Grazie, prego, scusi, teniamo duro

Davanti alla triste realtà della politica italiana è opportuno rifugiarsi nella fantasia, ipotizzando un amichevole ma serrato dialogo fra i due presidenti, Sergio Mattarella e Mario Draghi. Forse non sono distante dalla realtà, almeno lo spero.

Mattarella: «Ti dimetti? Lo sapevi benissimo fin dall’inizio che avresti avuto a che fare con una classe politica penosa, che ti ha concesso la fiducia obtorto collo, che ti avrebbe creato problemi a non finire…».

Draghi: «Sono d’accordo, ma tutto ha un limite! Non mi è possibile sopportare oltre questo stillicidio. Vado alle riunioni internazionali e tutti mi dimostrano stima e considerazione, torno precipitosamente in Italia e in parecchi mi sparano addosso. Non è una cosa seria!».

Mattarella: «E chi ha detto che la politica italiana, così come viene interpretata dai partiti attuali, sia una cosa seria? Ti ho conferito l’incarico di formare e guidare un governo al di fuori dei ristretti equilibri politici proprio per questo. C’è chi non sapendo esercitare un costruttivo diritto di critica punta ai ricatti da quattro soldi…C’è chi per difendere il governo rinuncia al sacrosanto diritto di critica, pensando che il tuo governo sia perfetto e nascondendosi dietro di esso. Non so sinceramente se debbano dispiacerti più gli uni o gli altri. Non dico di fregartene, come forse, sbagliando, in molti casi hai fatto, ma di usare la santa pazienza che la politica richiede».

Draghi: «Io non sono un politico di razza e quindi ammetto di fare una certa fatica a convivere con la vuota liturgia della politica. Non posso perdere tempo dietro i risentimenti psicologici di Giuseppe Conte, le masturbazioni pseudo-ideologiche dei grillini, i tira e molla di Salvini, etc. etc. La situazione è gravissima e questi sembrano non capirlo e non fanno altro che aggravarla ulteriormente».

Mattarella: «Ti capisco, anche se non sono d’accordo sul fatto che la liturgia politica sia vuota, le Istituzioni vanno rispettate nei loro meccanismi, senza meline, ma anche senza prevaricazioni e forzature. In questo momento però, scusami se mi permetto, non puoi gettare la spugna, sarebbe quasi un tradimento. Devi tenere duro. Sapessi quanto mi è costato accettare un secondo mandato: non farmene pentire, te ne supplico. Io posso darti tutto il mio sostegno assieme a qualche consiglio».

Draghi: «Ti ascolto. Concedimi però alla fine di decidere in autonomia. Non posso vivere continuamente sotto ricatto psicologico a causa di una banda di cretini…».

Mattarella: «Adagio, perché se c’è in Parlamento molta gente che non sa fare il proprio mestiere è altrettanto vero che è stata messa lì dal popolo italiano e quindi, non fosse altro che per questa ragione, merita, nonostante tutto, rispetto e considerazione. Ma vengo ai consigli, che peraltro non ti ho fatto mancare all’inizio e durante la vita del tuo governo. Mi permetto di dartene tre, brevi ma decisivi. Sforzati di operare concretamente per la pace, che viene prima delle alleanze, anzi ne dovrebbe costituire il presupposto irrinunciabile. Cerca di dare una prospettiva pacifica alla nostra politica estera in assoluto rispetto ai principi costituzionali.   Ricordati che, nonostante tutto, il popolo italiano è un popolo pacifico o almeno dobbiamo cercare di tradurre a livello istituzionale le pulsioni positive anche se disorganiche della gente».

Draghi: «La mia formazione culturale, non lo nascondo, è fortemente filo-americana. Mi sono sforzato di rivisitarla criticamente alla luce dei tragici eventi bellici che stiamo soffrendo. Forse non ci sono riuscito anche perché la realpolitik incombe e ci condiziona, è inutile nasconderlo. Facciamo un patto: prima di assumere ogni e qualsiasi impegno di carattere internazionale ti passerò parola e tu sciacquerai nell’Arno costituzionale le mie iniziative…».

Mattarella: «Non pretendo tanto, anche perché non saremmo rispettosi dell’autonomia dei ruoli che svolgiamo, ma tenere un filo costante di collegamento fra di noi può essere utile al Paese. Vengo alla seconda raccomandazione riguardante l’emergenza pandemica. Ho capito benissimo che l’azione del governo ha inteso rimettere in moto l’economia dopo le brusche, lunghe e sofferte frenate, ma, così come il presupposto nei rapporti internazionali deve essere la ricerca della pace, nel caso della pandemia, lo scopo fondamentale deve essere la difesa della salute delle persone. E non solo coi vaccini…ma anche e soprattutto potenziando, adeguando, razionalizzando la struttura sanitaria del Paese. Tallona al riguardo il ministro della salute, tieni aperto un canale collaborativo ma pressante con le Regioni. Non lasciarti andare a slogan ironici, su questo piano non si scherza. Scusami se mi permetto, ma era ed è uno dei punti fondamentali che ha consigliato la nascita del tuo autorevole governo».

Draghi: «Il discorso è molto difficile. Le competenze si sovrappongono. Ho commissariato la vaccinazione, non posso commissariare la sanità in toto. Tuttavia raccolgo con apprensione il tuo indirizzo programmatico e metodologico…».

Mattarella: «Vengo al tuo forte, all’economia, al PNRR, con tutto quel che segue. Non ho competenza e preparazione per entrare in questo merito, ma ti prego di essere molto concreto e serio negli aiuti alla gente che soffre e nell’offrire prospettive di crescita per le giovani generazioni e per i territori svantaggiati. Cerca di abbattere il più possibile le barriere burocratiche. Poni grande attenzione alle problematiche sociali, togliendo ogni e qualsiasi equivoco sul tuo governo visto come una sorta di bancomat europeo: il discorso è molto più grande e importante. Vanno bene i soldini, ma i salari vanno difesi e il lavoro va promosso e sprecarizzato».

Draghi: «Non posso che ringraziarti. Il lavoro è improbo, siamo al limite dell’impossibile. Le emergenze crescono. Temo di non farcela. Avrei bisogno di tanta sincera collaborazione e invece…».

Mattarella: «Vengo al punto squisitamente politico. La botte dà il vino che ha. In questa fase storica la politica non dà un gran vino.  Dobbiamo favorirne il recupero valoriale e programmatico. Ecco perché ho inteso e intendo evitare le elezioni anticipate. Andare alle urne non è una sciagura, anzi. Ma se il voto non è preceduto da proposte chiare e plausibile verso i cittadini, si rischia di votare al buio. Ti chiedo quindi di rimanere al tuo posto: vedrò di sollecitare ai partiti un rigurgito di serietà e responsabilità. Tu però vedi di ascoltarli, non bypassarli, non sottovalutarli. Ricordati che mediare in politica è un fatto imprescindibile: l’importante è mediare ai livelli più alti possibili. Non ti chiedo, per richiamare e parafrasare un famoso aforisma andreottiano, di tirare a campare, ma di aiutare il Paese a non tirare le cuoia. Vai in Parlamento, con dignità e umiltà, parla chiaro e chissà che riusciamo a saltarci fuori. Dai soprattutto l’idea di essere al servizio del Paese, di voler dialogare con le forze politiche e sociali, di volerti fare carico dei problemi e non farti prendere dall’ansia di difendere orgogliosamente il tuo operato».

Draghi: «Ci proverò. Ti ringrazio, ti chiedo scusa, ti esprimo la mia amicizia e riconoscenza anche a nome di tutti gli italiani».