Quando a mio padre rimproveravano di essere esageratamente permaloso di fronte a certe espressioni, era solito affermare convintamente: «L’ è al tón ch’a fà la muzica…». Con questa nota di colore famigliare mi introduco in punta di piedi in una vicenda dove i toni fanno effettivamente una musica a dir poco sgradevole. Riprendo di seguito quanto riportato dall’agenzia ansa.
Una lite violenta a Frosinone, con urla e minacce, ha visto come protagonista Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. “Io li ammazzo…Devono venire a chiede scusa per quello che mi hanno chiesto…A me non me dicono ‘io me te compro'”. E ancora “do cinque minuti pe veni’ a chiedeme scusa in ginocchio. Se devono inginocchia’ davanti. Altrimenti io lo scrivo a tutti quello che sti pezzi de… mi hanno detto… Io li sparo, li ammazzo”. Il video ha scatenato una bufera di polemiche.
Ruberti nel video, pubblicato dal Foglio e che nelle prossime ore sarà acquisito dalla procura di Frosinone, si starebbe scagliando contro un certo Vladimiro e un certo Adriano. La lite sarebbe avvenuta al ristornate il Pepe nero, in via Brighindi. Nel video, oltre a Ruberti, i protagonisti della lite sarebbero appunto Vladimiro, broker assicurativo, fratello di Francesco De Angelis anche lui presente, Adriano Lampazzi, un collaboratore dell’assessore, e la compagna di Lampazzi, la donna di cui si sentono le urla nel video.
Fra i testimoni, come riporta il quotidiano, c’è anche Francesco De Angelis, ex assessore regionale e già europarlamentare del Pd, ora candidato alle prossime elezioni politiche per i dem. Il fratello di De Angelis, Vladimiro, sarebbe infatti l’uomo con cui Ruberti discute nel video. L’ex assessore era infatti alla cena dove si è scatenato il tutto e sarebbe stato anche testimone delle minacce.
Alla lite assiste senza riuscirci, Sara Battisti, consigliera regionale del Pd, originaria di Frosinone, nonché compagna del capo di gabinetto del Comune di Roma che nel video si sente mentre cerca di placarlo e lui risponde: “Sara se stai dalla parte loro io prendo le conseguenze…”. Il video si interrompe con un urlo di sottofondo “oddio” di una donna. Contattato dal Foglio, il braccio destro di Gualtieri dice: “Si tratta di una lite per motivi calcistici, accaduta circa due mesi fa a Frosinone con una terza persona, che non voglio citare, al termine di una cena. Alla scena erano presenti anche Vladimiro e Francesco De Angelis con il quale ho ottimi rapporti. Niente di più”.
Non si riesce a capire quali siano stati i veri motivi di questo pazzesco litigio. Sono comunque rimasto letteralmente sconvolto dalla violenza emergente dall’episodio, che la dice lunga sui rapporti all’interno di un certo mondo politico. Mi tremavano le mani per l’emozione e pensavo a quanti hanno sparso il loro sangue per conquistarci la libertà e la democrazia, che noi stiamo buttando nel cassonetto dei rifiuti (a Roma di rifiuti se ne intendono…).
Albino Ruberti ha rassegnato le dimissioni con una lettera che lascia il tempo che trova. “Per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell’istituzione che rappresenti, con la presente rimetto il mio mandato da capo di gabinetto”, scrive Ruberti nella lettera di dimissioni inviata al sindaco Gualtieri. “Illustrissimo sindaco, in merito al video pubblicato nella serata di ieri dal quotidiano ‘Il Foglio’ – scrive – confermo che quanto avvenuto trattasi di un litigio verbale durante una cena privata, che nulla ha a che vedere con il mio ruolo istituzionale. In particolare, ho reagito con durezza alla frase ‘mi ti compro’, che pur non costituendo in sé una concreta proposta corruttiva, mi ha portato a chiedere con foga sicuramente eccessiva e termini inappropriati, di ritirarla immediatamente perché l’ho considerata lesiva della mia onorabilità”. “Sono a disposizione per ogni chiarimento che riterrai necessario – prosegue – e, per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell’istituzione che rappresenti, con la presente rimetto il mio mandato da capo di gabinetto”.
Francesco De Angelis ha ritirato la sua candidatura alla Camera con una mail inviata al Nazareno. Da quanto ribadiscono le fonti, il ritiro di De Angelis è avvenuto per evitare strumentalizzazioni, sottolineando che quella dell’esponente dem di Frosinone era una candidatura praticamente “non in posizione eleggibile, ma di servizio”. Poiché De Angelis era in lista a Roma quando il suo collegio di riferimento è quello ciociaro. Non mi sembra sia un’attenuante, ancor meno una scusante. Non capisco!
Il Pd ha commentato affermando che “l’episodio non resterà senza conseguenze”. Infatti sono arrivate le dimissioni, che Enrico Letta ha giudicato “entrambe scelte giuste e doverose”. Tutto come da laconico copione. Sono d’accordo con chi (M5S), seppure con uno strumentale scaricabarile, afferma che le dimissioni non bastano. Devo altresì ammettere di condividere il velenoso commento di Carlo Calenda: “Questo è il soave ambientino del Pd romano. Il capo di gabinetto di Gualtieri, già capo di gabinetto di Zingaretti che “amministra” il potere. Se fosse accaduto a noi Repubblica ci avrebbe aperto il giornale”.
In un ristorante romano al termine di una cena a cui partecipavano, se non ho capito male, il capo di gabinetto del sindaco di Roma (questi è un autorevole esponente piddino, che dovrebbe come minimo stare un po’ più attento a chi si mette d’attorno in ruoli di primissimo piano), la sua compagna consigliera regionale del PD, un ex assessore PD con suo fratello ed un suo collaboratore: succede un vergognoso e vomitevole finimondo verbale da cui escono mal ridotti il partito democratico e la politica in generale. Non mi si dica che si tratta di un episodio marginale e poco significativo, al contrario lo ritengo emblematico di un modo arrogante, violento e scandaloso di fare politica.
Vorrei personalmente rivolgere un accorato appello al Partito Democratico: “È ora di fare pulizia in nome della storia di un partito, che dovrebbe costituire la pur problematica sintesi della sinistra comunista e cattolica. State scherzando col fuoco aggiungendone in un momento storico in cui il fuoco divampa già di per se stesso. Vi supplico di avere almeno il buongusto di farlo in nome di tanta gente che ha creduto (fino a dare la vita) e crede (nonostante tutto) nel ruolo della sinistra. Basta! Il mio carissimo e rigorosissimo amico Walter Torelli, un comunista tutto d’un pezzo, diceva in riferimento a certi episodi imbarazzanti: «Da un dirigent dal mè partì robi dal gènnor an ja soport miga!». Talora aggiungeva con tanta convinzione: «Lé propria ora chi vagon a ca tùtti».