La pace a singhiozzo

La cultura e la politica belliciste (Draghi compreso) si consolano “cantando” un ritornello che non mi piace per niente: “Se non avessimo riarmato l’Ucraina, ora non potremmo parlare di pace”. E chi l’ha detto? L’unico dato certo è che se l’Occidente non avesse inviato armi (a parte il fatto che l’Ucraina comunque aveva già i suoi arsenali preventivamente pieni e quindi non è poi vero che l’invasione sia stata un fulmine a ciel sereno) si sarebbero avuti meno morti, meno feriti, meno fughe all’estero e meno distruzioni in Ucraina e meno conseguenze catastrofiche nel mondo intero (vedi, tra le altre cose, la carestia in Africa).

Il ragionamento ha quindi tutta l’aria di un alibi ex post che vale fino a mezzogiorno, forse addirittura fino alle undici e trenta. L’aggressione russa avrebbe avuto certamente vita più facile, ma uno straccio di trattativa si sarebbe fatta ugualmente e probabilmente con risultati analoghi a quelli che usciranno dagli incontri prevedibili a distanza di quasi tre mesi dall’inizio della guerra.

I motivi del contendere erano e sono sempre gli stessi: l’autonomia di certe regioni ucraine russofone o russofile accertata con metodi democratici garantiti come tali dall’Onu o da chi per essa, la neutralità militare dell’Ucraina rispetto ai blocchi contrapposti fatta salva la sua libertà di scegliere le sue associazioni economiche e politiche, una politica di riconciliazione interna tra le varie componenti etniche del Paese. Sono sostanzialmente i punti che aveva acutamente individuato Henry Kissinger nel 2014: non mi si dirà che l’ex segretario di stato americano fosse un pacifista, era soltanto un intelligente osservatore della questione ucraina.

La trattativa si poteva e si doveva aprire ben prima dell’invasione, si poteva e si doveva aprire subito dopo l’invasione, si può e si deve aprire a invasione incallita e consumata. I risultati, gira e rigira, ruoteranno comunque attorno ai punti suddetti e non credo proprio che l’Ucraina strapperà maggiori e migliori condizioni dopo il braccio di ferro e il bagno di sangue. Non voglio, nel modo più assoluto sottovalutare e sminuire la resistenza del popolo ucraino, penso solo che sia molto discutibile l’atteggiamento prevalentemente di marca statunitense, che ha sostanzialmente dato per scontata l’apertura di un redde rationem tra Russia e Occidente e che assomiglia molto più ad un soffiare sul fuoco anziché a contribuire a spegnerlo.

Siamo ancora fermi al solito e stolto “si vis pace para bellum”, nel nostro caso se vuoi contribuire alla pace riempi l’Ucraina, Paese aggredito (lungi da me non riconoscerlo), di armi. Alla fine della fiera militare l’Ucraina sarà distrutta, ma l’Occidente salverà la faccia della democrazia.

Il profeta don Primo Mazzolari nel suo storico libro “Tu non uccidere” sostiene. «La dominazione comunista è crudele, straniera, pagana. Lo sappiamo. Ma anche quelli che governano il paese dove nacque Gesù erano stranieri, crudeli, pagani: pensate alle migliaia di fanciulli che in Giudea furono sgozzati, d’ordine di Erode, appena nato Gesù. La dominazione era crudele. Più ancora forse della dominazione comunista, ma Gesù non si è rivoltato, si è completamente sottomesso alla forza». Putin non è certo da meno del dominatore comunista, lo era di nome e di fatto, ora lo è rimasto di fatto. Ciononostante vale ricordare che Gesù “non si è rivoltato, si è completamente sottomesso alla forza”. C’è poco da fare. Pietro viene in soccorso di Gesù al momento del suo violento arresto e taglia un orecchio al soldato. Gesù non lo elogia anzi lo rimprovera e guarisce quel soldato. C’era uno spot pubblicitario che diceva: o così o pomì. Io sto dalla parte del così di Gesù piuttosto che da quella dei pomì orientali e occidentali.