Il tifo draghiano

Se si mettono a confronto gli umori genuini della gente con gli atteggiamenti politici istintivi della gente stessa, esce un quadro a dir poco schizofrenico.

Partiamo dall’argomento principale che sta tenendo banco: provate a intervistare la gente sul comportamento tenuto dal M5S nei confronti del governo Draghi. Ne sentirete delle belle! Sono degli irresponsabili, degli incapaci, dei cretini e chi più ne ha più ne dica. E allora mi viene spontaneo chiedere: ma questi signori chi li ha mandati in Parlamento? Alle elezioni politiche del 2017 un italiano votante su tre li ha spediti a Montecitorio e a palazzo Madama e di qui a Palazzo Chigi (Mattarella non aveva potuto che prendere atto del successo elettorale dei grillini).

Se al M5S aggiungiamo anche la Lega di Salvini (non sono i due partiti che hanno, più o meno, creato difficoltà a Draghi?) arriviamo alla metà degli elettori, che si sono espressi a favore di queste due formazioni politiche, così diverse e così uguali.

Mio padre si divertiva a riportare un curioso episodio di cronaca sportiva. Un calciatore, irritato dai ripetuti e inspiegabili errori di un arbitro, si rivolse a lui in modo formalmente inattaccabile, ma sostanzialmente riprovevole: «Lei è venuto qui ad arbitrare di sua iniziativa o è stato mandato qui dalle federazione?». Si buscò una grossa squalifica. Ad un’analoga domanda i grillini e i leghisti risponderebbero orgogliosamente di essere stati democraticamente votati da un grande numero di elettori fiduciosi in loro. Qualcuno allora deve fare ammenda prima di scandalizzarsi se i pentastellati hanno rotto i coglioni a Draghi e se i leghisti invece pure. Mi si dirà che però gli elettori sembrano essersi pentiti: non ne sarei così certo e soprattutto non è ammirevole il voto a porte girevoli. Chi dunque è causa del suo mal pianga se stesso.

Ma le contraddizioni non finiscono qui. Se provate a chiedere alla gente cosa pensa della guerra tra Russia e Ucraina, sull’invio di armi e sul riarmo, sulla Nato, sugli Usa, in poche parole sull’atteggiamento tenuto dal nostro Paese nell’emergenza bellica, vi sentirete rispondere in coro: basta armi, vogliamo la pace a tutti i costi, finiamola con i guerrafondai di tutti i tipi e di tutte le razze. Poi, proviamo a chiedere un giudizio su Draghi e quasi tutti risponderanno: “Ci ha finalmente portati a contare nei consessi europei e mondiali, gli dobbiamo essere molto grati”. Va bene contare, ma a che scopo, se la diamo su ai guerrafondai e ci infiliamo in una guerra senza fine? Non c’è risposta.

Avventuriamoci per un attimo nel discorso pandemico, una delle emergenze affrontabili dal governo Draghi. La realtà sotto gli occhi di tutti non è tanto il ritorno del virus, ma il nulla fatto per contrastarlo nelle sue conseguenze nefaste in senso sanitario al di là di una campagna vaccinale fatta più di contraddizioni che di scelte virtuose. Non ci salteremo mai fuori, dice la gente. Ma non è colpa di Draghi, cosa doveva fare? Vedremo chi andrà al suo posto! Lui almeno ci ha portato a casa un bel gruzzolo…

Intanto che aspettiamo il gruzzolo in arrivo dalla Ue, rischiamo però di sprofondare in una crisi economico-sociale pazzesca. Tutti si lamentano. Il ritornello delle bollette in vertiginosa crescita, dei salari e delle pensioni in vertiginoso calo, dei giovani senza lavoro o con un lavoro precario e sottopagato, delle aziende che rischiano di chiudere i battenti, rimbalza da un bar all’altro. Ma Draghi non è un’economista che avrebbe dovuto mettere in moto qualche meccanismo difensivo? Sì però la situazione è così difficile… Perché tanta pazienza e tanta comprensione? Perché comunque i politici non valgono niente e meglio è lasciar fare a Draghi.

Che strano modo di discutere di politica! Che strano modo di giudicare, condannare ed assolvere! Certamente i media fanno in tal senso la loro brutta parte deformando, come al solito, la realtà e condizionando i pareri. Draghi ha (o aveva nel caso in cui mantenga l’intenzione di andarsene a casa) la forza dei nervi distesi, ha la fiducia dei poteri forti, ha l’appoggio di chi comanda, gode di ottima stampa. Ci sono personaggi che vengono osteggiati perché nella loro bravura disturbano i manovratori, Draghi è un manovratore che viene osannato nella sua bravura perché non disturba i manovrati.

Non intendo sminuire l’importanza della fase draghiana (anche se ne sono in parte deluso) e sarei criticamente soddisfatto se potesse proseguire con maggior chiarezza ed incisività almeno fino alla prossima naturale scadenza elettorale.

A proposito di elezioni, il partito che da tempo chiede elezioni anticipate, Fratelli d’Italia, vola nei sondaggi. E allora come si spiega questo esorcismo popolare verso le elezioni che non risolverebbero niente e che aggraverebbero soltanto la situazione. Altro mistero racchiuso nel cervello degli italiani.

Giunti al punto in cui siamo, sarà molto difficile la prosecuzione del lavoro di Draghi. Mi piacerebbe comunque che l’elogio e la fiducia in lui fossero un po’ meglio ragionati ed articolati, se ne gioverebbe anche lui. Io sarò troppo critico, ma meglio la critica che un ondivago e sconclusionato entusiasmo.