L’Avvenirismo di papa Francesco

Quando il quotidiano cattolico Avvenire, con tanto di sviolinata personale del suo direttore Marco Tarquinio, ha operato pochi giorni or sono una sorprendente ed incauta apertura di credito nei confronti di Beppe Grillo e del suo movimento, un mio carissimo amico, attento osservatore delle vicende politiche italiane e della vita della Chiesa, dopo avermi espresso tutto il suo stupore, mi ha girato una domanda che si era posto: «Possibile che i vescovi e papa Francesco non ne sapessero nulla? Ci sarà sotto qualcosa? Dove si vuole andare a parare con questo atteggiamento aperturista verso il M5S?».

In effetti che una simile posizione non fosse stata preventivamente concordata con i massimi esponenti dell’episcopato italiano, di cui Avvenire è voce giornalistica, e tramite essi con il Papa, sembrava assai poco probabile.

I giorni successivi hanno visto reiterati chiarimenti da parte del direttore del quotidiano e numerosi distinguo dei vescovi, massimi esponenti della Conferenza Episcopale Italiana. I casi sono due: o Avvenire ha fatto una pericolosa fuga in avanti o i vescovi gliel’hanno fatta fare, salvo poi tirarsi indietro sul più bello. Non sarebbe la prima volta che succede: la gerarchia cattolica manda in avanscoperta qualche laico più o meno devoto, per poi lasciarlo inesorabilmente nella cacca. Capitò ai tempi del referendum abrogativo sul divorzio, con i comitati che lo promossero e con la DC che lo appoggiò: tutto mentre la gerarchia parlava bene (?), con le solite dichiarazioni di principio, ma razzolava male, tenendosi al coperto con le mani piuttosto libere in vista di contenziosi ben più succulenti con lo Stato italiano. Si tratta dei soliti balletti sui principi irrinunciabili, finalizzati ad altri compromessi col potere politico. La risposta che mi ero dato, di fronte alla pelosa ospitalità di Avvenire verso Grillo ed i suoi argomenti, era propria questa: vogliono mettere le mani avanti, non si sa mai che questi grillini vadano al potere, meglio tenerseli buoni…

Mi è capitato di assistere a un dibattito televisivo sulla questione ong/trafficanti/inchieste, durante il quale il direttore di Avvenire Marco Tarquinio ha tenuto un atteggiamento forte (quasi stizzito) nei toni e documentato nel merito, distinguendosi nettamente ed inequivocabilmente dagli atteggiamenti di Lega e M5S. Ho immediatamente pensato che si trattasse anche di una presa di distanza rispetto all’avvicinamento precedentemente giocato sul filo del rasoio.

Poi è arrivato addirittura un discorso del papa all’Azione cattolica, preceduto dalla conferenza stampa sull’aereo di ritorno dal viaggio in Egitto. Facendo riferimento alla Francia, ma con evidente parallelismo con l’Italia, Francesco ha dichiarato con un fondo di furba ironia: «Dico la verità, non capisco la politica interna francese e ho cercato di avere buoni rapporti anche col presidente attuale. Dei due candidati francesi non so la storia, non so da dove vengono, so che una è una rappresentante della destra, ma l’altro non so da dove viene e per questo non so dare un’opinione. Parlando dei cattolici, un giorno uno mi ha detto: “Perché non pensa alla grande politica?”. Intendeva fare un partito per i cattolici! Ma questo signore buono vive nel secolo scorso!». A buon intenditor poche parole…

Al raduno di Azione Cattolica il papa è tornato sull’argomento ed ha ufficializzato la posizione invitando i cattolici ad entrare in politica, ma “nella grande politica”, quella “con la “P” maiuscola”, ribadendo la validità della “scelta religiosa” fatta da questa importantissima associazione, dal Concilio in poi: puntare cioè sulla formazione dei credenti e della loro coscienza politica, rinunciando ad ogni e qualsiasi sponsorizzazione e compromissione prospettica col potere politico ed economico, alla promozione di assi preferenziali e soprattutto all’idea di risuscitare direttamente o indirettamente un partito cattolico.

Sembra emergere chiaramente un distacco della Chiesa istituzione, ma anche della Chiesa comunità,   dai discorsi e dagli schieramenti politici, lasciando alla scelta personale dei credenti l’adesione a partiti e movimenti, riservandosi solo di “parlare dei valori in se stessi, di difendere la pace, l’armonia dei popoli, l’uguaglianza dei cittadini”, senza immischiarsi in giudizi politici e tanto meno partitici.

Il sottoscritto (nonché il caro amico che mi aveva messo la pulce nell’orecchio) è servito. Meno male! A scanso di equivoci mi permetterei comunque di consigliare al Papa di porre molta attenzione ai prossimi assetti di vertice della Cei ed alle mosse dell’episcopato italiano (lungi dall’essere tutto a sua immagine e somiglianza).

Resta qualche dubbio sull’origine delle avance “Avveniristiche”. Qualcuno ha pestato e si sta pulendo le scarpe. Forse sono scarpe episcopali, forse laicali, forse le une e le altre. Anche Beppe Grillo, se mai si illudeva, è stato servito. Lui, che è tanto coraggioso e spregiudicato nei giudizi, dica chiaramente se si è sentito buggerato (cosa non impossibile). Gliene sarei grato.