In politica vale sempre la famosa barzelletta delle promesse elettorali, anche perché le elezioni sono sempre dietro l’angolo. Il comiziante di turno si sbizzarrisce con le promesse: “Vi daremo questo, vi concederemo quest’altro, vi offriremo ciò che vorrete…”. E l’afta epizootica? chiede timidamente un agricoltore della zona interessata. Vi daremo anche quella! Risponde dal palco l’aspirante pubblico amministratore. Se andiamo dall’altra parte della barricata, mi sovviene la gustosa barzelletta del sindacalista in vena di conquiste eccezionali: lavorerete un mese all’anno! E le ferie? chiede un esigente e stressato lavoratore.
Matteo Salvini si è riservato la parte del leone ruggente nelle piazze e nei media, salvo retrocedere al ruolo di pecora belante quando va a rapporto da Mario Draghi. I suoi proclami vengono regolarmente ridimensionati se non addirittura accantonati: il premier lo manda infatti elegantemente e sistematicamente “a cagare”. E allora finisce pateticamente col prendersela e fare la voce grossa con gli esponenti più abbordabili del governo, soprattutto il ministro della salute Speranza e la ministra degli Interni Lamorgese.
Intendiamoci bene, a Salvini non manca il fiuto politico e quindi sa individuare quali possono essere gli anelli deboli della catena governativa, così come sa capire quali possono essere i ballon d’essai, vale a dire i palloncini da lanciare in aria prima di un’avventura politica, per saggiare la direzione del vento e le reazioni dell’opinione pubblica.
In questo periodo, tanto per tenere calda la sua “ipotetica ipoteca” sul governo Draghi, ha individuato due argomenti piccanti anche se uno piuttosto frusto e l’altro alquanto strumentale: l’immigrazione e il green pass.
Torniamo un attimo alle fasi costitutive della compagine draghiana. “Pensare Speranza alla salute, Lamorgese agli interni… o cambiano marcia, cambiano modulo, cambiano approccio cambiano sprint oppure, se vanno avanti come sono andati avanti nell’ ultimo anno e mezzo, avranno bisogno di aiuto e sostegno… mettiamola così”. Queste le dichiarazioni di Matteo Salvini in diretta telefonica su La7. Poi aggiunge: “Noi domani cominciamo a lavorare perché il Paese ha fame di salute, lavoro e riapertura: il ritorno alla vita. In questo momento Italia chiama, e da italiano devo dare una mano per risolvere i problemi, anche di fianco a persone con cui non vado d’ accordo su tanti altri fronti. Se c’è questa necessità io non me la sento di tirarmi indietro ci metto la faccia”.
Veniamo ad oggi. É scontro e il leader della Lega attacca la ministra dell’Interno su ius soli, migranti e green pass. “Io le persone le giudico dai fatti e come sbarchi di clandestini stiamo tornando ai numeri disastrosi di qualche anno fa. Limitare gli sbarchi si può, invito il ministro a darsi una mossa. Non si capisce perché navi straniere devono sbarcare il loro carico in Italia, basta fare tre telefonate non occorre la scienza”, ha detto da Caserta Salvini in riferimento all’operato del ministro dell’Interno, Lamorgese. Poi ancora: ‘”Il ministro dell’interno dovrebbe garantire la sicurezza in tutto il Paese, dentro e fuori dal ristorante – ha detto Salvini -. Mi sembra che abbia le idee molto confuse, e rischia di far danno, perché non puoi trasformare baristi e pizzaioli in bersaglieri o carabinieri. Se facesse meglio il suo lavoro sarebbe meglio per tutti”. “Non è possibile che ci sia un ministro dell’Interno assente che si preoccupa di mandare i controlli agli italiani che vanno al bar e che sta facendo sbarcare anche in queste ore centinaia di immigrati irregolari non vaccinati”, ha detto poi il leader della Lega. Accelerare sullo ius soli? “Invece di vaneggiare di Ius Soli, il ministro dell’Interno dovrebbe controllare chi entra illegalmente in Italia”, tuona il leader leghista.
Non sono un convinto ammiratore di Luciana Lamorgese, che giudico una brava ma fredda burocrate, totalmente priva di senso politico e sociale, ma le sparate autoreferenziali di Salvini sono strumentali, scontate e vuote. Fa la voce grossa senza alcun costrutto.
Il green pass è materia discutibilissima, come discutibilissima è tutta l’azione governativa in materia di covid, quella targata Giuseppe Conte e anche quella targata Mario Draghi. Ma è comodo sposare le proteste di piazza senza offrire alcuna soluzione organicamente alternativa nei palazzi ministeriali. Salvini non fa altro che impersonificare la Lega di lotta mentre lascia ai colleghi di partito (Giorgetti in primis) di fare i conti con la Lega di governo. Quando dalla piazza più o meno virtuale si sposta a Palazzo Chigi, si rimangia più o meno tutto salvo spostare l’attenzione sui ministri più esposti, che, guarda caso, non sono esponenti della Lega.
In conclusione Salvini venga fuori dalle barzellette e cerchi di imbastire un minimo di politica seria per una destra democratica. Se lui e Giorgia Meloni vanno avanti col loro polismo da strapazzo, non resta altro che sperare in Berlusconi, il quale promette un partito nuovo di zecca. Le barzellette bisogna saperle raccontare e il cavaliere è capace. La sua è la barzelletta, che ci tiene simpaticamente compagnia nel ferragosto 2021.