Chi di realpolitik ferisce di realpolitik perisce

La Libia orientale controllata dal generale Khalifa Haftar è il teatro di un acceso scontro diplomatico con l’Italia e l’Europa, dopo che il governo di Bengasi ha respinto una delegazione di ministri europei al loro arrivo in città, tra i quali anche il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi.

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La vicenda rischia ora di compromettere la strategia Ue volta a coinvolgere entrambe le autorità libiche in una gestione concertata dei flussi migratori. Bruxelles valuta l’invio di un emissario tecnico a Bengasi o la convocazione di un incontro in sede neutrale per superare lo stallo. Nel frattempo, il caso ha fatto esplodere le polemiche politiche in Italia, con l’opposizione ad alimentarne il fuoco nonostante fonti qualificate abbiano sottolineato ripetutamente che la vicenda “non ha mai riguardato la componente italiana della delegazione, men che mai i rapporti bilaterali con l’Italia”. Il leader di Iv Matteo Renzi e il Pd parlano di “figuraccia internazionale” mentre Angelo Bonelli di Avs ha attaccato Tajani: “Ha ragione, è proprio ‘sfigato'”, ha affermato, aggiungendo che “questa volta Piantedosi è stato vittima della legge del contrappasso”. Più Europa e i Cinque Stelle citano poi il caso Almasri: “Mentre noi riaccompagniamo in patria con un volo di Stato un trafficante di esseri umani e stupratore inseguito dalla Cpi, il nostro ministro Piantedosi viene respinto”, è l’affondo pentastellato, che parla di “totale disfatta del governo Meloni”. (ANSA.it)

Al momento non sono chiari i contorni diplomatici di questa imbarazzante vicenda: difficile che si tratti di mere questioni burocratiche, probabile che dietro ci siano incomprensioni politiche tra uno strano e monco governo, quello libico, e un’accozzaglia di governi, quelli europei. La missione doveva essere il tentativo per una gestione concertata dei flussi migratori, una sorta di ulteriore passo nella strategia dei lager.

Come non mettere in connessione questo triviale sgarbo diplomatico con la sottile cortesia usata dal governo italiano in occasione della emblematica vicenda Almasri?

Il governo italiano potrebbe discolparsi in due modi. “A fär dal bén aj äzon  as résta fotú…”, sarebbe l’amara constatazione dei limiti di una politica estera e migratoria a dir poco approssimative. “La diplomasìa l’è un méz magnär”, sarebbe la testarda convinzione di essere nel giusto pur di portare a casa qualche risultato assieme a brutte figure.

Lasciamo stare le colpe occidentali nella ricerca bellicosa di assurdi e paradossali equilibri libici: chi semina guerra raccoglie potenziali ulteriori guerre.

Ma il discorso è ancor più profondo e delicato dal punto di vista etico: riguarda l’impostazione della politica migratoria in combutta con Paesi che fanno affari brutali sulla pelle dei migranti. Come non ricordare la coraggiosa presa di posizione di papa Francesco nel 2022.

«Se c’è Minniti, allora non vado io». Dopo tre mesi si scopre il motivo per cui papa Francesco, oltre alla «gonalgia acuta» al ginocchio che già lo tormentava, ha deciso di non partecipare all’incontro finale fra vescovi e sindaci del Mediterraneo, che si è svolto a Firenze domenica 27 febbraio: la presenza dell’ex ministro degli Interni Marco Minniti, definito da Bergoglio senza mezzi termini «criminale di guerra» – visto il suo attuale impegno come presidente della Fondazione “Med-Or”, creatura di Leonardo spa, la principale azienda armiera italiana – nonché “padre” degli accordi fra Italia e Libia che consentono di respingere i migranti nei «campi di concentramento» allestiti nel Paese nordafricano. (da “Il Manifesto”).

Allora mi vengono spontanee alcune “domandine difficilottine”: saprà ancora la Chiesa del dopo Francesco essere così netta nelle sue posizioni umanitarie? Saprà il governo italiano smetterla di bluffare (vedi vicenda tragicomica albanese) in materia migratoria spacciando i lager per intransigenza verso gli scafisti? Saprà la sinistra andare oltre le pur sacrosante polemiche per proporre una linea programmatica alternativa e concreta per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti a livello nazionale ed europeo?