Vana illusion la mia!

Una crisi che deve ancora mostrarsi fino in fondo, con le conseguenze della pandemia che, dopo nove mesi di emergenza sanitaria, ancora non sono arrivate in superficie sul terreno dell’economia. Mario Draghi, intervenuto ieri nella veste di co-presidente del gruppo di lavoro del G30 in un rapporto preliminare dell’organizzazione sugli effetti del Covid-19, lancia un allarme largo e accorato. In gioco c’è la tenuta del sistema: «Le autorità devono agire urgentemente, perché in molti settori e Paesi siamo sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese, con i programmi di sostegno in scadenza e il patrimonio esistente che viene eroso dalle perdite – rimarca l’ex numero uno della Banca centrale europea, che è anche nel comitato di direzione del think tank di consulenza su questioni di economia monetaria e internazionale –. Il problema è peggiore di quel che appare perché il massiccio aiuto in termini di liquidità, e la vera e propria confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi che stiamo vivendo, ne stanno mascherando le vere dimensioni». 

Un allarme da ascoltare attentamente, che però non deve indurre nell’errore di sopravvalutare le questioni economiche rispetto a quelle sanitarie. Quando ho letto il titolo della notizia sopra riportata, vale a dire “Draghi dice che andiamo a finire male” o roba del genere, da una parte mi sono preoccupato per l’autorevolezza della fonte da cui provengono queste gravi previsioni, dall’altra ho sperato che fosse un convincente richiamo a governare con più fermezza e decidere con assoluta urgenza. Vuoi vedere che Mario Draghi si è stufato di stare in panchina e sta svestendo la tuta per entrare in campo? L’illusione è durata pochi istanti, perché la sintetica e catastrofica analisi draghiana era molto parziale e tecnicistica e quindi non poteva essere letta in chiave squisitamente politica. Peccato!

Ho avuto modo di riportare più volte quanto mi disse un carissimo amico esperto di politica all’indomani dello scoppio della pandemia: sono due i personaggi che possono prendere per mano l’Europa e condurla lungo i sentieri impervi della lotta al coronavirus, Angela Merkel e Mario Draghi. Mentre la prima sta dimostrando di essere più che mai in sella e di avere lucidità e decisionismo da vendere, il secondo è defilato e non si smuove dal suo splendido isolamento. Due personaggi molto diversi per cultura, professionalità, esperienza e provenienza, per due Stati altrettanto diversi per storia, mentalità e peso economico.

La Germania ha il vantaggio di avere una finanza pubblica in ordine che le concede la possibilità di aiutare e sostenere le categorie colpite dalle reiterate chiusure; ha una burocrazia efficiente; ha minori gravami a livello di corruzione e di delinquenza organizzata; ha una politica meno rissosa; ha una società più disciplinata (nel bene e nel male); ha una forza d’urto notevole a livello europeo ed internazionale. Noi partiamo in svantaggio, ma abbiamo risorse da mettere in campo e poi…l’Italia è sempre l’Italia. Sarebbe interessante vedere all’opera un collegamento tra Angela Merkel e Ursula von der Leyen da una parte e Mario Draghi e Sergio Mattarella dall’altra parte. Non è il caso di sognare ad occhi aperti, anche perché nessuno ha la bacchetta magica per uscire indenni dalla pandemia.

L’altra sera, durante il dibattito televisivo proposto dalla trasmissione “Otto e mezzo”, l’ingegner Carlo De Benedetti, rispondendo alla domanda della conduttrice sull’eventualità di una salita al potere in Italia del centro-destra, ha detto con simpatica supponenza che non vedeva possibile un Salvini col cappello in mano a chiedere fondi all’Europa, cioè a chi, secondo Salvini, ci vuole solo dominare e soggiogare; così come riteneva improbabile che Joe Biden, dopo avere battuto un mastino come Trump, si buttasse nelle braccia di Matteo Salvini. Risposta un po’ semplicistica, ma assai colorita e realistica.

Siamo in Europa, ci vogliamo e dobbiamo rimanere, ci apprestiamo a prendere da essa una barca di soldi, ritroviamo un partner affidabile e disponibile negli Usa di Biden e rischiamo di consegnare l’Italia a squallidi personaggi della più squallida e pericolosa destra. Un caro amico, durante le discussioni politiche, quando il dibattito assumeva contorni paradossali, era solito interrompere con una frase detta con intonazione nasale: “Stiamo scherzando o vogliamo scherzare”. Sembrano due ipotesi analoghe, ma non proprio. Nel caso di Salvini-Meloni propenderei per “stiamo scherzando”. Se dovesse profilarsi veramente una simile eventualità spero che Sergio Mattarella abbia qualche carta segreta da giocare correttamente. Nonostante la comprensibile riottosità della persona, penso che una di queste carte, forse la più decisiva, possa essere Mario Draghi. Continuo a sognare: si spende poco…