La disintossicazione dalla politica politicante

La lingua batte dove il dente duole…Continua la riflessione sulla politica ciarlatana e sul rischio della fuga qualunquista. Non so se sia colpa del caldo (soffro anche se ammetto che non ci sia niente di straordinario se d’estate si suda), ma faccio una fatica enorme a seguire la politica sui giornali e sulle televisioni: un senso di sazietà che rischia di portarmi progressivamente e pericolosamente al rifiuto. Sto diventando un qualunquista? Dal momento che il torto e la ragione non stanno sempre e solo da una parte, sicuramente io avrò le mie colpe, ma anche i politici e i politicanti hanno le loro.

Comincio onestamente dalla mia sponda per ammettere che col passare degli anni sono portato a un po’ di pigrizia mescolata a presunzione: la stanchezza di affrontare gli enormi problemi della nostra società, obiettivamente oltre la mia portata,   la presunzione di affrontare argomenti e discorsi già sentiti e risentiti. Queste sensazioni dovrebbero essere convertite in saggezza, ma non è facile e allora rischiano di afflosciare la volontà e la combattività per lasciare posto alla superba rassegnazione.

Lascio da parte la psicologia e vengo all’altra sponda: il dibattito politico. Chi scrive, molto spesso lo fa per mera routine giornalistica o editorialistica. Chi parla, lo fa per spettacolarizzare il proprio operato e le proprie idee. Il tutto crea un clima insopportabile e inagibile. Parlando con amici e conoscenti raccolgo adesioni convinte in tal senso. Qualcuno da parecchio tempo mi ha autorevolmente consigliato di ridurre allo stretto necessario la lettura dei giornali per privilegiare quella a livello di saggistica storica di alto bordo e di narrativa. Finora però la tentazione di rimanere al passo con la cronaca mi ha frenato e incollato ai giornali.

Nella mia vita, purtroppo, ho assunto le decisioni importanti sull’onda (meglio dire sotto l’onda) traboccante degli eventi: forse sta succedendo così anche per la politica. Sono tanti e tali le cazzate che girano da indurmi ad un significativo passo indietro. Faccio un esempio per spiegarmi meglio. È opportuno piegarsi a leggere le strategie del centro destra italiano, tra personaggi squallidi o improvvisati che pontificano sul nulla, oppure è meglio approfondire il ruolo storico della destra fra liberalismo, conservatorismo e estremismo? Lo stesso discorso, fatte le debite differenze, può valere per il centro-sinistra. È inutile perdersi dietro le stramberie di Beppe Grillo: meglio studiare i rapporti storici fra democrazia, partecipazione, popolarismo e populismo. Poi magari, solo per rilassarsi e sorridere, si può anche leggere di Berlusconi, Salvini, Grillo; per incazzarsi meglio Bersani e D’Alema; per stordirsi pensare a Renzi.

Proposito post-ferragostano: una terapia sperimentale a scalare. Non mancherò di tenere informati i miei scarsi ma carissimi lettori sugli effetti. Ogni cura ne ha di collaterali: speriamo che, nel mio caso, non si scateni una vera e propria reazione allergica alla politica. Per uno come me sarebbe un autentico disastro culturale ed un fallimento qualunquista. Ho avuto educatori esemplari al riguardo: mi sapranno salvare?!