“All’Europa chiedo di non distribuire armi letali ai confini con la Russia, ma di perseguire la via del Santo Padre: confronto, dialogo, diplomazia, sanzioni”, dice Matteo Salvini parlando in tv, a Mezz’ora in più. “Sono contro l’invio di militari, di bombe e di missili. Preferisco parlare di corridoi umanitari e non voglio che la risposta dell’Italia e dell’Europa, culla di civiltà, sia quella di distribuire armi letali. Comunque non in mio nome”, aggiunge.
Non si fa attendere un tweet di risposta del leader di Azione Carlo Calenda. “‘No alle armi letali. Cosa dobbiamo inviare secondo Salvini delle fionde? Dei fucili a coriandoli? Delle felpe?”. Così ha replicato Calenda, scrivendo inoltre: “Già sono insopportabili i distinguo e le furbizie su Covid o politica economica ma su politica estera e di difesa in tempo di guerra sono inaccettabili. Se Salvini non riesce a staccarsi da Putin se ne vada all’opposizione. E si assuma per una volta le sue responsabilità”.
Alla luce di queste notizie attinte dal sito del quotidiano “La Repubblica”, posso pormi una domanda provocatoria? Chi dei due è un politico di sinistra e chi di destra? Seguendo le categorie di un tempo non avrei alcun dubbio: Salvini è un (quasi) pacifista di sinistra: Calenda è un (quasi) guerrafondaio di destra.
Come passa il tempo e come cambiano i giudizi: oggi Salvini è considerato un populista di destra e Calenda è un moderato progressista.
Poi sul più bello arriva Draghi e compatta tutti con una nota: “L’Italia dà il suo pieno e convinto appoggio al pacchetto di misure contro la Federazione Russa presentato dalla Commissione Europea. L’aggressione dell’Ucraina è un atto barbaro e una minaccia per tutta l’Europa. L’Unione Europea deve reagire con la massima fermezza”.
Salvini a sera fa l’offeso, ma fa sostanzialmente marcia indietro. “La Lega vuole la pace, lavora per la pace, prega per la pace. Che tristezza le polemiche politiche di qualcuno, pochi per fortuna, anche di fronte a guerra e morte. Piena fiducia in Draghi e nel governo per fermare, con ogni intervento e aiuto necessario, l’aggressione russa, le bombe e il sangue. Ucraina e Russia parlano di dialogo e incontri diplomatici, questa è la via”. Sono le sette di sera e il leader leghista, di lotta e di governo, torna nei ranghi. Oggi la Lega, dopo queste ultime parole, non potrà non votare insieme al governo.
Persino Fratelli d’Italia non dovrebbe fare mancare il suo appoggio a un atto che il governo auspica unitario. Ieri Draghi ha sentito Silvio Berlusconi. Fratelli d’Italia dovrebbe partecipare alla riunione preparatoria che si terrà con i gruppi di maggioranza e il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà. Una chiara volontà di non essere esclusa dalla partita. L’altra sera, negli Usa, Giorgia Meloni ha tracciato la linea: “In politica estera, quando si tratta di difendere interessi strategici e valori fondamentali una dimostrazione di debolezza non è un’opzione. Gli antichi romani dicevano: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. E oggi è il momento di essere uniti e prendere posizione”.
In cauda venenum: si fa sempre molto presto a trovare un accordo in una logica di guerra. Molto più difficile costruire seriamente la pace. Mio padre diceva sconsolatamente: “Quand as trata ‘d fär d’il guéri, ien sémpor tùtt dacordi…”. Mi auguro che la ritrovata compattezza a livello politico italiano e quella ben più importante a livello delle istituzioni europee non sia perseguita e ottenuta in una logica militarista di difesa democratica: difendere la democrazia con le armi, checché se ne dica, è un’opzione contraddittoria alla quale si giunge per l’inerzia del passato e ponendo le premesse per sicuri fallimenti futuri.
Mi sono sinceramente commosso vedendo la calorosa accoglienza riservata dal Parlamento europeo al presidente ucraino Zelensky e alle sue drammatiche richieste di aiuto e di ammissione alla Ue. Quale sia in questo momento storico il modo migliore per aiutare l’Ucraina, al di là della disponibilità ad accogliere i profughi, al di là degli aiuti economici e dei sacrifici conseguenti alle sanzioni imposte alla Russia, non ho la lucidità e la lungimiranza per comprenderlo. Sulle armi mi permetto di dubitare che possano essere la strada per rispondere alle grida disperate degli ucraini e temo possano diventare un triste canovaccio per risolvere i problemi, lasciandoli marcire per poi affrontarli quando è troppo tardi e non rimane altro che l’utilizzo della forza seppure a livello difensivo (?).
Per quanto concerne l’adesione dell’Ucraina alla Ue mi sembra sinceramente una comprensibile ancora di salvataggio per chi si vede e si sente aggredito e massacrato, ma un discorso prematuro per gli assetti pacifici internazionali realisticamente perseguibili in questa delicatissima fase. Forse è il momento degli aiuti umanitari, le scelte di schieramento sullo scacchiere europeo hanno bisogno di essere vagliate e discusse in un clima sereno e garantista per tutti.
Ancora un pizzico di veleno. La (quasi) obbligata unità delle forze politiche, conseguente alla crisi bellica, costituisce un dato obiettivamente interessante, ma può anche essere un motivo di confusione in più per avere seri dubbi su chi votare alle future consultazioni elettorali amministrative, regionali, politiche ed europee. Io, come noto, sono un incontentabile ed inguaribile “sinistrorso”, resto per sempre un “comunistello di sagrestia” e quindi…non faccio testo.