USA e…getta

Un tempo la società italiana registrava gli indirizzi politici e di costume provenienti dagli Usa con un certo ritardo, facendone spesso una brutta copia. Poi le cose si invertirono e cominciammo noi a fare testo e a dare un nuovo senso di marcia alla politica, infettando gli americani. Un esempio? Il fenomeno berlusconiano non è forse stato un preludio a quello trumpiano!?

In questa fase storica molto complessa e particolare è difficile valutare le reciproche influenze. Il ritorno alla normalità democratica con l’elezione alla Casa Bianca di Joe Biden avrebbe dovuto essere una spinta al processo di integrazione europea dopo le inopinate e disfattiste intromissioni di Donald Trump. Non è purtroppo stato così a causa della debole e miope politica bideniana, ma anche a motivo della testardaggine dei Paesi europei a non volersi costituire in polo unitario con cui porsi negli equilibri internazionali, oltre tutto sconvolti dal crescente peso del gigante cinese, dal Covid e dalla guerra In Ucraina.

Sembrava che le elezioni di midterm negli Usa segnassero una vera e propria onda rossa repubblicana con tutto quel che ne poteva conseguire. Fortunatamente non è andata proprio così: Donald Trump non esce trionfatore, anzi esce personalmente indebolito pur nella crescita dei consensi al partito repubblicano. Misteri della politica americana e, come sostiene qualcuno, conseguenza dello scombussolamento nei criteri di scelta da parte di un elettorato liquido, volubile e portato al pragmatismo.

L’onda destrorsa, che si è abbattuta sulle coste politiche italiane, risentirà di questo vento pur schizofrenico ma comunque assai poco identitario? Se fossi in Giorgia Meloni non mi sentirei tanto tranquilla: non pensi di avere conquistato il cuore e la mente degli italiani. Chi l’ha votata aspetta cose concrete, mentre affiorano perplessità sull’inquietante incipit del nuovo governo, comunque lo si voglia osservare e valutare: al momento mi sembra ci sia in atto, nonostante gli stucchevoli e reiterati sondaggi, più una severa sospensione del giudizio che una entusiastica adesione. Chi non l’ha votata, la notevole maggioranza degli italiani, potrebbe anche svegliarsi di soprassalto per aprire conflittualità a livello sociale più e prima che politico.

Il governo italiano ha fatto la scelta di sdraiarsi come uno zerbino su cui cammina la Nato: basterà catturare questa benevolenza americana per sopravvivere? L’Italia non è più il principale punto di riferimento degli Usa. A loro serve un alleato meramente accondiscendente o un interlocutore razionale e dialogante? Spero nella seconda ipotesi.

Nel momento in cui sembra aprirsi qualche timido scenario diplomatico in ordine alla guerra russo-ucraina, serve agli Usa una sponda di movimento o un convitato di pietra? Non basta il draghismo senza Draghi. Rischiamo di essere automaticamente snobbati e messi in subordine rispetto alla ricerca di nuovi equilibri geopolitici. Con tutta la buona volontà non credo che la novità femminile apportata da Giorgia Meloni possa compensare la perdita di autorevolezza dovuta all’uscita di scena di Mario Draghi.

Ho recentemente usato una irriverente metafora: a Biden faceva comodo un badante di lusso, considerata la sua traballante leadership a livello occidentale. Ora si ritrova con una misera maestrina d’asilo… Nel momento in cui il presidente americano riprende forza, noi siamo in grado di offrirgli solo un brodino tiepido. Tutta qui l’Italia? A quel punto sarà inevitabile per gli Usa rivolgersi a qualche altro leader europeo. E così noi saremo becchi e bastonati, a consolarci con le sparate demagogiche ed identitarie di una destra senza capo né coda.

I soldi ci arrivano dall’Europa: noi facciamo finta di non saperlo e andiamo a disturbare il can che dorme. Il prestigio ci arrivava da oltre Manica: noi lo abbiamo perso, sperando magari di essere tenuti in gioco da un redivivo, sconclusionato ed inaffidabile Trump. É l’Italia di Giorgia Meloni, stupido!