Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto un colloquio telefonico con il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, per acquisire informazioni relative agli ultimi incidenti sul lavoro avvenuti in questi giorni e alle iniziative adottate dal ministero per contrastare gli incidenti e per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Nel corso della telefonata, viene riferito, il ministro Orlando ha informato il Capo dello Stato che il tema della sicurezza e della salute sul lavoro è sottoposto ad una costante ed incisiva attenzione sulla scorta della consapevolezza che in materia di prevenzione sia richiesta un’azione continua da parte degli organi di governo.
Il Ministero ha attivato una cabina di regia con il più ampio coinvolgimento di tutti gli attori, istituzionali e sociali. Con una lettera inviata al Ministro Speranza ed al Presidente Fedriga, è stata sollecitata la verifica del livello degli organici per la definizione degli standard di fabbisogno di personale nei servizi territoriali del personale ispettivo dell’Asl, organismo a cui la legge demanda la principale attività di vigilanza pubblica in materia.
Nel comunicato ministeriale seguono una sfilza di iniziative adottate per fare fronte alla ormai solita e tragica emergenza riguardante le morti e gli infortuni sul lavoro. Si tratta di un problema enorme, forse il primo dei problemi, se è vero, come è vero che l’Italia, in teoria, è una Repubblica fondata sul lavoro, mentre di fatto è fondata sul lavoro insicuro.
La nostra vita sociale è caratterizzata dai bollettini tragici: quello appunto dei morti sul lavoro, quello dei morti nelle carceri, il più recente è quello dei morti di Covid. Se vogliamo possiamo aggiungere anche i morti per droga. La nostra vita è una strada lastricata di cadaveri, ci abbiamo fatto l’abitudine, li schiviamo o li scavalchiamo bellamente e tiriamo avanti come se niente fosse.
Se ne parla per qualche giorno, ci si scandalizza, poi ognuno ritorna ai propri affari e si lascia che “i morti seppelliscano i morti”. Ho ripreso una frase evangelica, con la “piccola” differenza che Gesù la pone come premessa ad un impegno esistenziale e totale a servizio dei vivi per evitare che soffrano e muoiano, noi invece ce ne freghiamo altamente dei morti e dei vivi.
Non c’è attenzione, non c’è sensibilità, non c’è impegno, non c’è mobilitazione. Un sacco di leggi sostanzialmente inutili e/o inapplicabili, un sacco di adempimenti burocratici, un sacco di controlli formali: non voglio esagerare, ma la sicurezza sul lavoro è perseguita con le scartoffie. So benissimo che non è facile, ma proprio per questo bisognerebbe impegnarsi molto di più.
Siamo stanchi di accogliere immigrati salvo farli lavorare come bestie da soma; siamo preoccupati per il pil calante salvo produrre nell’illegalità e nello sfruttamento del lavoro nero; confondiamo l’imprenditorialità con la spregiudicatezza, il sindacalismo col corporativismo, la sicurezza con la paralisi burocratica, la politica con le chiacchiere, le inchieste con la sepoltura delle responsabilità.
Una mia simpatica conoscente mi definisce, tra l’ironia e la realtà, come un poeta. Tutto sommato sono lusingato di questo giudizio anche se prelude ad un confinamento nella categoria dei sognatori. E allora voglio chiudere questo commento un po’ sarcasticamente, richiamando e parafrasando le parole di un vero e storico poeta, Andrea Chenier, così come risultanti dall’opera lirica di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica.
“Sol l’occhio di Mattarella esprime umanamente qui un guardo di pietà, ond’io guardato ho a lui si come a una persona seria e dissi: Ecco la bellezza della politica! Ma, poi, a le parole dei governanti e di (quasi) tutti gli operatori socio-economici, un novello dolor m’ha colto in pieno petto in attesa drammatica del prossimo caduto sul lavoro”.