Il “gascasino” europeo

Mentre gli Stati Uniti, tramite il suo vignettistico Presidente e il governo da lui guidato (?), fanno gli sbruffoni facendosi belli con l’Ucraina, ma facendo ricadere gli effetti negativi delle loro posizioni sull’Europa, la Ue non ha di meglio che fare il pesce in barile oscillando fra pacche sulle spalle a Zelensky e difesa del proprio portafoglio energetico.

Il punto dolente dei rapporti tra Russia e paesi Europei, Italia in primis, è quello delle forniture di gas, che sono indubbiamente una prevedibile arma di ricatto in mano a Putin, ma che costituiscono anche un crocevia delicato e pericoloso per i rapporti all’interno della Unione Europea.

Cosa sta succedendo? Una vera e propria guerra energetica! La Russia, per ovvi motivi valutari, chiede ai clienti europei di pagare il gas in rubli pena l’immediata e drastica interruzione delle forniture. Il ricatto russo, minacciato per settimane, è diventato realtà. Gazprom ha chiuso i rubinetti del gas a Polonia e Bulgaria perché si sono rifiutate di pagare le consegne in rubli. Lo ha confermato il gigante di Stato russo, spiegando in una nota ufficiale di aver «completamente sospeso le forniture a Bulgargaz e PGNiG», le due compagnie nazionali del gas.

Non tutte le società europee del gas però si stanno comportando come le sorelle polacca e bulgara: quattro società pagano in rubli e dieci società, tra le quali anche Eni, starebbero decidendo di pagare in euro sulla Gazprom Bank con possibilità per quest’ultima di convertire in rubli, un modo per aggirare l’ostacolo alla faccia delle sanzioni economiche contro la Russia.

La commissione europea con un documento emesso il 21 aprile scorso vieta il pagamento in rubli, ma non dice nulla sul convenzionamento con Gazprom bank, salvando la faccia dura delle sanzioni per poi chiudere un occhio sull’escamotage escogitato per dribblarle. Un’ambiguità che la dice lunga su questa sporca guerra, sull’inconcludenza dell’Europa, sull’(in)efficacia delle sanzioni economiche, sulla divergenza insanabile di interessi fra Usa e Ue. Inoltre ogni Paese europeo, in ordine sparso, sta facendo la questua del gas, rivolgendosi a paesi arabi e africani, che non hanno niente da invidiare alla Russia in materia di violazione dei diritti umani e di promozione bellica. L’ipocrisia la fa da padrona!

Evidentemente la Ue e i suoi membri non vogliono o non possono permettersi il lusso di essere autonomi rispetto agli Usa e quindi vanno a letto alla domenica con Zelenski, i giorni feriali pari con Biden e i giorni dispari con Gazprom. È la dimostrazione che l’Unione Europea non esiste e fa solo finta di esistere. Le difficoltà spesso sono paradossalmente utili a compattare le unioni più difficili e problematiche. Non è il caso europeo. La Ue è uscita malconcia dalla pandemia (che non è ancora finita): tutti ricordiamo i contrati stipulati alla “cazzo di cane” con le aziende farmaceutiche fornitrici dei vaccini. La guerra sta divaricando ancor più le posizioni rendendo incapace l’Europa di ogni e qualsiasi iniziativa di contrasto alla guerra e di promozione della pace.

E l’europeista Draghi, che negli auspici (anche miei) avrebbe dovuto dare impulso all’Europa e al ruolo italiano al suo interno? Prima se l’è cavata con l’ormai storica battuta del cavolo (‘Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?’), poi assente per Covid! Auguri vivissimi di pronta guarigione. Il silenzio di Draghi è di vile metallo e purtroppo va ben oltre le velleitarie e assurde pretese di chi vorrebbe rendere pubblico l’elenco delle armi da inviare all’Ucraina. Il problema sta nel fatto che non si capisce quale sia il disegno di Draghi a livello internazionale, europeo e forse anche nazionale, in un momento in cui ci sarebbe bisogno di guardare avanti coinvolgendo le istituzioni, di volare alto in favore della pace e di governare basso alle prese con i problemi concreti della gente (forse non esiste alcun disegno oltre l’elegante e tecnocratica gestione dell’esistente). Non è solo un deficit a livello comunicativo, si tratta di carenze a livello di sensibilità politica e sociale.

E Mattarella che lo ha collocato a Palazzo Chigi? Stanco di tutto e di tutti, costretto a rimanere in sella nonostante tutto. Buon lavoro per giungere al meritatissimo riposo.