Con le dita nella Marmolada

“Sulla transizione ambientale la politica è colpevolmente in ritardo. Io mi prendo la mia parte di responsabilità’ e cercherò’ di fare ancora di più’ e meglio”. Così’ il sindaco di Milano Giuseppe Sala, come riporta l’Ansa, ha commentato la tragedia della Marmolada sulle sue pagine social. “Nel dire, o anche solo nel pensare, che stiamo distruggendo il pianeta, commettiamo un errore. Semmai sarà il pianeta a distruggere noi umani – ha concluso -. Di quanti segnali abbiamo ancora bisogno per capire che siamo in emergenza e che dobbiamo cambiare ora stili di vita?”.

Il direttore del quotidiano Avvenire così risponde ad un lettore. “Ha ragione, gentile e caro lettore, a reclamare un’accelerazione nella transizione ecologica, anzi per usare un’espressione cara a Papa Francesco nella indispensabile conversione ecologica. Alcune delle iniziative e delle attività che lei elenca sono avviate (anche se non sviluppate appieno), altre languono, altre ancora restano sulla carta mentre si continua contraddittoriamente per vecchie strade. Perché? In parte per necessaria gradualità, ma troppo per inerzie dure a finire (anche negli stili di vita personali e familiari) oltre che per interessi ciechi. E perché tanti di noi continuano a votare slogan e non programmi di futuro”.

Alcuni mesi or sono l’ingegner Carlo De Benedetti è stato molto schietto sul discorso della transizione ecologica: “Sul clima ci stiamo ancora raccontando delle storie, il discorso riguarda tutti i governanti ampollosamente riuniti nei vari summit”. Incalzato nel merito della riconversione verde del capitalismo finanziario, ha onestamente ammesso di far parte di una generazione che ha gravissime responsabilità nell’avere letteralmente devastato il pianeta e di dovere chiedere scusa alle generazioni presenti e future per il danno arrecato al mondo intero. La salvaguardia dell’ambiente non era infatti una priorità, in passato non ci si è posti il problema. L’inversione di tendenza è tutta da inventare.  La situazione odierna del pianeta è molto peggiore di quella del 2015, data in cui vennero assunti impegni regolarmente e clamorosamente disattesi. Giocare al rimbalzo sui tempi lontani serve a poco, meglio sarebbe che ogni Paese entro il 31 dicembre di ogni anno inviasse un pubblico rendiconto all’Onu sul rispetto di alcuni fondamentali parametri preventivamente individuati e altamente significativi riguardo al rispetto ed al recupero dell’ambiente naturale.

Non è un caso se ho fatto riferimento a tre personaggi di spicco: un autorevole sindaco di una importantissima città, il sincero direttore di un giornale quotidiano, un imprenditore di alto livello. Tutti ammettono responsabilità, che peraltro sono di tutti. Di fronte al disastro del ghiacciaio della Marmolada ci si deve commuovere per le vittime, ci si dovrebbe impressionare per la spada ambientale di Damocle che abbiamo sulla testa, ci si dovrebbe impegnare concretamente a cambiare registro. Non basta mettere in pista un ministro, pur competente, esperto e valoroso che sia, per avviare la transizione ecologica, così come non basta costituire una commissione per affrontare e risolvere un problema.

Non ho niente da proporre e da suggerire se non la constatazione di avere costruito un mondo sbagliato da cui sarà molto difficile sganciarsi. Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha affermato se non erro in occasione dell’emanazione dell’enciclica “Laudato si’”: «Da oggi sarà più difficile per i grandi della Terra eludere le istanze ambientali. La riflessione che papa Francesco ci propone sta soprattutto nell’inquadrare, e ripetere più volte, che il cuore del problema è che la crisi ecologica e quella sociale sono due facce della stessa medaglia: l’una non si risolve senza l’altra».

Questo richiamo me lo sento addosso. Sono infatti sempre stato portato a mettere in priorità le problematiche sociali, quali ad esempio la salvaguardia e lo sviluppo dell’occupazione, rispetto a quelle ecologiche, ad esempio la difesa dell’ambiente dall’inquinamento. Ammetto di avere sbagliato. Non mi ritengo un inquinatore, ma nel mio piccolo non ho fatto tutto il possibile per non ritenermi il padrone, ma solo l’amministratore del creato. La storia ci sta presentando un conto salatissimo ed apertissimo: non so come, quando e da chi verrà pagato. Probabilmente da coloro che hanno meno responsabilità al riguardo: è sempre la solita storia…