La felpata vendetta della tecnica

In merito alla manovra economica del governo, moniti sono arrivati da Balassone, capo del servizio struttura economica del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, in audizione sulla legge di Bilancio 2023 nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, essenzialmente su tre scenari. Il primo è quello dell’equità fiscale. “In un periodo di inflazione elevata, la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno a progressività come l’Irpef comporta una ulteriore penalizzazione a chi è soggetto a quest’ultimo”, ha dichiarato riferendosi all’estensione del regime semplificato sulle partite Iva fino a 85mila euro di fatturato. “La sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori – ha spiegato – pone un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente, in modo ingiustificato, individui con stessa capacità contributivo”. Questo, va detto, non tiene però conto della diversità intrinseca tra Partite Iva e lavoratori dipendenti sul fronte delle tutele, delle garanzie sul reddito e delle spese sostenute per welfare, previdenza e via dicendo.

Il secondo fronte è quello del tetto al contante e dei pagamenti Pos, su cui la manovra del governo Meloni allenta la stretta rispetto agli esecutivi precedenti. Per Balassone “l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”.

Terzo punto è quello del reddito di cittadinanza. Bene la revisione, nota Bankitalia, per “risolverne le criticità”. Ma Balassone mette in guardia dalla totale eradicazione in assenza di altre misure di contrasto alla povertà e, soprattutto, inclusione al lavoro. “L’efficacia del rafforzamento degli obblighi formativi per i beneficiari attraverso il sistema della riqualificazione professionale presuppone un’adeguata offerta di corsi, la cui qualità sia verificata in modo appropriato, nelle regioni economicamente meno sviluppate del Paese”, ha concluso.

Non sono rilievi di poco conto o prettamente tecnici: precise e puntuali critiche sulla politica fiscale, sulla lotta all’evasione e sul reddito di cittadinanza. La Banca d’Italia, seppure in punta di forchetta, boccia la manovra ritenendola non equa dal punto di vista fiscale e insensibile sul piano sociale. Se si trattasse di un esame a livello universitario, la conclusione sarebbe: ritorni alla prossima sessione!

Mentre le opposizioni non fanno il loro mestiere, vuoi per esigenza congressuale, vuoi per eccesso di strumentalità, vuoi per mero tatticismo, mentre Confindustria e sindacato fanno fin troppo il loro mestiere non riuscendo a dare un significato complessivo alle loro critiche, mentre la stampa non entra nel merito dei problemi e si limita al solito manicheismo destra-sinistra, la Banca d’Italia dice la sua e merita molta attenzione, anche perché non si tratta di un pulpito di parte o di partito, ma di un’istituzione che dovrebbe avere riguardo alla situazione socio-economico-finanziaria del Paese.

Non ho una visione tecnocratica della politica ed infatti ho vissuto con molto spirito critico l’esperienza di governo draghiana, che gira e rigira, pur nella sua oserei dire indispensabilità, aveva connotati riconducibili alla tecnica che supplisce alle carenze della politica. Certo era molto meglio se questa parentesi si fosse conclusa in tempi ragionevolmente più lunghi, ma ormai è fatta e la politica ha inteso riappropriarsi in modo secco e per certi versi velleitario del proprio ruolo e del proprio spazio.

E allora la Banca d’Italia, l’Istituzione che ha la funzione diretta ad assicurare la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria, requisiti indispensabili per un duraturo sviluppo dell’economia, alza il ditino e si permette di dissentire. Servirà? Mi auguro di sì. Queste critiche dovrebbero scuotere il governo e indurlo a qualche serio ripensamento prima che sia troppo tardi.

D’altra parte persino i sondaggi, per quel che valgono, indicano che gli italiani non la stanno prendendo molto bene. Forse era meglio se ci pensavano prima, tuttavia quando si esprime un certo spirito critico è sempre un fatto positivo.

È necessario però che tutti facciano la loro parte e non lascino alla Banca d’Italia il ruolo critico che dovrebbe caratterizzare tutta la società democratica. Scusi a lei piace Giorgia Meloni? Se andiamo avanti a colpi di questo genere rischiamo di non uscirne vivi. Io, che pur do un giudizio politico estremamente negativo sulla svolta a destra del Paese (e che destra!), che pur non dimentico la storia, che non digerisco il neofascismo riveduto e scorretto al potere, devo sforzarmi di guardare dentro questa scatola di governo che non mi attira affatto. Che la Banca d’Italia mi e ci assista!