Non rifiutiamo i rifiuti

La Regione Emilia-Romagna ha accolto la richiesta di aiuto del Lazio sui rifiuti, prevedendone lo smaltimento di piccole quantità prestabilite (non più di 15mila tonnellate provenienti da Roma), per un periodo limitato (43 giorni pieni), tassativamente non reiterabile, utilizzando tre termovalorizzatori (tra i quali quello di Parma).

La notizia di per sé non ha nulla di straordinario, ma induce a due riflessioni, una di tipo istituzionale, l’altra di carattere politico. In un periodo, in cui sembrano trionfare l’indipendentismo, la glocalizzazione, il ripiegamento sui propri interessi e problemi, l’innalzamento dei muri protettivi, un esempio di solidarietà tra Regioni ci fa capire come l’autonomia istituzionale, prevista peraltro dalla Costituzione Italiana e concretizzata più o meno bene nel nostro Paese, non debba prevaricare sul bene comune, facendo ricadere sui cittadini le difficoltà e i ritardi di un territorio rispetto ad un altro (bene ha detto in tal senso il Presidente emiliano Bonaccini).

Come afferma autorevolmente papa Francesco, sulla globalizzazione dell’indifferenza deve prevalere quella della solidarietà. La tentazione di assumere l’atteggiamento sussiegoso della formica rispetto al menefreghismo della cicala (del tipo “i romani si arrangino col loro rudo”) non deve diventare uno schema rigido nei rapporti istituzionali e territoriali. Credo al riguardo che la revisione e la precisazione dei poteri regionali debba essere effettuata a livello costituzionale (la tanto vituperata e bocciata riforma tentava di mettere qualche freno alla deriva autonomistica) per non lasciare pericolose occasioni di sviluppo agli egoismi ed ai particolarismi.

Ma c’è una seconda, spontanea anche se un po’ maliziosa, riflessione: è per lo meno curioso che i rifiuti di una città amministrata da una grillina doc vengano seppure parzialmente ed occasionalmente smaltiti dal termovalorizzatore di una città governata da un grillino “traditore”, considerato tale proprio ed anche perché incapace di bloccare la costruzione e l’utilizzazione di questo forno inceneritore. Lungi da me tornare sulla polemica dell’opportunità di questa struttura, per la quale ho sempre avuto non poche perplessità.

Desidero invece ricostruire la vicenda sul piano politico: Federico Pizzarotti diventa, alcuni anni or sono, sindaco di Parma, il primo sindaco Grillino in Italia, soprattutto sulla spinta di una demagogica volontà di bloccare la realizzazione del termovalorizzatore, peraltro già quasi ultimato. Poi si accorge di avere promesso l’impossibile e si adegua alla realtà dei fatti: diventa non solo per questo motivo un revisionista da confinare, ma i parmigiani, in mancanza di meglio, lo confermano quale primo cittadino.

Il testimone della sindacatura grillina doc passa a Virginia Raggi che in quel di Roma non ne azzecca una: la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti diventano per lei un tormentone burocratico-amministrativo e un flop post-elettorale. La capitale continua ad essere invasa dai rifiuti al punto da chiedere aiuto a chi detiene i tanto vituperati termovalorizzatori e il rudo arriva da Raggi a Pizzarotti, il quale, su impeccabile imbeccata regionale, fa buon viso a cattiva sorte, anzi rischia di fare un ulteriore figurone nei confronti degli ex-compagni che lo hanno sbrigativamente scaricato.

Il tempo è galantuomo. Chi di rifiuti ferisce di rifiuti perisce. Promettere è facile, mantenere molto meno. In politica la coerenza non è più una virtù…conta solo gridare e purtroppo la gente corre dietro a chi grida più forte. Successe a Gerusalemme duemila anni fa: quel Gesù osannato, che volevano incoronare re, fu messo in croce dopo pochi giorni sull’onda emotiva scatenata da chi gridava a squarciagola “crocifiggilo”. Forse ho semplificato un po’ troppo, sulle vicende odierne e su quelle della morte di Cristo, ma penso sia chiaro quel che volevo e voglio dire.