La Pasqua a rovescio del patriarca Kirputin

Nelle immagini della partecipazione di Putin ai riti della Pasqua ortodossa era contenuto una sorta di “Bignami” degli errori storici delle religioni in combutta col potere. Tutte le religioni hanno questi scheletri negli armadi delle loro sacristie. Per i cristiani sarebbe come se Gesù, anziché essere messo in Croce dal potere religioso e da quello politico, avesse chiesto la protezione di Erode per sconfiggere Pilato e così diventare il messia-capo dell’ebraismo.

Non mi stupisce e scandalizza tanto il “baciapilismo putiniano” (l’Ucraina val bene una veglia pasquale), bensì il simoniaco e sacrilego atteggiamento ortodosso (è meglio che muoiano gli ucraini e non perisca la grande Russia ad opera dell’impero del male occidentale)

È vergognoso questo ripiegamento pseudo-religioso delle ragioni di Dio sulle ragioni mondane. Non so se agli occhi del Padre Eterno sia più colpevole Putin o il Patriarca Kirill: una gara infernale.  La buona fede non vale né per l’uno né per l’altro. Kirill con la sua follia sporcacciona si è preso una enorme responsabilità. Proviamo a pensare se Putin non avesse l’appoggio ufficiale della chiesa Ortodossa: la sua posizione sarebbe molto più debole con enormi vantaggi per tutti gli uomini amati dal Signore. Invece può contare su questo impensabile e incredibile assist. Si sa che alla posizione della più alta gerarchia non fa riscontro quella di tutto il clero e della gente di fede ortodossa: è stato così anche in Italia col fascismo.

Anche l’ecumenismo prende una gran brutta botta.  Riporto di seguito quanto scrivevo qualche anno fa nell’introduzione al bel libro dell’amico don Luciano Scaccaglia sull’ecumenismo “Da fratelli separati a Chiese sorelle”.

“Ammetto di nutrire da sempre un certo scetticismo riguardo alle prospettive di unificazione, o per lo meno di dialogo, fra le diverse confessioni cristiane: mantengo intatta, nonostante i tentativi anche sinceri, l’impressione che si tratti di divisioni dottrinali molto influenzate da questioni di potere. Gesù, pur non essendo un prete dell’epoca, conosceva molto bene i “suoi polli” e, pur aborrendole con nettezza, le commistioni tra religioni e potere: in fin dei conti la sua morte può essere fatta risalire proprio al timore, da parte dei capi religiosi, di perdere il controllo della situazione. Per questo pregò con intensità ed insistenza affinché i suoi discepoli potessero rimanere uniti nel suo nome, senza cadere nella tentazione del frazionismo o del settarismo al fine di difendere i loro “orticelli clericaloidi”.

Si sono scatenate guerre, persecuzioni, lotte, conflitti in nome della purezza evangelica, ma in realtà soprattutto per motivi di esercizio dell’importante e determinante potere religioso, temporale e non. Il peso della storia e della politica ha inoltre sovrapposto consistenti incrostazioni alle divergenze teologiche e il consolidamento degli schemi divisori ha portato alla radicalizzazione delle differenze, chiudendo i cristiani in veri e propri fortini.

Da qualche tempo fortunatamente certe barriere sono saltate e un dialogo, seppure troppo accademico, si è sviluppato, senza tuttavia produrre risultati eclatanti, ma ottenendo qualche significativo passo avanti. Molto curiosa e affascinante l’affermazione di un personaggio notevole (non ricordo chi sia…), protagonista della scena ecumenica, il quale consigliava di relegare le dispute teologiche assieme ai loro protagonisti su un’isola liberando il dialogo e la collaborazione dalla zavorra dogmatica per lasciarsi condurre dalla carità evangelica”.

Purtroppo il dialogo troverà non pochi inciampi dopo l’assurda e paradossale benedizione a Putin per un più o meno succulento piatto di lenticchie. Tutto il mal non vien per nuocere se servirà a capire che potere e fede cristiana non possono andare d’accordo. Come scrive su Avvenire Mauro Magatti sociologo ed economista, Vladimir Putin in chiesa col cero acceso durante la messa di Pasqua è un’immagine potentissima e gravida di conseguenze drammatiche: un duro colpo alle speranze di pace – la benedizione della Chiesa ortodossa rafforza il consenso interno del leader russo – ma anche alla stessa legittimazione della religione: se di fronte ai massacri più disumani non ha nulla da dire, che senso ha una Chiesa che si dichiara fondata sul Vangelo? Poniamoci questa domanda drammatica dopo aver celebrato la Pasqua che ha anche il significato di porre un limite invalicabile nei rapporti tra Stato e Chiesa, checché ne pensi Kirputin o Putkirill come dir si voglia.