La torta politica a strati

Valli a capire gli italiani…Stando ai sondaggi la stima per Sergio Mattarella è fortissima quasi unanime, la fiducia in Draghi è alta e poi…il primo partito risulta essere Fratelli d’Italia, guidato dalla sua sempre più osannata leader Giorgia Meloni. Io ci trovo qualcosa di strano, se non addirittura di schizofrenico. Cosa passa nella testa degli italiani è difficile da capire e persino da immaginare. Provo.

Sembra quasi che, quando si considera l’unità nazionale, la Repubblica che tutti ci contiene, si tenga un atteggiamento di grande responsabilità, che porta la gente a portare in palmo di mano il presidente Mattarella, riconoscendone i grandi pregi e gli enormi meriti.

Sembra quasi che, quando si scende a considerare il governo del Paese, si privilegino la competenza, l’esperienza, la professionalità, la serietà e la credibilità di cui il premier Mari Draghi è portatore. Quello sa fare il suo mestiere e bisogna lasciarlo lavorare in pace.

Sembra quasi che, quando si arriva alla politica intesa come ruolo dei partiti, si cambi totalmente registro e non valgano più i criteri di giudizio di cui sopra. La politica diventa un gioco d’azzardo dove vince chi la spara più grossa, chi riesce a parlare alla pancia lasciando perdere la mente e il cuore. I partiti visti alla Enrico Mattei, il grande personaggio della nostra storia del secolo scorso, che diceva spregiudicatamente: «Uso i partiti allo stesso modo di come uso i taxi: salgo, pago la corsa, scendo».  Lui la sapeva lunga ed era in grado di utilizzare i partiti per farsi appoggiare nelle sue gloriose imprese economico-sociali volte al bene del Paese. Gli Italiani non la sanno così lunga e si accontentano di utilizzare i partiti come in un gioco di società: puntano a destra e manca, per la verità più a destra che manca, ci provano e…se la va, la va, votano alla viva il parroco, scherzano col fuoco della politica, sperando che qualche santo ci aiuti, si chiami Mattarella o Draghi non importa.

Avete presente una torta cucinata a strati: il primo è inzuppato dalla fiducia verso il presidente Mattarella; il secondo è zeppo di crema preparata dal cuoco Draghi; il terzo è volubilmente cangiante e può essere tranquillamente variato a seconda dei gusti. In questo momento la ciliegiona sulla torta si chiama Giorgia Meloni: non importa se sia dolce o aspra, l’importante è che renda l’idea di qualcosa di posticcio, che si può mangiare, togliere, sostituire in qualsiasi momento.  Una sorta di “dolcetto o scherzetto”, la tradizionale scherzosa minaccia, che tutti i bambini recitano alla porta dei vicini di casa la notte di Halloween.

Qualcuno ipotizza e teorizza una voluta e persino utile sfasatura, considerando i partiti come valvole di sfogo del sistema che non funziona, valutando la sterile e vanesia opposizione come un giusto contrappeso alla pallosa e opprimente cappa problematica delle massime istituzioni. Senonché il discorso non torna perché, bene o male, i partiti collocano i loro rappresentanti in Parlamento e il caso vuole che la nostra repubblica sia di tipo parlamentare. Allora il gioco dell’oca ci impone di ritornare alla partenza dopo avere pagato una penale salata.

In conclusione, non illudiamoci di poter scherzare col fuoco, pensando che poi ci sia qualcuno che toglie le castagne dal fuoco stesso. Prima o poi ci si bruciano le dita. Fra sei mesi si elegge il nuovo presidente della repubblica, che probabilmente non sarà più Sergio Mattarella, e lo eleggeranno i partiti presenti in Parlamento, fra quasi due anni si andrà a votare per il nuovo Parlamento che, a sua volta, darà la fiducia ad un governo, che probabilmente non sarà più presieduto da Mario Draghi. Non possiamo sperare che Mattarella e Draghi rimangano all’infinito in classe a coprire le nostre ricreazioni politiche.  Non sarà il caso di pensare alla politica in modo serio, non dico impegnato e nemmeno idealizzato? Mi accontenterei che finisse la luna di miele con i politici del “dolcetto scherzetto”: sarebbe già qualcosa.