Il comportamento dello Stato di Israele non è assolutamente difensivo, ma fortemente aggressivo al limite dell’annientamento di un popolo (chiamiamolo genocidio, sterminio o come si vuole). Al di sotto esiste una sorta di fanatismo religioso che lo giustifica? Al fanatismo islamico di Hamas si sta rispondendo col fanatismo ebraico? Per spiegare quanto sta avvenendo è sufficiente il sionismo? Non ho la capacità di intromettermi nel dibattito in corso su ebraismo, sionismo e semitismo: mi manca la preparazione culturale per affrontare simili problematiche. Tuttavia non posso chiudere gli occhi davanti al massacro dei palestinesi e mi limito quindi a due riflessioni.
Il sionismo è il movimento politico-religioso, sviluppatosi alla fine del sec. XIX in seguito all’inasprirsi dell’antisemitismo in Europa, inteso a ricostituire in Palestina uno stato che offrisse agli Ebrei dispersi nel mondo una patria comune e, dopo la proclamazione dello stato di Israele (15 maggio 1948), al suo consolidamento. Non siamo attualmente in presenza di un sionismo impazzito che ben si sposa col fanatismo religioso?
Ricordiamoci che lo Stato confessionale o giù di lì è la peggior forma istituzionale di un governo che confessa ufficialmente una data religione, la quale esercita influenza sulle scelte politiche del Paese. Tutto diventa lecito in nome di Dio: ne consegue un impazzimento politico-religioso per il quale non si può più chiedere a Dio che ce ne scampi e liberi.
Le analisi socio-politiche sullo stato di Israele sostengono che la casta religiosa sia molto potente ed influente. Mi chiedo allora: i maggiorenti dell’ebraismo sono d’accordo sullo sterminio in atto? Per loro il miglior perdono è la vendetta?
Seconda riflessione. La Bibbia nell’antico testamento porta in sé delle enormi e sconvolgenti contraddizioni: un Dio spietato e vendicativo verso i popoli nemici di Israele, l’intransigenza verso i nemici, la violenza a salvaguardia del popolo eletto, una filosofia bellica che sottende tutta la storia degli ebrei, etc. etc.
Se devo essere sincero, leggendo certi salmi non riesco ad evitare parallelismi con la storia attuale di Israele. Qualcuno sostiene che la Bibbia abbia comunque un impatto immediato e fruttifero sull’ascoltatore o sul lettore attento, prescindendo dalla sua spiegazione, dal suo commento e dalla sua attualizzazione. Non lo so se sia vero in tutto o in parte, ma so soltanto che, di fronte a certe pagine della Bibbia, resto colpito per la loro sconvolgente violenza (si pensi agli interventi vendicativi di un Dio a uso e consumo del popolo ebreo).
Posso essere provocatorio e forse poco interreligioso? Se togliamo la chiave interpretativa ed esistenziale di Gesù di Nàzaret, rischiamo, a mio incompetente e discutibilissimo giudizio, di pestare l’acqua nel mortaio. Non so fino a che punto fosse eretico Marcione nella sua schematica contrapposizione fra Dio degli Ebrei e Dio di Gesù.
L’indubbio risorgente antisemitismo può essere considerato uno sciagurato fontanazzo dell’alluvione nazista e non anche una istintiva, semplicistica e barbara reazione verso chi da vittima si sta trasformando in carnefice?
Quindi mi sento in coscienza di esprimere molti dubbi che rendono ancor più inaccettabile la guerra in corso e ancor più colpevole l’atteggiamento di chi eticamente giustifica tutto con il terrorismo di Hamas, ma in realtà dimostra troppa passiva comprensione verso lo strapotere israeliano col progressivo redde rationem da esso operato, che si sta avvicinando al giudizio finale sull’esistenza del popolo palestinese.