Fascisti sì, ma solo un pochettino

Una svastica è stata tracciata con uno spray di vernice nera su una lapide intitolata, a Torino, a Tina Anselmi, partigiana e prima donna ad avere ricoperto la carica di ministro nella Repubblica Italiana. La lapide si trova nel giardino, in via San Marino, che dallo scorso aprile è intitolato alla Anselmi.

Nessuno lo dice apertamente, io, dopo averlo pensato, lo scrivo e me ne assumo la responsabilità: se è purtroppo vero che in Italia l’aria fascista non ha mai smesso di tirare, in questo momento storico, in cui si profila una svolta politica favorevole ad una destra che non ha chiuso i conti col ventennio, il vento si è fatto da debole a moderato e se ne percepiscono le raffiche.

Pur dando atto a mia sorella di essere spietatamente realista nel giudicare gli italiani “ancora fascisti”, la cosa rimane vergognosamente imbarazzante, anche perché, tutto sommato, aveva ragione. La risposta plausibile a tanti problemi l’ho trovata, pensate un po’, nella impietosa analisi che faceva mia sorella Lucia delle magagne del popolo italiano: siamo rimasti fascisti con tutto quel che segue. Sosteneva che gli italiani sono affascinati dall’ «uomo forte». Lei lo diceva con la sua solita schiettezza e in modo poco aulico ed elegante, ma molto efficace: «Gli italiani sono rimasti fascisti». Guarda caso Tina Anselmi era umanamente e politicamente amica di mia sorella: come volevasi dimostrare.

Tutti ricorderanno l’autentico massacro di Genova in occasione del G8 nel luglio del 2001. Il 7 aprile 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato all’unanimità che è stato violato l’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti” durante l’irruzione della scuola Diaz. Il 6 aprile 2017, di fronte alla stessa Corte, l’Italia ha raggiunto una risoluzione amichevole con sei dei sessantacinque ricorrenti per gli atti di tortura subiti presso la caserma di Bolzaneto, ammettendo la propria responsabilità. Guarda caso c’era un governo di centro-destra il cui vice-presidente Gianfranco Fini leader di Alleanza Nazionale era presente in prefettura e per alcune ore nella caserma dei carabinieri di Forte San Giuliano, costantemente informato degli avvenimenti, mentre il ministro di Grazia e Giustizia Castelli era in visita alla “Bolzaneto” fino a poco prima dell’inizio dei pestaggi e i parlamentari guidati da Filippo Ascierto (An) stazionavano nella sala operativa delle forze dell’ordine.

Anche allora tirava indiscutibilmente un’aria di destra quanto meno indulgente verso atteggiamenti e comportamenti di chiara marca fascista. Mio padre temeva gli spifferi d’aria, non ne voleva sapere, perché era sicuro che gli avrebbero causato a dir poco un raffreddore. Se tanto mi dà tanto in Italia saremmo ad incipiente rischio per la salute della democrazia.

A poco valgono le pur apprezzabili parole di condanna espresse dal presidente della regione Veneto Luca Zaia: “Un gesto inqualificabile per il quale esprimo condanna assoluta senza se e senza ma. Mi auguro che vengano individuati al più presto gli autori di una simile azione tanto vergognosa”. Commenta l Presidente del Veneto Luca Zaia. Imbrattare una lapide – prosegue Zaia – è un atto che va sempre condannato, ma assume una gravità enorme in un caso come questo in cui si offende la memoria di un personaggio della statura di Tina Anselmi. Se gli autori dello sfregio avessero un minimo di consapevolezza capirebbero che una persona così dovrebbero ringraziarla e non offenderla. Stiamo parlando di una donna che, oltre ad essere stata la staffetta ‘Gabriella’ durante la guerra di liberazione, resta un modello per essere stata la prima donna ministro nella nostra storia, e per aver dato vita al Sistema sanitario nazionale durante il suo mandato al vertice del Ministero della Sanità”.

Se non si ha il coraggio di recidere certe radici malate è perfettamente inutile scandalizzarsi dei frutti bacati. Il buon giorno si vede dal mattino, anzi forse dalle prime luci dell’alba… Ma gli italiani hanno la memoria corta o, come provocatoriamente affermava mia sorella, sono rimasti fascisti, magari solo un pochettino.