Le dichiarazioni dei ministri Carlo Nordio e Eugenia Roccella, rilasciate durante la Conferenza internazionale contro il femminicidio a Roma, hanno scatenato un’ondata di reazioni critiche da parte delle opposizioni. Il dibattito si concentra sulla tesi del Guardasigilli secondo cui la prevaricazione maschile secolare ha a che fare con “codice genetico del maschio che resiste all’uguaglianza”, e sulla posizione della ministra Roccella, convinta che “non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne”. (da “Il Fatto Quotidiano)
In politica, il termine “reazionario” si riferisce a chi si oppone attivamente a ogni spinta o tendenza innovatrice o progressista. È spesso usato in senso polemico per indicare un forte conservatorismo, un’avversione per il progresso.
Non so se gli attuali ministri della Giustizia, della Famiglia e dell’Istruzione, siano reazionari o conservatori: se non è zuppa, è pan bagnato. Hanno una mentalità decisamente chiusa al nuovo, cercano pretesti storici e pragmatici per bloccare sul nascere ogni barlume di novità.
Cosa significa che il maschio è geneticamente portato alla prevaricazione? Lasciamo perdere la genetica e puntiamo alla cultura, vale a dire al come porsi in modo positivo e costruttivo di fronte alla realtà per farla evolvere in senso positivo.
Cosa vuol dire che l’educazione sessuale nelle scuole non è il toccasana per combattere la violenza sulle donne? Non aspettiamoci miracoli, ma comunque impegniamoci a fare tutto il possibile senza imprigionarci in schemi conflittuali tra scuola e famiglia.
Da un ministro o da una ministra mi aspetto qualcosa di più che non una mera constatazione della realtà, ammesso e non concesso che siano capaci di analizzarla seriamente senza crearsi alibi per il puro mantenimento dello status quo.
L’etimologia di “educare” deriva dal latino educere, composto da “ex-” (fuori) e “ducere” (condurre, guidare), con il significato di “trarre fuori” o “condurre fuori”. Questo concetto sottolinea che educare consiste nell’aiutare una persona a far emergere le proprie potenzialità interiori, piuttosto che semplicemente riempirla di nozioni.
Perché quindi tanto scetticismo per non dire tanta paura per l’educazione sessuale? Perché tanta preoccupazione per lo scavalcamento della famiglia ad opera della scuola: sono due istituzioni che, se vogliono svolgere bene il compito loro affidato, devono collaborare senza pretendere primati e/o veti incrociati.
Perché tanta rassegnazione di fronte al maschilismo? Non mi interessa più di tanto se esso derivi dalla natura (ho seri dubbi al riguardo), ma so che è un fenomeno negativo da combattere a tutti i costi e ben vengano le iniziative in tal senso. Ci vorrà tempo? Certamente, ma non gettiamo la spugna imbevuta di pregiudizi.
E poi, cari signori ministri e care signore ministre, prima di parlare provate a riflettere, non sparate cazzate alla viva il parroco. Non si pretende l’unanimità dei pareri, ma almeno la loro obiettività accompagnata dalla disponibilità a dialogare e progredire.
