Il vaso di coccio europeo

L’attuale apertura statunitense a rivedere il piano potrebbe essere infatti essa stessa parte di un meccanismo ben calcolato. Perché, se – come è del tutto prevedibile – Putin rifiuterà la versione emendata del piano, Trump potrà presentare il fallimento come colpa dell’Europa e dell’Ucraina: “Io avevo un piano che Putin avrebbe accettato, siete voi ad averlo sabotato”. È un tranello politico perfetto, costruito per ribaltare la responsabilità e per legittimare retroattivamente la proposta iniziale filorussa.

Ed è un tranello tanto più plausibile se lo si legge alla luce di un sospetto fondato: che tra Putin e Trump sia in corso uno scambio politico silenzioso, legato non solo all’Ucraina ma a diversi altri fronti, fra cui il Medio Oriente. È improbabile che sia solo un caso che il piano Putin-Trump sia trapelato pochi giorni dopo che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu su Gaza è passata grazie all’astensione di Cina e Russia, che avrebbero potuto affossarla con un veto e non l’hanno fatto. È legittimo sospettare che Mosca abbia concordato una sorta di scambio con la Casa Bianca: “Io non ti creo problemi in Medio Oriente, e tu mi lasci vincere – anzi stravincere – in Ucraina”. Se questo è il patto non scritto, è illusorio immaginare che Trump eserciterà pressioni reali su Putin affinché scenda a compromessi.

Ma lasciare che Putin vinca non avrà conseguenze solo sull’Ucraina. Se Putin vince, perde il diritto internazionale. Se Putin vince, si afferma un ordine mondiale in cui la forza militare diventa la moneta legittima per riscrivere i confini e annientare la sovranità degli Stati. Se Putin vince, perdiamo tutti e ci avviamo a vivere una stagione in cui pace, democrazia e libertà non saranno diritti garantiti ma concessioni elargite dal più forte. (MicroMega – Cinzia Sciuto)

Nello scacchiere internazionale probabilmente Trump sta usando l’Europa e l’Ucraina come copertura tattica  alla vera spartizione strategica del mondo tra Usa e Russia. Se è così e ci sono molti elementi che lo lasciano intendere, viene da chiedersi cosa aspetti l’Europa a puntare ad un asse preferenziale con la Cina, che sembrerebbe la grande esclusa. Certo esiste il rischio che anche la Cina si faccia forza con l’Europa per poi mollarla e andare a trattare con Usa e Russia.

In buona sostanza l’Europa sta facendo la parte del manzoniano “vaso di coccio tra vasi di ferro”. E l’Ucraina? Il vaso di super-coccio! E pensare che come europei avremmo un patrimonio culturale, sociale, economico da fare paura, una storia alle spalle da fare invidia, una cultura da sbalordire i nostri interlocutori. Ma siamo presuntuosamente incapaci e cordialmente divisi. Anziché valorizzare queste potenzialità andiamo a cercare il freddo per il letto col riarmo.

L’Europa insomma è come Parma. Dopo che Pietro Vignali e la sua giunta furono costretti a fare fagotto portandosi dietro un ingombrante bagaglio di disastri, opera soprattutto di chi li aveva preceduti e sponsorizzati, ci fu un periodo di commissariamento governato dal dr. Mario Ciclosi, col quale ebbi occasione di incontrarmi per sottoporgli i gravi problemi di una iniziativa sociale in cui ero inserito. Al di là dell’oggetto specifico di quell’incontro il dr. Ciclosi, peraltro da me conosciuto in precedenza per motivi professionali, che vantava una notevole conoscenza della nostra realtà cittadina essendo stato vice-prefetto vicario di Parma, mi snocciolò una sintetica analisi della città: considerate le sue dimensioni territoriali e di popolazione, è unica in tutto il mondo per economia,  storia, cultura e arte, ma non riesce a valorizzare questo suo patrimonio ed a sfruttare queste sue straordinarie potenzialità. Andiamo invece a cercare il freddo per il letto con l’esercito dei vigili urbani…