Inopinati ed inquietanti giustizieri

I pm di Roma hanno aperto un’inchiesta per tentato omicidio, secondo quanto riferisce il difensore, dopo la denuncia presentata il 10 agosto scorso dai familiari di Hasib Omerovic, il 36enne precipitato il 25 luglio scorso, nel corso di una perquisizione delle forze dell’ordine avvenuta in un appartamento del quartiere Primavalle, nella Capitale.

Le prime verifiche delle forze dell’ordine hanno appurato che non c’era nessun mandato di perquisizione da parte della procura di Roma. Resta da chiarire, dunque, se quanto avvenuto sia stato frutto di una iniziativa coordinata da un funzionario oppure di una decisione presa dagli agenti di polizia senza consultare i dirigenti.

Nell’ambito dell’inchiesta sono stati già sentiti tutti i vicini della famiglia Omerovic. Un’indagine che la procura ha delegato alla Squadra Mobile di Roma e che sta svolgendo con la piena collaborazione della Polizia di Stato. Gli agenti coinvolti nella vicenda saranno sentiti dagli inquirenti per chiarire la dinamica dei fatti.  

Secondo quanto raccontato dalla sorella minore dell’uomo, anche lei affetta da disabilità, gli agenti sarebbero entrati nell’appartamento e avrebbero chiesto i documenti anche a Omerovic, affetto da sordità.

“Ho sentito suonare e ho aperto la porta – ha raccontato la sorella nell’esposto presentato in procura – una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa. La donna ha chiuso la serranda della finestra del salone. Hanno chiesto i documenti di mio fratello”.

Stando a quanto riferisce la ragazza e riportato nella denuncia il fratello si sarebbe spaventato e chiuso nella sua stanza. A quel punto gli agenti avrebbero forzato la porta. “Lo hanno picchiato con il bastone, è caduto e hanno iniziato a dargli i calci, è scappato in camera e si è chiuso, loro hanno rotto la port, loro gli hanno dato pugni e calci, lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giu'”, riferisce la sorella.

Il fascicolo, al momento a carico di ignoti, è stato affidato al pm Stefano Luciani che nelle scorse settimane ha disposto il sequestro di un lenzuolo insanguinato e di un manico di scopa spezzato, che secondo, l’ipotesi contenuta nella denuncia, sarebbe stato usato per colpire Hasib. 

Hasib Omerovic, 36enne rom, è in coma dopo essere precipitato dalla finestra della sua casa in zona Primavalle, a Roma, nel corso di quella che i parenti definiscono “una perquisizione delle forze dell’ordine”.

La famiglia di Hasib Omerovic, il 36enne che si trova attualmente in coma, ha chiesto di essere spostata dalla zona di Primavalle, periferia nord-ovest di Roma, perchè “ha paura”. Lo dice l’avvocato Arturo Salerni, legale dei genitori e della sorella dell’uomo. “Alla luce di quanto emerso per ragioni di sicurezza – afferma il penalista – la famiglia ha chiesto di essere allontanata da quella zona”.

Secondo quanto emerso, a far scattare la “visita” della polizia sarebbe stato il post apparso – e poi rimosso – sulla pagina Facebook di quartiere in cui si accusava direttamente l’uomo di molestare le donne a spingere la Polizia ad effettuare un controllo nell’abitazione di Hasib Omerovic. Un controllo ‘preventivo’, come avviene spesso in casi analoghi. Proprio il giorno prima della vicenda su Facebook era comparso il post con la foto di Omerovic e l’avvertimento di fare attenzione “a questa specie di essere che importuna le ragazze”. Seguito da un avvertimento: “bisogna prendere provvedimenti”.

Un post, secondo quanto si apprende, che sarebbe stato segnalato anche ai poliziotti di Primavalle. E così che il controllo dei 4 agenti sarebbe stato fatto, secondo fonti ascoltate da RomaToday, per identificare il soggetto ma non solo. L’iniziativa sarebbe stata dettata per prevenire eventuali violenze nei confronti dei residenti che per evitare possibili forme di giustizia fai da te. Una situazione che avrebbe portato gli agenti ad agire anche in assenza di denuncia. Saranno le indagini della procura, ad ogni modo, a far chiarezza sull’intero episodio.

La vicenda ha tutti gli ingredienti possibili e immaginabili per essere sconvolgente. Parto dalla fine: stupisce la tardività con cui si è mossa la magistratura, è (in)spiegabile l’omertosa (?) inerzia della polizia, rientra nella più schifosa delle burocrazie il silenzio ministeriale sulla vicenda avvenuta il 25 luglio e che viene a galla a distanza di troppo tempo e solo in conseguenza delle azioni legali della famiglia interessata.

Su tutto aleggia il dubbio che si sia trattato di un’azione rientrante in una sorta di giustizia sommaria e preventiva, indegna di un Paese che si autodefinisce civile. Aggiungiamoci che la persona colpita è un portatore di handicap, di etnia rom, che alla scena ha assistito la sorella anch’essa disabile e arriviamo ad un fatto di una gravità enorme, emblematico purtroppo di un clima violento e razzista, che regna in certe zone geografiche ed istituzionali del Paese.

Il fatto, peraltro da appurare, che la motivazione di questa azione poliziesca possa essere un comportamento licenzioso di questa persona brutalmente colpita aggiunge gravità: guai se entriamo in una logica ben peggiore di quella del far west. Non abbiamo alcun bisogno di improvvisati giustizieri del giorno o della notte.

Posso essere esageratamente e malignamente caustico? Non vorrei che fosse un primo sintomo dell’aria politica reazionaria che si è cominciata a respirare in campagna elettorale: l’idolo della sicurezza sventolato da certe forze politiche può giustificare certi comportamenti? Ho messo un inquietante punto interrogativo, che mi auguro non diventi col tempo esclamativo.

Mi si risponderà che sono il solito impiccione che butta tutto in politica, che probabilmente si tratta di un episodio di bullismo poliziesco, che occorre aspettare la verità dei fatti (probabilmente non arriverà mai…), che allarmismo rischia di chiamare allarmismo, che la giustizia sommaria può innescare una vera e propria catena irrefrenabile. Ammetto tutto, ma lasciatemi essere preoccupato, sconvolto e decisamente allarmato.

Penso ai massacri concomitanti al G8 di Genova di tanti anni fa, penso a Stefano Cucchi, penso persino a Giuseppe Pinelli, penso e ripenso. Questi pensieri mi fanno molta più paura delle bollette energetiche: sono infatti bollette antidemocratiche che si pagano carissime.