Non so fino a che punto sia realistica l’allerta nei cieli europei per il girovagare dei droni russi: troppi per essere veri, pochi per fare paura. Non capisco infatti cosa ci possa essere dietro questa strategia russa del drone al di là della furbesca volontà di disturbare l’Occidente per tirarlo a cimento e saggiarne le capacità reattive.
Temo che i Paesi europei siano portati a “sparare alle mosche col cannone”: è un modo di dire che significa usare una forza sproporzionata, eccessiva o un metodo troppo drastico per affrontare un problema banale o di lieve entità, creando probabilmente più danni che soluzioni. È un’espressione idiomatica usata per descrivere un’azione che è un’esagerazione e che rischia di essere controproducente.
L’enorme progetto di riarmo europeo è proprio il cannone con cui si pensa di difendersi dai droni russi: una trappola tesa da Putin in cui la Ue sta cadendo più o meno ingenuamente, evidenziando tutte le proprie contraddizioni, disunioni e debolezze. Questo probabilmente è l’intento putiniano!
Per l’Europa il miglior attacco è la difesa in cui seppellire montagne di risorse, sottraendole al sostegno del progresso sociale e impiegandole in una rinforzata economia di guerra: il clima giusto per la Russia e le sue smanie imperialistiche.
Tutto sommato Putin con i suoi droni sta facendo anche un piacere a Trump, mettendo l’Europa allo scoperto rispetto alle rivalse militari statunitensi.
Da bambini si gioca alla guerra e questa idea di gioco rimane per tutta la vita. Da adulti, come diceva mio padre con molta gustosa acutezza, se du i s’ dan dil plati par rìddor, a n’è basta che vón ch’a guarda al digga “che patonón” par färia tacagnär dabón.
Ho troppa stima per l’intelligenza politica di Vladimir Putin per credere che voglia attaccare l’Occidente sul fronte europeo: non ne avrebbe la forza e la convenienza.
“La guerra dei bottoni” racconta di una storica faida tra ragazzi di due villaggi francesi, Longeverne e Velrans, che si combattono in battaglie campali per rubarsi i bottoni e privare gli avversari di ogni ornamento, condannandoli a tornare a casa nudi e derisi. Non vorrei che Putin ci trascinasse in una logica di questo tipo, creando allarmismi ingiustificati finalizzati a coprire il vero gran busillis dell’Ucraina.
Mi preoccuperei molto di più per le guerre in atto contro i civili ucraini e palestinesi: li stiamo lasciando massacrare senza muovere neppure un dito e poi suoniamo l’allarme per crearci un paradossale alibi. I droni russi e gli spacca vetrine nostrani vanno benissimo per eludere i veri problemi e giustificare una vergognosa e schizofrenica politica estera.