Siamo ben lontani da quegli anni del “boom” economico che dispensavano fiducia e prospettive. In questi nuovi tempi, solo misure-choc (come un taglio davvero forte delle tasse) potrebbero avere conseguenze reali nella vita nazionale. Oggi questa scossa manca. Quella che ora si vorrebbe utilizzare per le maxi-spese destinate al riarmo andrebbe riconvertita nel campo civile e sociale: alimentare le paure dei cittadini è più facile che affrontare i loro problemi quotidiani, però è qui che l’Europa, culla del welfare, deve riscoprire le sue radici. Accanto agli spazi di bilancio concessi dall’Ue, l’Italia deve confrontarsi tuttavia col suo problema irrisolto: una spesa pubblica ingentissima, che pur lascia sacche d’inefficienza e di bassi servizi. Solo riuscendo a qualificare questa spesa si potranno trovare in futuro spazi di bilancio per misure-choc, appunto. Viceversa, restano tante misure “coriandolo” (come alcune, anche valide, di questa manovra). Che non fanno però un Carnevale. (“Avvenire” – Eugenio Fatigante)
Questa “sintetica analisi” non fa una grinza: le nozze non si possono fare coi fichi secchi, conseguenza delle enormi risorse sottratte al welfare dagli assurdi e megalomani pruriti riarmisti e da una spesa pubblica sciupata in mille rivoli improduttivi.
Il nostro Paese è caratterizzato, sul piano economico e sociale, da tre fenomeni negativi peraltro fra di loro collegati: l’handicap dell’evasione fiscale, il peso soffocante della burocrazia e la morsa della corruzione. Essi incidono in modo devastante sulle risorse pubbliche. A questi tre freni tiratissimi se ne sta aggiungendo un quarto: le spese per il riarmo.
Proviamo a trasferire questi discorsi nella vita di una famiglia: gli introiti lavorativi deviati su binari morti; la disorganizzazione del ménage; l’utilizzo improprio delle già scarse risorse. Aggiungiamoci l’illusione di potersi costruire una villa con piscina.
Questa ipotetica e virtuale famiglia non potrà che vivacchiare alla meno peggio, finendo magari col picchiare duro sui soggetti deboli: non mandare a scuola i figli, non curare i malati, non assistere gli anziani, costringere al lavoro chi meriterebbe un sacrosanto riposo.
O si ha il coraggio di rivedere dalle fondamenta l’impostazione del bilancio, altrimenti si dovrà quadrare il cerchio a suon di condoni fiscali, contributi straordinari e pannicelli caldi, nascondendo i problemi sotto il tappeto e utilizzando a vanvera le poche risorse disponibili.
Fanno ridere a crepapelle le diatribe interpartitiche della maggioranza governativa: discutono del nulla e hanno persino il coraggio di litigare per accreditarselo.
È durata solo 25 minuti la presenza di Giorgia Meloni alla conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi per illustrare i contenuti della legge di bilancio per il 2026. Al termine del Consiglio dei ministri, la premier si è presentata davanti ai giornalisti assieme ai due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Dopo un intervento introduttivo sulle priorità del governo e le misure inserite nella manovra, Meloni ha risposto a due domande. Dopodiché, si è alzata insieme ai due vicepremier e ha lasciato solo Giorgetti a rispondere a tutte le altre domande dei giornalisti.
«Il ministro Giorgetti è disponibile fino a… quando ritenete», dice la premier con un sorriso. Dopodiché, augura una «Buona giornata a tutti», saluta il titolare del Mef con una pacca sulla spalla e gli dice: «In bocca al lupo». Giorgetti, rimasto solo al tavolo, scherza con i giornalisti e resta a disposizione dei giornalisti per rispondere alle loro domande: «Se volete eh, sennò vado anch’io». (open.online)
Allo stadio spesso i tifosi irridono ai supporter della squadra avversaria gridando ritmicamente: “Siete ridicoli…Siete ridicoli…”. I giornalisti, in vena di dignitoso recupero professionale, avrebbero dovuto fare altrettanto con i membri del governo che giocavano a nascondino.
A ben pensarci cos’altro potevano fare? Non ci sono soldi, non ci sono idee, non c’è senso di responsabilità. Non rimane altro che lo scaricabarile: “Va’ avanti ti parchè am scapa da rìddor…”.