“Mi autodenuncio: se la scelta del governo sarà che non si può uscire di casa il 24, il 25 e il 26 neanche per portare un piatto caldo a chi dorme in strada, bene io lo farò lo stesso come da anni sono abituato a fare, per portare dei doni ai bimbi più sfortunati. Non potete chiudere in casa il cuore degli italiani. Lo preannuncio, se ci sarà il tutti chiusi in casa io esco, io aiuto, io porto un pasto caldo, una coperta. Non potete congelare il cuore degli italiani. Dividere le famiglie non ha senso, non c’è decreto che esista che possa impedire agli italiani di aiutare gli altri italiani”, dichiara il leader leghista Matteo Salvini.
Mia madre mi raccontava che ai tempi della sua infanzia, quando ci si confessava in vista delle grandi feste religiose, si andava a letto subito dopo per evitare di cadere in peccato e mettere a repentaglio la propria riconquistata purezza con cui vivere il Natale o la Pasqua. Per non parlare male di Salvini bisognerebbe stare sempre a letto soli soletti a dormire il sonno dei giusti. Lui invece, che sbandiera la sua fede, perde continuamente l’occasione per tacere e induce tutti in tentazione, senza avere la benché minima intenzione di liberarci una volta per tutte dalla sua ingombrante e insopportabile presenza.
Questo illustre (?) signore però può (s)parlare perché qualcuno ha avuto il cattivo gusto di mandarlo in Parlamento con una valanga di voti al punto da fargli fare per un anno e più il ministro degli Interni. Spesso ricorro agli aneddoti paterni per spiegarmi meglio. A mio padre piaceva molto questo: durante una partita di calcio un giocatore si avvicinò all’arbitro che stava facendone obiettivamente di tutti i colori. Gli chiese sommessamente e paradossalmente: «El gnu chi lu cme lu o agh la mandè la federassion » (Lei è stato inviato ad arbitrare questa partita dalla Federazione o è venuto qui spontaneamente, di sua iniziativa?). Si beccò due anni di squalifica.
Pensate se avesse gestito lui a livello governativo la pandemia, se avesse lui la responsabilità dei rapporti con l’Unione Europea, se fosse ancora in sella a dettare l’agenda politica del nostro Paese. C’è da farsi venire i brividi e da accendere una candela a (san)Giuseppe Conte che nella sua voltata di gabbana ha trovato il coraggio di mandare clamorosamente Salvini a fare un altro mestiere. Ma torno alla dichiarazione resa in concomitanza con il varo del mini-lock down natalizio.
È difficile condensare in così poche righe un campionario così vasto ed esauriente di cazzate. Vi ricordate quando Salvini mangiava le ciliegie durante la conferenza stampa del governatore veneto Luca Zaia? Le ciliegie sono come le cazzate: una tira l’altra. Il problema però non sono tanto le cazzate del leader leghista (qualcuno sostiene che sia in declino a favore di Gianluca Giorgetti: se la vedranno in via Bellerio e sarà una bella gara), ma il numero degli sprovveduti che lo godono e lo votano. La Lega, stando ai sondaggi, sarebbe il partito di maggioranza relativa, ben oltre il già cospicuo bottino fatto alle elezioni politiche del 2018. Conosco gente che lo ha votato per prova, altri forse per scherzo, altri perché (s)parla bene, altri ancora (forse i più) perché vuol mandare a casa gli immigrati. Ognuno è libero di votare come crede, mancherebbe altro. Sarebbe lungo e difficile capire perché tanta svogliatezza e tanta approssimazione.
Tutto però a un limite: inviterei coloro che sono ancora del parere di votarlo a leggere adagio le dichiarazioni di cui sopra, centellinando le parole. Anche il più sprovveduto dei cittadini dovrebbe capire che Salvini ci sta prendendo tutti in giro. Berlusconi lo votavano perché sapeva fare i propri interessi e quindi speravano che sapesse fare anche quelli del Paese: prova miseramente fallita. All’estero lo avevano capito e quindi il “bunga-bunga” era diventato il nostro marchio di fabbrica. Adesso, in buona parte gli stessi soggetti, votano Salvini perché sa interpretare al meglio la parte dell’italiano che confonde il parlamento con il bar all’angolo. C’è poco da fare: piace! Il verbo salviniano, nonostante tutto, funziona.