La sporcizia nel lussuoso bagno lobbistico

Sta imperversando e dilagando lo scandalo della corruzione europea a livello istituzionale e politico. Mi rifaccio al dettato costituzionale italiano, che prevede lo svolgimento della funzione pubblica con onore e la rappresentanza politica degli interessi generali del Paese (si chiami Italia e/o Europa).

Ci stiamo mettendo letteralmente sotto i piedi l’etica scambiandola per affarismo o addirittura per corruzione, mentre la politica la stiamo riducendo ad arte dei propri sporchi affari che si spingono addirittura a livello internazionale. Si arriva a mettere in vendita, con lauti incassi di denaro, appoggi verso Stati che calpestano i diritti umani. Una sorta di triplice tradimento: dei propri elettori, dei propri Paesi, dell’umana convivenza.

Quante volte mi è capitato di ascoltare giudizi del tipo “la politica è una cosa sporca” e mi sono sempre rifiutato di aderire a simili visioni qualunquistiche; devo ammettere che però, pur senza indulgere a giustizia sommaria e senza sbrigative generalizzazioni, queste reazioni scandalizzate diventano purtroppo sempre più comprensibili se non giustificate.

Tra le varie analisi impietose che si stanno elaborando ne ho ascoltata una molto acuta e interessante espressa dal noto giornalista Beppe Severgnini durante la trasmissione “Otto e mezzo” de La7. Con un approccio di stampo psicologico egli giudica la deriva tangentizia come una conseguenza della compromissione esistenziale tra i politici e i vip della società. La stretta vicinanza o addirittura la contiguità tra chi fa politica e chi fa guadagni da nababbo in campo economico, professionale, culturale, artistico, sportivo etc. etc. induce in irresistibile tentazione gli operatori politici trascinati in una logica di guadagni facili e di vita lussuosa. Il resto viene da sé: se uno fa tanto ad entrare in certi mondi e in certe logiche non ne esce più. La tentazione non guarda in faccia nessuno, non tiene conto delle tessere di partito, tutti coglie e tutti affascina e…purtroppo molti ci cascano. Allora la soluzione del problema sta a monte, non tanto nelle ideologie, ma nella coscienza di chi fa politica e nella preventiva selezione della classe politica.

Vorrei al riguardo richiamare due esperienze personali. Mi riferisco innanzitutto a quello che giudico il mio maestro di politica e di etica politica e il mio più autorevole referente in questo campo: il senatore Carlo Buzzi per tanti anni parlamentare della Democrazia Cristiana.  Ricordo quando qualche suo “amico di corrente” (ebbi infatti per diversi anni l’opportunità’ di partecipare al comitato di coordinamento della sinistra D.C. parmense di “Forze Nuove”) lo rimproverava di non tenere rapporti lobbistici con gli ambienti confindustriali parmensi: Buzzi rispondeva che non aveva mai rifiutato il dialogo a nessuno, ma da qui ad instaurare rapporti preferenziali o cose del genere… Atteggiamenti che qualcuno definiva esagerati, puritani, ma che io, molto modestamente, giudico più che giusti anche se gli crearono rischi di emarginazione, di poca considerazione sui media locali etc. Certamente Buzzi non era interlocutore dei cosiddetti poteri forti, a nessun livello. Sapeva perfettamente il rischio che si corre a mettere anche solo un piede dentro certi meccanismi, aderendo a certe logiche.

Nei lontani anni ottanta il mio carissimo amico Walter Torelli, comunista tutto d’un pezzo, durante una delle solite chiacchierate, mi chiese, dal momento che mi sapeva piuttosto informato sulla cronaca politica, di riferirgli dell’episodio relativo a Massimo D’Alema, il quale, in occasione di una sua presenza in un salotto romano, rimbrottò vivacemente il cane di casa che gli era montato sulle scarpe. Ammise snobisticamente che gli erano costate una grossa cifra. L’amico Walter innanzitutto mi confessò tutta la sua indignazione e la sua riprovazione per un comportamento eticamente inaccettabile: «Da un dirigent comunista robi dal gènnor an ja soport miga!». Poi aggiunse con tanta convinzione: «Lé propria ora chi vagon a ca tùtti».

Mi sembra di aver detto tutto!