Roberto Benigni ricevendo il prestigioso e meritatissimo Leone d’oro alla carriera non ha mancato di ringraziare tutte le persone che l’hanno aiutato a diventare ciò che è oggi: Giuseppe Bertolucci e Vincenzo Cerami, Fellini, Renzo Arbore e Massimo Troisi, Woody Allen, Jim Jarmusch e Matteo Garrone, regista della sua ultima avventura cinematografica, Pinocchio. “Io meritavo un gattino, un micino, ma un Leone d’Oro alla carriera qui a Venezia è veramente il premio più prestigioso più bello, più lucente, più luminoso che si possa sognare in Italia e nel mondo” ha cominciato Roberto Benigni, per poi chiedere un po’ di tempo per ringraziare la persona più speciale.
“Voglio dedicare qualche momento del mio discorso alla mia attrice prediletta: Nicoletta Braschi. A lei non posso nemmeno dedicare questo premio, perché il premio è suo. Abbiamo fatto tutto insieme per quarant’anni ininterrotti di lavoro. Io conosco una sola maniera di misurare il tempo: con te e senza te” ha detto Benigni dal palco visibilmente emozionato, poi ha continuato dicendo di voler dividere (anche fisicamente) il premio con lei: “Io prendo la coda per muovere l’allegria, le ali sono tue. Se qualcosa ha preso il volo è grazie a te, è grazie alla tua luce, al tuo talento e al tuo mistero, al tuo fascino, alla tua bellezza, alla tua femminilità”.
Roberto Benigni e Nicoletta Braschi: la storia d’amore “senza fine”. L’attore commosso ha concluso: «È stato proprio un amore a prima vista, anzi a ultima vista, anzi a eterna vista». Sono parole enormi pronunciate in un mondo, quello del cinema, pieno di avventurismo pseudo-sentimentale e lanciate a tutti, un invito a volare alto, parole laicamente religiose, spettacolarmente sobrie, reazionariamente rivoluzionarie.
La loro storia nasce a Roma, dove Nicoletta, nata a Cesena, si era trasferita per studiare all’Accademia d’arte drammatica. Un colpo di fulmine e una quotidianità fatta di condivisione: «Lui veniva a prendermi e andavamo al cinema quasi tutti i giorni; quando si riusciva anche a teatro. Ci passavamo i libri», aveva spiegato in una vecchia intervista.
Faccio mie le parole di Dacia Maraini ed esprimo, come lei, una grande stima per Benigni, che è un grande attore, ma anche un uomo a tutto tondo. Non succede spesso che registi e autori cinematografici e teatrali ricordino che accanto a loro nel processo di creazione c’è sempre una donna che, con la sua presenza, porta rassicurazione, calore, affetto, stima. Roberto Benigni sa cos’è l’amore!
In effetti che mi ha impressionato è la sua capacità di dire “grazie” e di condividere le soddisfazioni con le altre persone, in primis quelle che ci sono più vicine e con le quali siamo legati da profondi sentimenti. In tutte le sue performance professionali ed umane riesce sempre a privilegiare i sentimenti, a toccare, anche senza pudore, le giuste corde dell’amore in tutte le sue sfaccettature.
Quando vedo e ascolto Benigni sono avvolto da un ciclone culturale positivo e propositivo: anche le sacrosante e sferzanti critiche nella sua bocca non sono mai cattive, ma spietatamente indulgenti. È questa la sua cifra che più mi affascina e mi coinvolge. Non è facile coniugare satira e amore. Lui effettivamente ci riesce: il paradosso di Benigni. È portatore di cultura intesa come modo simpaticamente e devastantemente costruttivo di porsi di fronte alla realtà in tutti le sue componenti, individuali e sociali, politica compresa. Scusate se è poco!