La giostra politica del calcinculo

Tra le numerose contraddizioni ed anomalie presenti nella manovra di bilancio varata dalla nuova maggioranza ve n’è una che, a mio giudizio, grida vendetta più di altre già ingiuste, inique e inconcludenti. Se avete un po’ di pazienza ci arrivo.

L’unico sottile filo logico presente nella legge finanziaria si trova in alcune strizzate d’occhio, in alcuni contentini per certe fette di elettorato soprattutto di Fratelli d’Italia (così ha sostenuto acutamente e indiscutibilmente la giornalista Flavia Perina durante una puntata di “Otto e mezzo” su La7): le partite iva accontentate con l’innalzamento dei limiti per la flat tax, i commercianti, i taxisti e altri soggetti a contatto diretto coi consumatori finali  rassicurati col casino combinato sul Pos, i pensionati più anziani e poveri illusi con un ridicolo aumento delle pensioni minime, il mondo dei ristoratori, dei balneari e degli albergatori aiutati indirettamente con il ridimensionamento (quasi annullamento) del reddito di cittadinanza, i cui beneficiari dovranno accettare proposte di lavoro purchessia da imprenditori spregiudicati che andranno a nozze nel sottopagare i loro lavoratori.

Si tratta di esempi per una legge di bilancio inqualificabile da tutti i punti di vista: fiscale con un incoraggiamento significativo ad evadere, pensionistico con pesanti tagli alla rivalutazione degli emolumenti non certo tali da meritare una ulteriore e pesante falcidia, economico con nessun serio sostegno a famiglie ed imprese. Lasciamo perdere le “cazzate” dell’ultima ora come la licenza d’uccidere i cinghiali in città (una misura per tenere alto il morale dei cacciatori di frodo, scatenare l’ira degli animalisti, mettere in ridicolo la politica…) e come lo scudo penale per gli evasori totali (robaccia della peggior specie).

Il provvedimento più insulso ed irritante mi sembra però il cosiddetto salva-calcio, vale a dire la rateizzazione in 60 rate mensili con un interesse del 3% per il versamento di somme già tardivamente esigibili, riguardanti ritenute fiscali e previdenziali per le società calcistiche di serie A (costo circa un miliardo). Cos’è questa marchetta al di là in un’iniziativa lobbistica di Claudio Lotito, presidente della Lazio nonché senatore di Forza Italia eletto nella circoscrizione Molise? Un’agevolazione, motivata dalla crisi Covid (ma fatemi il piacere…), ad un mondo che non la merita, che viaggia a cavallo del filo del rasoio della correttezza gestionale, che sfonda bilanci con ingaggi da nababbo ai divi del pallone, che una ne inventa e cento ne fa per quadrare, meglio dire truccare i conti. Ma i tifosi forse saranno contenti, il loro diversivo socio-politico è salvo! E sull’altare degli stadi pieni e degli affari delle tv a pagamento verrà santificata anche Giorgia Meloni, che magari si rappacificherà al riguardo con Silvio Berlusconi.

In questo periodo si fa un gran parlare di sporcizia nel mondo della politica e quella di cui sopra cos’è? Il lobbismo fatto politica. Berlusconi alla sua discesa in campo, nei primi anni novanta del secolo scorso, dopo tangentopoli cavalcò l’uscita dell’affarismo dalla porta giudiziaria e lo fece rientrare dalla finestra che dava direttamente sui suoi interessi politicizzati ed istituzionalizzati. Giorgia Meloni, dopo aver fatto finta di essere diversa, ha fatto uscire la politica dalla porta della neutralità tecnica e la sta facendo rientrare dalla finestra delle sue clientele e convenienze di partito e di governo. Finalmente i cittadini si sono riappropriati della politica: per farsi gabbare da una presuntuosa scolaretta spacciata per un’innovativa leader.