Crescete e…non moltiplicatevi

Gli esperti non sono affatto d’accordo sul rapporto tra le risorse del nostro pianeta e le esigenze dei suoi abitanti. Secondo una corrente di pensiero prevalentemente laica gli uomini sulla terra sarebbero troppi e mal distribuiti e bisognerebbe di conseguenza mettere in atto morbide e civili procedure di controllo delle nascite, soprattutto in certe aree sottosviluppate, proprie quelle in cui il tasso di natalità è più alto.

A queste opinioni si contrappongono coloro, prevalentemente di matrice cattolica, che sostengono come le risorse sarebbero più che sufficienti agli abitanti del pianeta, anche in prospettiva, a condizione che fossero equamente e proporzionalmente distribuite, senza alcuna necessità quindi di calare dall’alto meccanismi di contenimento delle nascite.

Sono due approcci molto diversi che partono oltretutto da dati scientifici e statistici contrapposti. Viene spontaneo chiedersi: bastano o no le risorse a coprire adeguatamente le necessità di tutti   i cittadini del mondo? Domanda a cui nessuno, credo, possa dare risposte precise.

Ragion per cui propendo per stare, come si suol dire, nei primi danni. Pur condividendo appieno la tesi di chi auspica un’equa distribuzione dei beni, concentrati in poche mani mentre i molti soffrono e rischiano di morire d’inedia, non mi pare il caso di insistere sul no etico al controllo delle nascite per i popoli in cui tale controllo semmai viene di fatto eseguito a livello di mortalità infantile e dovuta a denutrizione e malattie conseguenti a (per dire poco) precarie condizioni igienico sanitarie.

Ritengo quindi socialmente arretrata e dogmaticamente arroccata la posizione della Chiesa cattolica, allorquando non ammette una seria e ragionata istituzione di procedure anticoncezionali. Ricordo che mia sorella, cattolica convinta e praticante, di fronte alle immagini di popolazioni sofferenti per fame e denutrizione, diceva senza evidenziare dubbio alcuno: «Occorrono vagoni e vagoni di pillole anticoncezionali, altro che balle…».

Tanto come di fronte alla piaga dell’AIDS: si sta a sottilizzare sulla liceità dell’uso del   preservativo, mentre migliaia di persone muoiono distrutte da questo virus. «Vagoni e vagoni di preservativi, altro che balle…» aggiungo io. D’altra parte i missionari, unici portatori credibili di principi cristiani in questi ambienti martoriati, credo non si facciano alcun scrupolo nel distribuire preservativi a difesa dell’integrità fisica di tante persone. Qualcuno, bello come il sole, dice che non basta e che il metodo non è sicuro. Beh, intanto cominciamo così, poi viene il resto…

Certamente viene il discorso politico dell’equa distribuzione delle risorse: problema enorme che li riassume tutti. Quindi non mi sembra possibile affrontarlo in questa sede, se non per auspicare che tutti facciano l’impossibile per superare la vergognosa situazione esistente.

Vorrei invece spendere due parole sui dati della natalità nel nostro Paese, nettamente ed in continuo calo, dovuto, a detta dei soliti sociologi chiacchieroni, alla difficoltà nell’occupazione giovanile, al problema abitativo, alle carenze nei servizi all’infanzia, alle deboli politiche di sostegno alla famiglia e alle coppie giovani.

Si è radicata l’idea che, in poche parole, in Italia si facciano pochi figli, perché le condizioni economiche delle nuove generazioni sono piuttosto critiche. Non ne sono mai stato convinto. A supporto dei miei dubbi ricordo innanzitutto quanto mi diceva un carissimo amico di una certa età: «Se ai miei tempi si fosse aspettato a sposarsi e a fare figli di avere lavoro, casa, condizioni economiche, discrete, stabilità, etc., non si sarebbe sposato nessuno e nessuno avrebbe fatto figli, invece…». Osservazioni molto elementari, sociologia spicciola, a volte molto meglio di quella sbandierata prezzolatamene sui giornali e sui media in genere.

Poi arrivano anche i dati statistici, che, se non erro, dimostrano come ci sia una corrispondenza storica tra aumento del benessere e calo della natalità. E allora? Tutto diverso da quel che si sostiene con tanta enfasi. Può darsi che la verità stia nel mezzo.

Se guardo ai miei genitori ed alla storia della mia famiglia posso raccontarvi che mio padre e mia madre si sposarono senza alcuna copertura economica alle spalle: mio padre era un lavoratore edile e quindi soffriva una disoccupazione stagionale piuttosto prolungata, mia madre aveva l’intenzione di aprire un laboratorietto di maglieria (sapeva l’arte, ma sposandosi l’aveva messa da parte, in attesa di risorse da investire), la casa era una topaia in comune con la famiglia paterna di origine. Mia sorella nacque in questo contesto. Io nacqui a distanza di tempo, quando la situazione era un pochettino migliorata, ma feci in tempo a trascorrere la mia prima infanzia in un ambiente di grande e dignitosa povertà. Poi le cose, pian piano, a furia di enormi sacrifici, migliorarono. Se i miei potenziali genitori avessero adottato le loro scelte esistenziali sulla base dei criteri odierni, io sarei ancora nella mente di Dio. Magari l’umanità ci avrebbe guadagnato, ma questo è un altro discorso.