La cancellazione dello spirito originario del Pd è stata completata con l’elezione di Elly Schlein alle primarie, nonostante gli iscritti le abbiano preferito un altro candidato, e con gli apprendisti stregoni della ditta rottamati definitivamente. Ora però il Pd di Schlein è una succursale del movimento populista, e un veicolo per riportare la sinistra radicale in Parlamento.
Al suo interno resiste una componente di dirigenti politici che credono ancora nel progetto originale del Partito democratico, ma ogni giorno che passa, ogni cedimento a Giuseppe Conte, ogni balbettio sulla Russia, ogni silenzio su Milano, ogni presa di distanza dalla famiglia socialista e democratica europea, costoro si rendono conto di quanto la residuale testimonianza riformista non sia più sufficiente a rallentare l’involuzione, né a pescare nell’altro schieramento i consensi necessari a vincere le elezioni.
Che fare, quindi? Come può la componente adulta del Partito democratico provare a incidere politicamente?
Non ci sono strade alternative alla sfida diretta alla Segretaria che ha occupato il Pd, nonostante le probabilità di vincerla siano pochine. Si vedrà. Ma anche se l’ala originalista del Pd dovesse perdere contro gli occupy Pd, una volta che si sarà contata e pesata al termine di una battaglia nobile, leale e aperta, avrebbe davanti a sé l’occasione e la condizione per far nascere una nuova formazione politica di centrosinistra, saldamente legata alla famiglia politica socialista e democratica europea, capace di rivendicare lo spirito del Lingotto e di rilanciare le ragioni che portarono alla fondazione del partito oggi occupato da Schlein.
Insomma, la strada è uscire dal Pd per farne un altro. Non per riesumare la Margherita, non per inseguire Renew, non per esercitarsi in alchimie politiche. La strada è rifare il Pd. Quello originale.
(linkiesta.it – Christian Rocca)
Troppi medici impietosi fanno le piaghe del Pd sempre più puzzolenti. Troppi schemi teorici rischiano di relegare il Pd in un infinito e stucchevole laboratorio più partitico che politico.
Credo di vedere una dicotomia tra il velleitario riformismo e il radicaleggiante nuovismo. Innanzitutto occorrerebbe chiarire cosa si intende per riforme e per il conseguente ritorno al riformismo: concetti in cui rientra tutto e di più. Dall’altra parte sarebbe necessario capire cosa possa essere una sinistra populista e radicale.
Sulla prima impostazione scalpiterebbe la vetero-dirigenza in vena di rivincita; sulla seconda resisterebbe Elly Schlein forte di un mandato extra-partitico e puntato al nuovo di zecca.
In mezzo a questi due fuochi sta l’impostazione culturale originaria del partito democratico: la problematica ma affascinante fusione tra idealità cattolica e socialista. Alla prova dei fatti questa operazione non ha funzionato: non ho ancora capito se a causa di gelosie correntizie e di resistenze dirigenziali o per effettiva incompatibilità valoriale.
Bisognerebbe ricominciare tutto daccapo, perché a mio giudizio l’intuizione di fondo era e rimane valida. Se restiamo impiccati al dualismo tra riformismo alla franceschiniana e nuovismo alla schleiniana, finiamo come Coppi e Bartali al campionato del mondo.
Se è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini, dopo avere rispolverato il senso originario della sinistra e averlo coraggiosamente attualizzato, sarebbe indispensabile mettere il progetto riveduto e corretto in mani buone. Come ho già scritto, vedo due personaggi in grado di portare avanti una simile rifondazione del Pd tutto intero, senza sciocche scissioni e senza pulizie politiche: Gianni Cuperlo e Graziano Delrio. Avranno voglia di cimentarsi in questa impresa?
Qualcuno comincia subito col temere che non abbiano il carattere e la convinzione necessari: proviamo innanzitutto a chiederglielo e poi aiutiamoli. Qualcosa di buono comunque ne dovrebbe sortire. Da cattolico e da cittadino di sinistra a questo nuovo eventuale Pd mi iscrivo al buio. Sì, perché sono stanco di assistere alla castrazione della sinistra fatta chimicamente col moderatismo dei miei stivali e/o chirurgicamente con le forbici populiste delle mie e altrui rabbie.