Una villa con vista sulla guerra

“Non c’erano russi né ucraini nella villa del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky”. Parla l’agente immobiliare della Real Estate Forte dei Marmi Villas, Claudio Salvini, che smentisce le voci: “Quello che è stato scritto è una congettura. La villa è stata affittata a una coppia per l’estate, non vi dirò se risiedono o meno a Londra, ma vi assicuro non può trattarsi di russi perché abbiamo il divieto assoluto di affittare a russi e a ucraini” sottolinea Salvini.

Che continua a spiegare: “La villa di Vittoria Apuana è intestata a una società italiana che fa capo a un’altra a Cipro, ed è della moglie di Zelensky, che ci ha dato mandato di affittare la villa con quella clausola. Se qualcuno ha sentito parlare il russo in quella casa è perché chi ha affittato potrebbe aver avuto ospiti russofoni”.

La notizia della presunta coppia russa che avrebbe preso in affitto la villa del leader ucraino, circolava da qualche giorno in Versilia ed è stata riportata dal Tirreno, che scrive di alcune foto apparse sui social che ritraggono una turista russa nel parco della villa, a Vittoria Apuana.

Il presidente ucraino all’inizio della guerra per l’invasione russa, aveva rivolto un appello affinché non si ospitassero in Italia i turisti russi, e fossero bloccati i loro yacht e i beni all’estero.

Secondo il Tirreno c’era stata una trattativa con alcuni turisti coreani che erano intenzionati a prenderla in affitto ad agosto tra 50 e 70mila euro. L’affare è però sfumato. E sarebbe stato raggiunto l’accordo con la coppia che vive e lavora a Londra. La donna incontrata dai giornalisti del quotidiano locale all’esterno della villa non ha voluto commentare.

Il sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi commenta: “Non abbiamo avuto nessuna notizia e francamente fino allo scoppio della guerra, l’unica informazione che avevamo sulla villa, che si trova in zona Villa Apuana, è che era di proprietà di una società, tra l’altro è sempre stata abitata di rado” (La Repubblica).

Non sono un ingenuo moralista e tanto meno intendo fare dello scandalismo a tutti i costi, ma la notizia di cui sopra mi ha colpito e turbato a prescindere dal fatto clamoroso e smentito che la villa sia stata affittata ad una coppia russa. Il problema a mio giudizio non è questo.

Mi disturba l’idea che il capo di un popolo martoriato dalla guerra possieda direttamente o indirettamente dei beni nel paradiso versiliese e che addirittura li gestisca come se niente fosse. Il minimo che mi sarei aspettato sarebbe che la villa fosse stata messa a disposizione dei profughi ucraini. Molti italiani hanno aperto le porte delle loro case alle vittime della guerra, è scattata una importante gara solidale per aiutarle. Ebbene il loro presidente non ha la sensibilità e il buongusto di inserire una sua villa nel circuito virtuoso del sostegno ai profughi.

Non credo che la cosa possa o debba squalificare la resistenza ucraina e spostare i termini della guerra di aggressione, che si sta purtroppo consolidando ed a cui stiamo facendo il callo, non sarebbe giusto nemmeno infangare Zelensky in base a questo piccolo “curioso” episodio, tuttavia anche la più spietata delle realpolitik dovrebbe essere scalfita dai sentimenti a prescindere dalla loro incidenza concreta ed immediata.

Alla cerimonia di apertura della Mostra del Cinema a Venezia il presidente Zelensky ha fatto proiettare i nomi dei bambini uccisi dai russi dall’inizio del conflitto. La lista funerea finisce con la parola «continua, ma, ricorda Zelensky, «può mai continuare? La risposta dipende da ognuno di noi. Ogni volta che ascoltate qualcuno che parla di “stanchezza dell’Ucraina”, ricordate quei nomi». Non so se ci sia stanchezza in Ucraina, in senso ideale penso di no, ma in senso umano forse sì. Vorrei vedere… Personalmente non sono stanco di provare pietà per le vittime innocenti di tutte le parti in conflitto, non mi arrendo alla perversa logica della guerra, non ho fatto l’abitudine all’orrore. Mancherebbe altro…

Se però devo essere sincero sono stanco dell’atteggiamento e dello stile zelenskiani, delle sue richieste che assomigliano sempre più a pretese e sempre meno a grida disperate di aiuto, della sua distaccata, manierata, mediatica e propagandistica gestione della resistenza, della sua protervia nel non ammettere gli errori commessi, del suo senso di superiorità e dei suoi giudizi implacabili verso tutti. Ho l’impressione che si sia infilato nel pericoloso e irreversibile tunnel della guerra, dando per scontato che essa debba durare a lungo, tenendo il mondo col fiato sospeso, considerando come omertosa equidistanza quella di chi, come il papa, osa pensare ed affermare che la guerra è una follia, che il commercio delle armi è criminogeno, che la pace passa attraverso il dialogo e persino il perdono. Sto citando un interessante articolo di Franco Monaco sul quotidiano Avvenire: riprende, nella sua conclusione, un intervento del cardinal Martini datato 2002, che ebbe vasta eco, mentre infuriava il conflitto arabo-israeliano. Martini evocò il tema dell’intercessione tra le parti in conflitto in un discorso che andrebbe riletto. Solo un brano: «Certo noi vorremmo che finisse il conflitto, che non ci fosse. Dovremmo però avere il coraggio di buttarcisi dentro come intercessori, passando in mezzo e pregando per gli uni e per gli altri, pregando per i carnefici e per le vittime».