestiere così come il Centro europeo per i diritti Umani e Costituzionali. Mi auguro che queste iniziative possano servire a scuotere le coscienze di tutti, a responsabilizzare quanti sono investiti di funzioni connesse al fenomeno migratorio, ad obbligare la politica ad affrontare seriamente il problema ed a gestirlo in modo umano, razionale e solidale.

Purtroppo siamo in un incolmabile ritardo per quanto concerne l’aiuto ai Paesi da cui provengono i migranti (abbiamo preferito far finta che la parte scomoda del mondo non esistesse), non sta funzionando il compromesso fra Paesi di approdo finale e Paesi di transito (pagare anche profumatamente il disturbo a Turchia, Libia, etc. etc. non funziona da nessun punto di vista, serve solo a rinviare il problema), in tanti anni gli Stati aderenti alla Unione Europea non sono stati capaci di varare un piano di accoglienza e di integrazione (hanno giocato e stanno giocando allo scaricabarile), ci illudiamo di rispedire indietro i disperati che arrivano facendo magari una burocratica differenza fra immigrati regolari e clandestini, fra richiedenti asilo e disgraziati generici (non abbiamo ancora capito che i topi vanno dove c’è il formaggio e il caso vuole che, bene o male, da noi ce n’è, anche se non so per quanto tempo), continuiamo a considerare i migranti ospiti indesiderati se non addirittura candidati alla delinquenza (senza considerare che vengono per svolgere lavori pesanti e faticosi che a noi non piacciono affatto, magari sfruttati in modo vergognoso, magari marginalizzati e spinti nelle braccia della delinquenza comune o organizzata), non finiamo mai la narrazione che li considera un peso per le casse erariali (mentre è ormai ampiamente dimostrato che è ben più grande il loro complessivo concorso alle nostre finanze che non il loro attingere ad esse), non riusciamo a convincerci che il fenomeno migratorio non è un fatto emergenziale, ma un dato imprescindibile del nostro vivere civile (la storia ce lo insegna e quindi è inutile fare i furbi perché, anche volendo prescindere da questioni umanitarie, il problema ci ritorna indietro con gli interessi).

Sia ben chiaro, lo ribadisco a scanso di equivoci, che non intendo criminalizzare nessuno, men che meno Marco Minniti, che ha tentato, a suo tempo, un’azione governativa rivelatasi quanto meno inadeguata se non addirittura un boomerang umanitario, il quale saprà discolparsi dal punto di vista politico e personale. Tuttavia mi sia concesso un pizzico di veleno in cauda. Aveva ragione Bergoglio a non voler partecipare nel maggio scorso a quel convegno in cui dovevano essere presenti certi personaggi implicati in comportamenti politici a dir poco discutibili, fra cui l’ex ministro Marco Minniti, responsabile, anche se indirettamente, a suo dire del trattamento disumano dei migranti nei lager libici? Il papa non è politicamente corretto! Meno male!