Fare il papa non è uno scherzo

Papa Francesco ha deciso di consacrare la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Lo farà il prossimo venerdì 25 marzo durante la Celebrazione della Penitenza che presiederà alle ore 17 nella Basilica di San Pietro. Lo stesso atto, sempre nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Solennità dell’Annunciazione del Signore, sarà compiuto a Fatima dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di sua santità, come inviato del Santo Padre. Non è certamente un atto disperato dopo gli inutili sforzi diplomatici compiuti dalla Santa Sede e non è nemmeno una confessione di impotenza degli uomini più volte sollecitati a ravvedersi e allontanarsi dalla logica di guerra. È un atto di fede, di speranza e di carità. L’unico barlume di luce nella notte fonda che stiamo vivendo. I peccati del mondo non ci esimono tuttavia dal guardare a quelli della Chiesa, di tutta la Chiesa, quella ortodossa e quella cattolica, quella delle alte gerarchie e del popolo di Dio, quella dei preti e dei laici.

Come non andare alla storica sera, in cui papa Francesco, appena eletto, si presentò, con atteggiamenti e simbologie rivoluzionari, sulla balconata di S. Pietro: ero davanti al video in compagnia di mia sorella Lucia. Quella sera io trattenevo con difficoltà le lacrime per l’emozione, Lucia era entusiasticamente propensa a cogliere finalmente il “nuovo” che si profilava. Eravamo entrambi convinti che fosse successo qualcosa di grande per la Chiesa cattolica. Questa volta lo Spirito Santo era arrivato in tempo. Ricordammo al proposito una gustosa barzelletta. Dicono piacesse molto a papa Giovanni Paolo II.

“Dio Padre osserva, con attenzione venata da una punta di scetticismo, l’attivismo dei cardinali di Santa Romana Chiesa, ma non riesce a capire fino in fondo lo scopo della loro missione. Con qualche preoccupazione decide di interpellare Dio Figlio in quanto, essendosi recato in terra, dovrebbe avere maggiore dimestichezza con questi importanti personaggi a capo della Chiesa da Lui fondata. Dio Figlio però non fornisce risposte plausibili, sa che sono vestiti con tonache di colore rosso porpora a significare l’impegno alla fedeltà fino a spargere il proprio sangue, constata la loro erudizione teologica, la loro capacità diplomatica, la loro abilità dialettica, ma il tutto non risulta troppo convincente e soprattutto rispondente alle indicazioni date ai discepoli prima di salire al cielo.  Anche Dio Figlio non è convinto e quindi, di comune accordo, decidono di acquisire il parere autorevole di Dio Spirito Santo, Lui che ha proprio il compito di sovrintendere alla Chiesa.  Di fronte alla domanda precisa anche la Terza Persona dimostra di non avere le idee chiare, di stare un po’ troppo sulle sue ed allora il Padre insiste esigendo elementi precisi di valutazione, minacciando un intervento diretto piuttosto brusco e doloroso. A quel punto lo Spirito Santo si vede costretto a dire la verità ed afferma: «Se devo essere sincero, anch’io non ho capito fino in fondo cosa facciano questi signori cardinali, sono in tanti, ostentano studio, predica e preghiera. Pregano soprattutto me affinché vada in loro soccorso quando devono prendere decisioni importanti. Io li ascolto, mi precipito, ma immancabilmente, quando arrivo col mio parere, devo curiosamente constatare che hanno già deciso tutto!»”

Le premesse c’erano, ma le promesse sono state mantenute? Quando ascolto le parole di papa Francesco ribadisco in cuor mio che qualcosa è cambiato nella Chiesa anche se era ed è sbagliato aspettare le innovazioni solo ed esclusivamente dal papa: una Chiesa “papacentrica” non è né evangelica né conciliare.

Poi quando osservo criticamente le istituzioni ecclesiali, quelle vaticane in particolare, ho l’impressione che Bergoglio abbia predicato bene nel deserto dei poveri e razzolato male in Vaticano. A giudicare dalle ostilità che incontra ad alto livello sembrerebbe il contrario: molti nemici nella gerarchia, molto onore fra la gente. Si dice che il suo obiettivo non siano le riforme strutturali, ma la testimonianza evangelica: è sacrosanto ammettere che tutto il nuovo viene dal Vangelo, ma non vorrei però che succedesse come in politica laddove i primi ad applaudire alle critiche sono proprio coloro che se le dovrebbero sentire addosso.

Sono partito da una barzelletta e concludo dopo nove anni del pontificato bergogliano: non porgo auguri e ringraziamenti, ma me la cavo con un’altra barzelletta. Questa seconda è stata raccontata da don Andrea Gallo parecchi anni fa a Parma al Festival della poesia, al termine di uno spettacolo che Cinzia Monteverdi ha tratto da un libro dello stesso don Gallo con le canzoni di De André. Ecco il testo autentico della barzelletta, che aveva sconcertato qualcuno, peraltro privo di humor e di senso autocritico.

«Voi sapete che nella nostra Santa Madre Chiesa, uno dei dogmi più importanti è la Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’amore e la comunione vanno in tutto il mondo, e si espandono. Lo Spirito Santo dice: “Andiamo a farci un giro. Io sono affascinato dall’Africa”.  Il Padre risponde: “Be’, io andrò a vedere il paradiso delle Seychelles. Perché non capisco come mai i miei figli e figlie hanno il paradiso in terra”. Gesù ascolta e non risponde. Allora gli altri due: “Tu non vai?” Gesù: “Io ci son già stato duemila anni fa”. “Non ci farai mica far la figura che noi andiamo e tu rimani”, gli dicono in coro il Padre e lo Spirito Santo. “Va be’, allora vado anch’io”. “Dove vai?” “A Roma”. “Sì, ma a Roma dove vai?” “Vado in Vaticano”. “In Vaticano?”, dicono increduli il Padre e lo Spirito Santo. Gesù risponde: “Eh sì, non ci sono mai stato”».

Mi permetto di aggiungere un amaro finalino. Ebbene, ipotizziamo che Gesù arrivi in Vaticano: bisognerebbe innanzitutto ringraziarlo, ma troverà la fede o la solita gazzarra affaristica. Si feliciterà per la rimozione della sporcizia denunciata da papa Ratzinger e poi andrà a sbirciare sotto i tappeti e se la ritroverà intatta e puzzolente. Chiamerà allora a rapporto papa Francesco e gli chiederà conto. Lui potrà rispondere di avercela messa tutta per ripulire, rinnovare, cambiare, ma di non avere ottenuto evidenti e grandi risultati. Gesù risponderà: “Ho capito tutto, me ne ritorno in Paradiso, anche se temo che il Padre mi rimanderà in terra, ma questa volta in croce ci andrà qualcun altro… San Francesco è stato perfetto nel portarla su di sé fino in fondo, tu papa Francesco te la sei faticosamente trascinata senza arrivare, almeno per ora, alle estreme conseguenze, ma c’è chi finora non l’ha toccata neanche con un dito e non la scapperà…”.