Per la seconda volta in pochissimi giorni il governo Draghi va in difficoltà sulla riforma del catasto e si salva per il rotto della cuffia. Il centro-destra, come scrive Paola Di Caro sul “Corriere della Sera”, del no a questo provvedimento ha fatto una battaglia campale e una bandiera ed ha voluto dare una prova di unità, fortemente richiesta da Silvio Berlusconi, che tiene moltissimo a questo tema in adesione alle organizzazioni di categoria dell’edilizia, compatte nel respingere la riforma.
Non entro nel merito del provvedimento: dico la verità, non ne ho né la voglia (in tutt’altri pensieri concentrato), né la competenza (da fiscalista in pensione preferisco altri argomenti). Il discorso è poi tutto politico: il catasto, le tasse, le tasche degli immobiliaristi, le preoccupazioni degli imprenditori edili sono molto secondari rispetto alla voglia matta di recuperare un minimo di identità unitaria da parte del centro-destra, che sta tentando di sventolare una bandiera comune, di fare la voce grossa con Draghi, condizionandolo e indebolendolo perché troppo forte, di strizzare l’occhio ad un elettorato distratto e confuso, di provare a battere un colpo dopo le clamorose battute a vuoto della vicenda quirinalizia, di sganciarsi dalla melassa filo-governativa conseguente alla guerra in Ucraina.
Come al solito Matteo Salvini, che vuol fare il primo della classe, senza averne le qualità e le capacità, non sta in gruppo, scalpita, cerca gloria in proprio e finisce con le pive nel sacco. Scrive Massimo Gramellini al riguardo: “Sarebbe facile infierire sul Salvini pacifista, umiliato dal sindaco di un paesino polacco ai confini dell’Ucraina, il quale si è rifiutato di riceverlo sventolandogli davanti alla faccia e, quel che è peggio, alle telecamere, la maglietta con l’effigie di Putin da lui più volte indossata in passato. Quando hai uno scheletro nell’armadio, o tieni chiuso l’armadio o butti lo scheletro. O taci su Putin, come Berlusconi, o riconosci di avere sbagliato a tesserne le lodi. L’unica cosa che non puoi fare è fare finta di nulla, pensando di poterti reinventare senza doverti giustificare. Salvini si è tolta la maglietta del putiniano per mettere quella del crocerossino con la disinvoltura di un bambino cha cambia la maschera di carnevale. (…) Gli è bastato avvicinarsi a un teatro di guerra perché l’incanto si rompesse e lui si ritrovasse di nuovo nel tempo, con il passato addosso”.
Mi sono detto: se gli abitanti di uno sperduto paesino, molto probabilmente di destra, hanno capito tutto e in fretta di questo assurdo personaggio politico italiano, cosa penseranno gli italiani che continuano a prestargli tanta attenzione? Cosa ne penserà Luca Zaia così pragmaticamente libero di mente e di comportamento amministrativo? Cosa ne penseranno i suoi potenziali elettori di centro-destra?
Le emergenze scoprono gli altarini, costringono tutti a tornare coi piedi per terra: gli americani hanno trovato la forza post-pandemica di mandare a casa Donald Trump (magari adesso saranno pentiti, vista l’inconsistenza di Joe Biden). Gli italiani troveranno la forza post-bellica di mandare a casa Salvini?
Il pericolo è quello di fare scelte dettate unicamente dall’emergenza, finita la quale si ritorna tutti al punto di partenza, più o meno becchi e bastonati, col risultato di cadere dalla padella nella brace. Vale sempre la battuta di quel baritono contestato dal pubblico, che non trovò di meglio che giustificarsi dicendo: “Fischiate me? Sentirete il tenore…”. Non so se Salvini sia un baritono o un tenore, certamente è un politico stonato, che pretende di cantare a soggetto.
Fuor di metafora, agli italiani, scartato Salvini, potrebbe capitare di ritrovarsi a fare i conti con Giorgia Meloni, incontrastata leader del centro-destra e magari candidata a Palazzo Chigi con buone probabilità di successo. Di fronte a questa eventualità, l’ingegner Carlo De Benedetti ha recentemente risposto che la Ue non permetterà una simile catastrofe. Spero abbia ragione, anche se, a giudicare dalla debolezza europea e dalle scarse alternative in campo, non c’è da farsi grandi illusioni. Tenendo conto che magari Mario Draghi nel frattempo se ne sarà tornato a casa.