Il giorno di ferragosto segna in due sensi l’apoteosi del consumismo, quale dissennata fuga turistica dalla quotidianità e quale velleitaria cancellazione dei problemi con un tuffo nel finto benessere vacanziero.
La Chiesa cattolica tenta di togliere il mondo da questo rito profano, proponendo la celebrazione dei valori ultraterreni incarnati nella vita di una donna, Maria di Nazaret.
Purtroppo questo evento religioso ha finito col tradire Maria donna del popolo, mettendo anch’essa nel tritacarne consumistico: “regina”, donna-dea, Madonna, principessa, come è venerata da tanti cattolici, con devozioni esagerate, a volte superstiziose, spesso tollerate dalla nostra Chiesa, quando non, addirittura, incoraggiate.
Riavvolgiamo il nastro e facciamo l’identikit di Maria, seguendo i suoi biografi: Luca e Matteo. Maria era del popolo povero non già come chi discende dall’alto del trono per dare un piccolo aiuto, una piccola elemosina ai poveri sventurati là in basso. Era del popolo perché viveva la stessa vita di tutti. Non era ricca né potente (cfr. Lc 1, 52-53), ma povera, sposata con un giovane povero, Giuseppe, immigrato o figlio di immigrati. Aveva un figlio povero, Gesù, che non aveva dove posare il capo (cfr. Lc 2,7). Vi sono dei poveri che, sebbene poveri, stanno dalla parte dei ricchi e dei potenti e disprezzano i compagni poveri. Maria non era così. Il cantico composto da lei in casa di Elisabetta mostra molto bene da che parte ella aveva scelto di stare: dalla parte degli umili (Lc 1, 52), di quelli che hanno fame (Lc 1, 53) e di quelli che temono Dio (Lc 1, 50). E prese chiaramente le sue distanze dagli orgogliosi (Lc 1, 51), dai potenti (Lc 1, 52) e dai ricchi (Lc 1, 53). Per Maria, essere del popolo di Dio significava vivere una vita povera e assumere la causa dei poveri, che è la causa della giustizia e della liberazione.
L’attuale situazione storica ci dovrebbe indurre a recuperare Maria come donna povera, ma anche come donna di pace. Proprio il giorno di ferragosto avverrà l’incontro al vertice Trump-Putin per fingere una ricerca della pace. Anche questi personaggi, secondo la logica mariana, dovrebbero essere rovesciati dai loro troni, invece tutti penderanno dalle loro labbra per scorgere quale sarà il futuro del mondo. Molto meglio affidarsi alla preghiera assieme a Maria, che di sofferenze e di conflitti se ne intende.
Una preghiera per la pace in uno dei luoghi che nel nostro Paese testimoniano con più eloquenza la tragedia disumana della guerra. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, ha scelto i ruderi della chiesa di Santa Maria Assunta a Casaglia, nel Parco regionale storico di Monte Sole, a Marzabotto, per convocare una iniziativa di «preghiera per la pace in nome delle vittime innocenti in Terra Santa – come informa una nota dell’Arcidiocesi petroniana –. Durante la celebrazione, proposta dalla Chiesa di Bologna insieme alla Piccola Famiglia dell’Annunziata, saranno letti i nomi dei bambini israeliani e palestinesi morti il 7 ottobre 2023 e successivamente nei territori della Striscia di Gaza. (da “Avvenire” – Nello Scavo)
Quale migliore preghiera se non quella dell’’Ave Maria del riscatto, dell’Ave Maria dei nostri giorni:
Ave Maria, che porti in seno le aspirazioni dei nostri poveri, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra gli oppressi. Benedetti sono i frutti di liberazione del tuo seno.
Santa Maria, prega per noi perché confidiamo nello Spirito di Dio adesso che il nostro popolo assume la lotta per la giustizia e nell’ora di realizzarla nella libertà per un tempo di pace.
Amen.