La vicepresidente dell’Europarlamento attacca la linea del partito: “Serve un congresso per chiarire la natura del Pd, oggi chiuso e autoreferenziale”. “Un partito senza confronto non è più il Pd”.
In un’intervista al quotidiano Domani, la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picerno rompe il silenzio e lancia un duro atto d’accusa contro la direzione del Partito Democratico. Le sue parole delineano un clima di crescente malcontento interno: “Sono sorpresa che a due settimane dalla richiesta di convocazione della direzione, e a un mese dalla sconfitta del referendum, non sia stata ancora convocata una direzione per discutere. È sbagliato. Anche deprimente, nel senso che mira a deprimere la vivacità del confronto”.
“Difendere la pace significa difendere e aiutare gli aggrediti – prosegue –. Confondere il pacifismo con la neutralità è un’operazione di comodo. Le classi dirigenti hanno la responsabilità di spiegare e dirigere”.
Il cuore della denuncia riguarda l’identità politica del Pd. “La mia battaglia per ricostruire un partito plurale e rispettoso delle differenze non è solo per la possibilità di avere, da riformista, cittadinanza nel mio partito. Riguarda la natura stessa del Pd”, afferma Picierno. E aggiunge: “Se ci arrendiamo all’idea del club ideologico, smarriamo la funzione per cui siamo nati nel 2008”.
L’europarlamentare rilancia la proposta di un congresso vero: “Se qualcuno lo vuole per rafforzare la sua leadership, lo dica chiaro. Per me è necessario un appuntamento programmatico aperto. Per decidere una volta per tutte la natura, il perimetro e la proposta di governo per il Paese”.
Posso essere stanco di queste “donnette” in cerca di visibilità? A costo di essere considerato politicamente misogino, mi sento di esprimere tutta la mia insofferenza nei confronti di queste persone, che non hanno nulla da dire se non per fare polemica soprattutto fra di loro, sostenendosi indirettamente a vicenda in una continua gossippara passerella.
In questo caso abbraccio, come si diceva un tempo, tutto l’arco costituzionale (?), meglio dire che vado da destra a sinistra senza troppi distinguo. Mia madre direbbe: “Tròppi dònni…”. Hanno peraltro tutti i difetti degli uomini, senza averne i pregi. Quanta nostalgia per donne come Tina Anselmi, Nilde Iotti, Tullia Carrettoni e Maria Eletta Martini.
Di Giorgia Meloni ho una pessima idea come donna-politica e di governo: non aggiungo altro. Per Elly Schlein il discorso è più articolato: non c’è carisma, non c’è esperienza, non c’è soprattutto l’animus popolare della sinistra laica e cattolica. Nel Pd non c’è troppa ideologia, semmai, a mio spassionato giudizio, ce n’è poca.
Sarebbe Pina Picerno in grado ‘d fär gnir al ven in-t-l’uvva? Ma fatemi il piacere… Nel partito democratico vedo soltanto due personaggi in grado di rianimarlo e di riportarlo alle intenzioni serie dei fondatori: Gianni Cuperlo e Graziano Del Rio, gli unici capaci di riattualizzare l’incontro fra cultura cattolica e comunista. Sono però molto isolati. Forse perché fanno politica senza cercare la ribalta a tutti i costi. Di primedonne ce ne sono già a sufficienza tra le donne e tra gli uomini. Forse PD significa primadonnismo democratico?
Quanto al riformismo e/o al centrismo che dovrebbero trovare casa nel PD, sono piuttosto scettico anzi sono decisamente irritato da queste inconcludenti menate. Di quali riforme stiamo parlando? A quale centro si può fare riferimento? Di centro ne ho avuto abbastanza nella Democrazia cristiana: un centro, come diceva De Gasperi, che guardava a sinistra. Altro discorso era la politica morotea, che mirava a garantire i moderati pur nelle scelte di progresso da portare avanti tramite l’alleanza con le forze di sinistra, prima i socialisti e poi i comunisti.
Adesso io mi accontenterei di politiche di sinistra. Vorrei tanto, come diceva Nanni Moretti, sentire dal PD qualcosa di sinistra. Se aspettiamo Pina Picerno, stiamo freschi… Poi so benissimo che l’arco politico non finisce lì: ci può essere qualcuno a sinistra del Pd e qualcuno più moderato del PD. E a chi affidiamo l’incarico di federatore? A Pina Picerno in dialogo con renziani, calendiani e simili? Ma fatemi il piacere… La politica è mediazione purché sia fatta da esponenti politici altamente rappresentativi e credibili. La storia italiana nel dopoguerra ha offerto quattro progetti in tal senso: il patto costituzionale, il centro-sinistra di Moro e Nenni, il compromesso storico o per meglio dire, la solidarietà nazionale tra Moro e Berlinguer e l’Ulivo di Romano Prodi. La Costituzione rimane l’esempio più alto e riuscito; l’alleanza tra Dc e socialisti è stato un esperimento riuscito solo a metà; il rapporto tra democristiani e comunisti è stato bloccato dalla miscela tra le tensioni statunitensi, quelle terroristiche e quelle neofasciste; l’Ulivo è durato l’espace d’un matin quale preludio alla nascita del partito democratico tuttora in lunga e faticosa gestazione (non so se si tratti ormai di aborto terapeutico o di nascita cronicamente prematura).
Torno precipitosamente all’attuale classe dirigente del Pd in cui non manca la presenza del genere femminile: ho l’impressione che serva solo ad aumentare il sex appeal del partito ed il tasso di polemica interna ed esterna al partito stesso.
Sul fatto poi che il PD di Elly Schlein sia troppo pacifista non sono assolutamente d’accordo: veda semmai Pina Picerno di smuovere le acque europee del partito socialista appiattito sul pragmatismo guerrafondaio spacciato per realismo diplomatico.
Se mi sento poco rappresentato da Elly Schlein, che, fortunatamente, non ho votato, mi sento totalmente estraneo rispetto al vuoto politico picerniano.